Nel nome del padre

A cura di Paolo Fernandes

Nel nome del Padre? Europa, paradiso terrestre, o presunto tale. Terzo millennio. Coperta dall’assordante rumore delle esplosioni del nemico dalla mezza luna, silenziata da inspiegabili sordine mediatiche e politiche, ignorata da molti, se non da troppi, cresce un’amara melodia, un canto che parla di odio e di razzismo, e che vede ancora una volta la croce usata come lama, la fede come mantello, la religione come bestemmia. Non si tratta dei soliti fanatismi terroristici, ma di qualcosa di ben più sottile e subdolo. Si tratta dell’ignominioso spettacolo offerto dall’ascesa alle istituzioni democratiche di movimenti e partiti politici che, sventolando impunemente lo stendardo crociato, infangano prima la dignità umana, poi la stessa religione. Due, in assoluto, sono i casi più eclatanti: Ungheria e Polonia. Il popolo magiaro, vittima di diaspore da tempi immemori e da sempre in cerca di asilo, ha reiteratamente votato il democraticissimo e mai dispotico Orban, il quale, facendosi paladino dei valori e della tradizione cattolica, prima ha cambiato la costituzione a suo piacimento, rendendo l’Ungheria un paese non democratico, poi, non pago, ha costruito un muro di filo spinato intorno al suo orticello, sbattendo la porta in faccia a migliaia di disperati. Carità, altruismo, amore per il prossimo, versione targata Budapest. Se il caso Ungherese è quantomeno particolare, ancora più attenzione merita la Polonia. Terra di Karol Wojtyla e risaputo feudo cattolico, nel 2015 elegge a maggioranza assoluta il partito “Diritto e Giustizia”, sostenuto dall’emittente cattolica radio Maryja. Chiusura ai migranti e potenziamento bellico: è questo il credo del neo governo polacco. Di rispetto per i valori cattolici, nemmeno l’ombra. Ora, tralasciando l’imbarazzante immobilismo delle istituzioni europee, la grande vergogna è che, nonostante le parole di condanna del papa, tutto sia avvenuto e continui ad avvenire con la benedizione della chiesa locale. Proprio il clero, anziché opporsi all’utilizzo della fede per dividere, concima questa malerba e consente un simile scempio. Nulla sembra cambiato, quindi, rispetto a mille anni fa: sole restano le voci fuori dal coro, umiliata continua ad essere la croce, tradita la religione.

 

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