Premi Oscar 2015: il cinema che conquista… e che divide.

a cura di William Osso – 

Cresce l’attesa per l’87ª edizione della cerimonia degli oscar, presentata da Neil Patrick Harris nello spettacolare Dolby Theatre di Los Angeles. Ecco tutto quello che c’è da sapere in attesa dei fatidici “The Winner Is”.

Come ogni anno, torna a far discutere il pubblico internazionale la grande battaglia per l’aggiudicazione del Premio Oscar, nelle sue molteplici e specifiche categorie, a distanza di un anno dall’assegnazione dell’ambita statuetta al capolavoro di Paolo Sorrentino – La grande bellezza” – come miglior film straniero, all’esito di una cerimonia molto criticata ma che ha saputo valorizzare l’opera di un regista che ama profondamente la sua terra, in particolar modo la Capitale, Roma.

Brevemente soffermandoci sulla materia oggetto del contendere, l’Academy Award, comunemente conosciuto come Oscar, è il premio cinematografico più importante al mondo, oltre che il più antico, assegnato per la prima volta nel 1929, ancor prima dell’altrettanto celebre Festival del Cinema di Venezia. I premi vengono conferiti dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, organizzazione professionale onoraria costituita da differenti personalità del mondo del cinema e sono catalogati in diverse categorie, tra le quali, le più importanti, miglior film, miglior film straniero, miglior attore, miglior attore non protagonista, oltre a molteplici altre di rilievo.

Ma torniamo subito all’oggi e ai protagonisti di tale importante sfida internazionale. Quest’anno sono otto le pellicole – apprezzate molto positivamente anche in Italia – candidate come miglior film.

Un cenno va fatto, innanzitutto, per il capolavoro del regista messicano Alejandro Gonzàlez Iñárritu, “Birdman”, in grado di trasportare sul grande schermo vizi e virtù delle celebrità del cinema, prima ancora che come professionisti, come uomini deboli e cedevoli di fronte al tempo che corre. La pellicola narra le vicende di una star di Hollywood – interpretata da un immenso Michael Keaton – la quale, ossessionata dal suo passato legato ad una trilogia da lui interpretata, nelle vesti di un supereroe, lotta percorrendo un tortuoso cammino, tra colleghi ingestibili e una figlia ex tossicodipendente, per riscattare il successo nel più fitto e complesso mondo di Broadway, facendo infine prevalere le sue grandi doti sul ricordo di un successo cinematografico ormai cassato. Con la sua ultima esperienza, Iñárritu ha già vinto ai Golden Globe ed oltre a miglior film agli Oscar 2015 è candidato, in aggiunta ad altre categorie, per miglior regia, attore protagonista (Keaton) e non protagonista (Norton), attrice non protagonista (Emma Stone). Da ultimo, preme sottolineare come il film rifletta in maniera molto verosimile la vera carriera cinematografica dell’attore protagonista Michael Keaton, conosciuto dal grande pubblico per la sua prima, spettacolare interpretazione del personaggio dei fumetti DC, Batman, nei primi due capitoli firmati da Tim Burton; Keaton, tuttavia, non ebbe più modo di accrescere, dal 1992 in poi (l’anno in cui uscì nelle sale Batman: Returns) la propria carriera, cimentandosi in opere di ben minore importanza.

Ma a contendersi la sacra statuetta sono anche altri registi e attori. Si tratta, innanzitutto, di Morten Tyldum, con il suo già campione d’incassi “The Imitation Game”, pellicola incentrata sul grande scienziato Alan Turing, padre dell’Informatica, grande matematico, e autore del modello della Macchina di Turing fondamentale per la creazione del computer come lo conosciamo oggi. Turing è interpretato dal britannico Benedict Cumberbatch noto per la serie televisiva Sherlock, voce del Drago Smaug in Lo Hobbit  e protagonista dell’ultimo film di Star Trek. È il secondo film con più nomination agli Oscar 2015 dopo Birdman e Grand Budapest Hotel, oltre miglior film concorre – tra le altre categorie- per miglior regia (Tyldum), miglior attore protagonista (Cumberbatch), miglior attrice non protagonista (Knightley).

Come non parlare, inoltre, dell’ultimo lavoro di un sempre attivo Clint Eastwood, che con il suo ritorno alla regia propone, con il suo American Sniper”, un’ampia riflessione sul tema della guerra in Iraq. Il film candidato agli Oscar con Bradley Cooper protagonista è l’incasso più alto di sempre per il celebre regista americano e attore (tutti lo ricorderanno pistolero negli spaghetti western di Leone). La storia è quella del compianto Chris Kyle, U.S. Navy SEAL, inviato in Iraq con una missione precisa: proteggere i suoi commilitoni.La sua massima precisione salva innumerevoli vite sul campo di battaglia e mentre si diffondono i racconti del suo grande coraggio, viene soprannominato leggenda. Nel frattempo cresce la sua reputazione
anche dietro le file nemiche, e viene messa una taglia sulla sua testa. Allo stesso tempo, combatte un’altra battaglia in casa propria nel tentativo di essere un buon marito e un degno padre, nonostante si trovi dall’altra parte del mondo. Nonostante il pericolo e l’altissimo prezzo che deve pagare la sua famiglia, la rischiosa missione di Chris
in Iraq dura quattro anni, incarnando il motto dei SEAL, che nessun uomo venga lasciato indietro. L’intenso lavoro di Easwood dietro la cinepresa e del nuovo mattatore Bradley Cooper (già protagonista de Il lato positivo, vincitore degli Oscar 2013), mette – per così dire – i bastoni tra le ruote alle pellicole di Iñárritu e Tyldum, potendo vantare un regista con un’ampia esperienza da attore alle spalle, oltre che un cast d’eccezione, nel quale figura, peraltro, la modella statunitense Sienna Miller (peraltro anche in Foxcatcher, altra pellicola candidata agli Oscar), già presente in molti altri capolavori.

