Benvenuti nella dodicesima stanza

A cura di Martina Vetere

Questa volta non voglio riassumere la biografia di una persona famosa e conosciuta per i suoi meriti, questa volta voglio raccontarvi l’esperienza di una persona normale, una persona come me e come voi, una persona che lotta da anni e ha imparato a ricominciare. La vita è un viaggio meraviglioso: è un’ irrefrenabile corsa verso un’ipotetica fine, dove si spera raggiungeremo soddisfatti i nostri obiettivi; è il modo che usiamo per scappare dalle nostre paure. Non è però un viaggio a senso unico, non è un’andata senza ritorno.

Si parte sempre da casa per ritornare a casa”.

La vita diviene un cammino lungo, impetuoso, pieno di ostacoli, spesso salite. Essa spesso ci mette a dura prova, ci sfida, vuole vedere di cosa siamo capaci. E mentre viviamo, rischiamo di perdere o può capitare di perderci. Ma chi dice che perdere sia così male? Ho sempre associato brutte parole al verbo perdere: sconfitta, delusione, solitudine, forse rabbia. Non sono mai andata oltre, ma per la prima volta ho sentito dire che:

“ci sono cose che perdere è bellissimo… perdere pregiudizi, perdere paure… perdersi è un modo per seguirsi”. 

Perdersi è un modo per seguirsi. Ci avete mai pensato? Qual è il primo istinto che abbiamo quando ci perdiamo? Ad un primo senso di disorientamento ci fermiamo. Ci fermiamo per riflettere, ci fermiamo per capire. Ci fermiamo per chiedere indicazioni, bisognosi di aiuto. E non proviamo vergogna per la nostra incapacità di proseguire, semplicemente mettiamo da parte l’orgoglio, l’ego e decidiamo di chiedere aiuto. Ci fermiamo per trovare una soluzione, per ritrovare la vita, per scoprire dove vogliamo andare.

Fermarsi ma anche affermarsi”.

Ezio Bosso, durante il suo concerto tenutosi a Roma qualche settimana fa, ha spiegato la sua teoria della vita:

Si dice che la vita sia composta da dodici stanze. Dodici stanze in cui lasceremo qualcosa di noi che ricorderanno. Dodici le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. Stanza, significa fermarsi, ma significa anche affermarsi. Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità. Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica, detto sinceramente. E’ una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con lei. Si, perché la stanza è anche una poesia“.

A volte la vita ci impone di fermarci. Ci mette di fronte a quell’ostacolo insormontabile e vuole che ce la caviamo da soli. Gli ostacoli di cui parlo possono essere malattie, dolori, assenze, paure: sono tutte quelle piccole preoccupazioni, più o meno serie, che ci costringono a fermarci. E ci sentiamo infinitamente inetti, ci sorprendiamo della nostra incapacità di rialzarci, e ci lamentiamo, e quasi ci crogioliamo nella nostra paura perché in realtà pensare che possiamo ricominciare è più spaventoso, è più difficile. Invece è proprio questo l’unico vero messaggio che la vita ci sta dando, quello di rialzarci. Non da soli, ma con il supporto di qualcuno, o di qualcosa.

Ezio Bosso ha scoperto la sua malattia a seguito di un intervento al cervello, dopo il quale:

a un certo punto avevo perso tutto, il linguaggio, la musica: la ricordavo, ma non la capivo. Suonavo e piangevo, per mesi non sono riuscito a far nulla. La musica non faceva parte della mia vita, era lontana, non riuscivo ad afferrarla. Ho scoperto così che potevo farne a meno. E non è stato brutto. È stato diverso, è stata un’altra esperienza. Ho imparato che la musica è parte di me, ma non è me. Al massimo, io sono al servizio della musica”.

Dalla sua malattia ha estrapolato quel poco di buono che è riuscito a trovare: se stesso. La musica è sempre stata la sua amica più fedele ma in quei momenti era solo Ezio, la musica non era IN lui ma era CON lui. Imparando da capo le note, le sinfonie, esercitandosi giorno dopo giorno ha ritrovato la gioia di vivere, ha rimparato ad amare la vita, quella vita che con lui non era stata troppo magnanima. Ma perché fargliene una colpa? Era il suo ostacolo, e lui ha imparato a combatterlo, giorno dopo giorno, al cospetto della sua più fedele amica. E dopo anni di lotta ha imparato a conviverci, non si è fatto abbattere. La malattia gli ha fatto perdere tanto, forse tutto; ma lo ha anche fermato, e grazie ad essa si è riaffermato. Ha perso sì; ma si è inseguito e si è ritrovato. La sua stanza è piena di sfumature diverse, ha un arredamento sempre in continuo mutamento. È una stanza colorata, inebriata da mille odori diversi, al cui centro c’è il maestoso piano, sostegno costante ed amico premuroso. Ed Ezio nella sua stanza ha imparato a ritrovare il suo equilibrio, e se cerca bene negli angoli nascosti scopre continuamente nuove meraviglie. Riesce ancora a sorprendersi, nonostante tutto. Perché basta osservare, ascoltare, prestare attenzione in quell’attimo di sosta.“Ascoltare è essere curioso” e scoprire è ciò che ci rende vivi e che ci dà la forza di non mollare. La meraviglia delle piccole cose costituisce la meraviglia di una vita intera. “Noi uomini tendiamo a dare per scontate le cose belle”, siamo presi dalla frenesia che non ci accorgiamo della bellezza dei particolari, del significato delle piccole attenzioni. Noi non siamo grati alla vita. Non ci rendiamo conto di che grande dono essa sia. Per questo a volte ci ferma. Per darci la possibilità di ricominciare. Perché c’è sempre una ragione per ricominciare, è quella ragione è dentro noi stessi. A fine concerto, Ezio Bosso ci ha salutato con queste parole:

Ecco, questo è l’augurio che faccio a tutti. Di avere le vostre stanze”.

Una stanza, la dodicesima (ma non ultima) dove, fermandoci,  possiamo ricordare la straordinarietà del momento in cui siamo venuti al mondo, dove ricordiamo chi siamo o dove vogliamo andare, e impariamo a vedere ciò che ci circonda nuovamente con gli occhi di un bambino, avulsi da ogni pregiudizio, liberi da qualsiasi paura. Abbiate ancora il desiderio di meravigliarvi, quando soli, nell’inquietudine della vostra stanza, guardando di sfuggita fuori dalla finestra vi capiterà di riconoscere la bellezza. E per qualsiasi ostacolo incontrerete nel vostro cammino, ricordate che c’è sempre un modo per superarlo. Esiste sempre una spada da sguainare ed è la forza di ricominciare che è sopita dentro ognuno di noi. 

  

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