Ciak, si gira: il cinema tra diritto d’autore ed espressione dell’intelletto.

a cura di Giuseppe Muscato – 

La data di nascita del cinema è fatta risalire convenzionalmente al 28 dicembre 1895, giorno della prima proiezione a pagamento organizzata a Parigi dai fratelli Lumière.  Oggi il cinema è una indiscussa forma d’arte e  una delle occasioni  di divertimento  più comuni. I risultati raggiunti sono frutto di un processo molto lungo: gli inizi abbastanza difficili dei primi cinematografi, l’invenzione del sonoro degli anni ’30 e l’ascesa di un piccolo villaggio alla periferia di Los Angeles, divenuto il centro della produzione cinematografica durante i primi decenni del Novecento. Questo piccolo villaggio, noto con  il nome di Hollywood,  per la varietà dei paesaggi che lo circondano e il basso costo della mano d’opera, fu ben  presto considerato la culla dei più importanti generi cinematografici, nonché del divismo e dello star system  che spesso finiscono per mettere in primo piano gli attori anche a scapito dei registi.

Ad ogni modo, esattamente come le canzoni che fanno da colonna sonora alle nostre attese alle fermate dell’autobus o come i romanzi che ci portiamo in treno per ingannare la noia del viaggio, anche un film è una creazione dell’intelletto umano, da distinguere rispetto all’oggetto materiale che ne consente la diffusione (la pellicola o  il dvd che invece sono invenzioni nel campo della tecnica). In particolare, il film è un’opera dell’ingegno e in quanto tale è protetta dal diritto d’autore.

Il contenuto del diritto d’autore si articola in diritto morale e diritto patrimoniale d’autore, disciplinati entrambi dalla l. n. 633/1941 e successive modifiche e integrazioni. Il diritto morale si caratterizza per la facoltà dell’autore di rivendicare la paternità dell’opera e dopo la morte del titolare può essere fatto valere, senza limiti di tempo, anche dal coniuge o dai figli. Esso comprende anche il diritto dell’autore di non rivelare la sua identità o di ritirare l’opera dal commercio.

Al fine di incoraggiare lo sforzo umano creativo, il legislatore ha poi  pensato di dotare il diritto d’autore anche  di una tutela di tipo economico: è il diritto patrimoniale d’autore, costituito dal diritto alla utilizzazione economica esclusiva dell’opera e perciò assimilabile al diritto di proprietà. L’autore, esercitando questo diritto, che si prescrive dopo 70 anni dalla sua morte, può decidere di autorizzare o meno la riproduzione, trascrizione o distribuzione della sua opera. Diversamente dal diritto morale d’autore, tutte le facoltà componenti il diritto patrimoniale possono formare oggetto di atti di trasferimento, anche separatamente, per mezzo di contratto di licenza o di cessione.

Fatto costitutivo del diritto d’autore è la creazione di un’opera che presenti un minimo di originalità rispetto alle opere cinematografiche dello stesso genere, prodotte in precedenza.  Nel complesso, l’istituto giuridico, riconoscendo un valore patrimoniale  alla creatività dell’intelletto umano, sembra voler appoggiare il principio esposto dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, all’art. 27, comma II, il quale recita che “Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore”.

Un richiamo al diritto d’autore  si ha anche nel d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 28, intitolato “Riforma della disciplina delle attività cinematografiche, che  all’art. 4 definisce il  film “lo spettacolo realizzato su supporti di qualsiasi natura, anche digitale, con contenuto narrativo o documentaristico, purché opera dell’ingegno ai  sensi della disciplina del diritto d’autore”.

Per concludere, lo stesso decreto legislativo, definisce il cinema un “fondamentale mezzo di espressione artistica, di formazione culturale e di comunicazione sociale”. Come negare, d’altra parte  la straordinaria capacità di un film di esprimere idee e interpretazioni della realtà?

Passando in rassegna  tutti i titoli più celebri, possiamo notare che, dietro ogni personaggio o la più stupida della battuta, si nasconde una sottile ironia, un’idea, una critica o una denuncia sociale che emergono dal film, così come potrebbero emergere dalle righe di un testo.

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