Per finire, alcune considerazioni vanno fatte per altre due pellicole in gara quest’anno: Boyhood” (di Richard Linklater) e il già ormai famoso “The Grand Budapest Hotel” (di Wes Anderson).

Cominciando dal primo, il talento di Linklater è sostanzialmente quello di elidere i confini, sempre più labili, tra cinema e vita reale, narrando la storia di una famiglia in 12 anni della loro vita: ma – e questo il jolly del regista – si tratta di 12 anni veri, nel senso che il film è stato girato in dieci anni esatti, dal 2004 al 2014. E’, dunque,  visibile sui volti degli attori l’invecchiamento nei casi dei due adulti e la crescita (con alcuni segni della pubertà) nei due ragazzi che all’inizio delle riprese avevano meno di 10 anni. Nessun film prima d’ora ad Hollywood ha mai richiesto un’operazione simile, una novità assoluta che potrebbe fare la fortuna del regista – oltre che degli attori, tra cui Ethan Hawke e Patricia Arquette – in quanto trattasi di un film che non racconta niente di particolare, ma che racconta tutto: i singoli momenti cruciali dei componenti di una famiglia, tra genitori apprensivi quando i figli sono alle soglie dell’adolescenza e maggiormente preoccupati per il loro futuro durante gli anni del diploma. Film per tutti, che farebbe la propria fortuna grazie anche a qualche padre e madre nostalgici, ma consigliato anche ad un pubblico più giovane. È candidato anche per miglior regia (Linklater), miglio attore protagonista (Hawke) e attrice (Arquette), montaggio (Adair) e sceneggiature originale (Linklater).

Soffermandoci, invece, sul secondo film sopraccitato, il regista Wes Anderson dirige un ricco cast d’attori formidabile, tra cui Ralph Fiennes, Bill Murray, Jude Law e l’eterno Bruce Willis (che appare in un cameo). La pellicola, ispirata e dedicata allo scrittore Stefan Zweig, narra le vicende di Gustave H, leggendario concierge di un lussuoso e famoso albergo europeo, e di Zero Moustafa, un fattorino che diviene il suo più fidato amico. Sullo sfondo, il furto e il recupero di un celebre dipinto rinascimentale, la violenta battaglia per impadronirsi di un’enorme fortuna di famiglia ed una dolce storia d’amore. Il tutto tra le due guerre, mentre il continente è in rapida e radicale trasformazione, fino al 1968, ma la prima scena è ambientata nei giorni nostri, epoca afflitta da una radicale nostalgia e voglia di ricominciare, ma senza mai mettere da parte sentimenti e sarcasmo. Film potenzialmente aggiudicatario di più statuette, è candidato per la miglior regia (Anderson), colonna sonora (Dèsplat), montaggio (Pilling), i costumi (l’italiana Milena Canonero), Make-Up (Hannon e Coulier), scenografia (Stockhausen; Pinnock), fotografia (Yeoman).

Avendo, dunque, un quadro ben chiaro di quali siano i protagonisti di tale prestigiosa competizione, delle intenzioni e dei i messaggi sottesi alle loro già apprezzate opere, non possiamo non evidenziare come, quest’anno in particolare, il cinema abbia offerto al pubblico molto più che semplici trame, protagonisti e antagonisti. Assistiamo, da qualche tempo oramai, ad una vera e propria rivoluzione copernicana del mondo cinematografico: Hollywood si spoglia del delirio, dei colori e del fittizio che l’avevano caratterizzata fino a pochi anni fa, venendo oggi a trasportare nelle sale storie di gente comune, con tanto di debolezze, di contorta ma reale psiche dei personaggi protagonisti, del loro vivere quotidiano. Un progressivo abbandono, insomma, dell’american way del cinema come mondo a sé, accompagnato ad un avvicinamento degli stessi attori e delle proprie vite alla narrazione (Birdman), alla voglia di introspezione di determinate scelte di alcuni grandi uomini già vissuti (The Imitation Game), alla guerra non più come divisione tra vincitori e vinti, ma come climax ascendente di un modo di affermare le proprie ragioni (American Sniper).

Ciascuna pellicola candidata agli Oscar ha ormai, come prima accennato, conquistato – in un modo o nell’altro – un immenso pubblico, sempre più numeroso, che anno dopo anno si riconosce nelle trame, nelle vicende, nei rapporti tra i protagonisti e – con considerazioni talvolta controverse – anche nelle scene di chiusura. Da un’Italia che, dopo aver assistito alla vittoria di Sorrentino – e, di conseguenza, del cinema italiano – lo scorso anno, si è divisa a metà tra chi ha apprezzato la pellicola e chi invece preferiva la vittoria di ben altri capolavori, non possiamo aspettarci scelte stereotipe, ma da un pubblico così indeciso come il nostro bisogna soltanto aspettarsi l’inaspettato.

I lettori di Iuris Prudentes, intanto, hanno già assegnato i loro “Oscar” attraverso il sondaggio pubblicato lo scorso mese. Le statuette sono state virtualmente assegnate a: American Sniper come miglior film, Morten Tyldum come miglior regista, Felicity Jones ed Eddie Redmayne come miglior attrice e attore protagonista.

Gli Oscar andranno in onda su ABC dalle ore 1 di notte (ora italiana) e su Sky Cinema 1 HD. Buona visione!

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