Articolo per ridere

A cura di Valerio Forestieri

L’avete sentita l’ultima di quel burlone di Roberto Hamza Piccardo, ex-capo dell’UCOII? Con quell’aplomb che hanno gli uomini di fede, seriosi anche quando la sparano grossa, l’ha detta: << Anche la poligamia è un diritto civile>>. Sotto, una foto del Beppe meneghino con due baffuti convolati a nozze. Per chiarire l’allusione, s’intende. Accortosi di aver suscitato un certo clamore, ha rincarato la dose, con un pizzico di cultura e d’arroganza: <<abbiamo osato quello che non si aspettavano da noi>>, dice gongolando –cos’è, poi, questo “noi” e “loro”? Questi muri che dividono i pronomi, come sono brutti! Pensavo che i muri fossero fatti di cemento fascista (all’occasione israeliano o americano), ma sono nelle teste, sono nelle teste! Non le teste, disgraziatamente, di chi li costruisce col cemento– e aggiunge <<una semplice considerazione di filosofia del diritto ha scatenato un putiferio tanto grottesco da essere perfino divertente>>. 

Hamza, va detto, ultimamente si diverte molto. Da quando l’amico Erdogan ha deciso d’insegnare un po’ di religione ai turchi –in senso letterale, purtroppo- è di buon umore. Se la spassa, ed ha abbandonato il contengo da studioso del Corano per fare il battutista. Poche settimane fa era già salito agli onori delle cronache per la gioia scomposta con cui ha accolto la notizia delle epurazioni di Erdogan: <<Dopo tante primavere bidone, ora una vera rivoluzione. A quasi 100 anni da Ataturk, la Turchia torna ad essere una grande nazione musulmana di fatto e di diritto. Allah protegga nostro fratello Recep Tayyip Erdoğan>>. Eccotelo lì, l’Islam moderato. Che il fondatore dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia benedica il Sultano mentre incarcera gli oppositori e depone i dissenzienti, è sembrato, un po’ a tutti, sconveniente. Si discuteva, nei salotti, se attribuire la frase ad un’incipiente demenza senile o ad un certo disagio sociale, quando Hamza ne ha sputata un’altra. Chi lo ferma più, ormai, ad Hamza. Stavolta s’è fatto un po’ filosofo, un po’ giurista, e ha regalato questa perla: <<Anche la poligamia è un diritto civile>>.  Sala, che con i voti del figlio, Davide Piccardo, coordinatore delle associazioni islamiche di Milano, è stato eletto, s’è messo le mani nei capelli. Povero Beppe, quante ne deve mandar giù da quando s’è colorato d’arancione. Un po’ scocciato (<<E’ ora di finirla di attribuire chissà quale vicinanza mia e della mia Giunta a Piccardo>>), ha preso le distanze. Pure Majorino c’è rimasto male. Bofonchiando qualcosa sui diritti delle donne, ha sentenziato: <<è matto>> – Signor Majorino, lei che ne sa tante, ci dica cosa fare con questi matti! Ce ne sono tanti, qualcuno ogni tanto esplode, scambia un cristiano per un albero e gli assesta un colpo di machete. Hanno le traveggole, è chiaro; ma cosa dobbiamo fare, Lei ci deve dire! Perché io, se potessi, me la eviterai la mia razione di machete. Fatto sta che il matto, che sarà pure matto ma mica è scemo, sulla solfa dei diritti delle donne, sebbene indirettamente, ha risposto a tono: <<Il problema è che se le convinzioni etico e spirituali delle persone non hanno titolo d’interdizione nella sfera pubblica, allora non si capisce perché una relazione tra adulti edotti e consenzienti possa essere vietata, di più, stigmatizzata, di più, aborrita>>. L’hanno imparata bene la lezione, questi islamici à la page. Si sono sorbiti tutti i discorsetti ben compitati sul matrimonio omosessuale e non devono essergli andati giù lisci. Son rimasti loro sullo stomaco. E li rigurgitano, ora, sulla faccia di chi fa l’ipocrita. Così Hamza, parodiando un certo perbenismo, puntualizza: <<Io e milioni di persone non condividiamo la relazione omosex e tuttavia essa è lecita e ne rispettiamo gli attori. I soggetti interessati sono comunque una minoranza, come lo sarebbero i poligami. L’intera società può accettarli tutti>>. Rispetto per tutti e diritti per noi: la sinistra, però, stavolta non applaude. E poi Hamza, che ormai è a briglia sciolta, si lancia, tra uno sghignazzo e l’altro, in riflessioni da scienziato politico per le quali meriterebbe la Presidenza d’una Camera: <<non si sottovaluti l’azione demografica della poligamia che riequilibrerebbe in parte il calo e la conseguente necessità di mano d’opera straniera>>. Infine, replicando a Salvini, che attacca subito ad abbaiare come un cagnaccio rognoso, con un avveduto e velato vittimismo, dice: <<Nessuno vuole dettar legge, solo rivendicare un diritto civile>>. E giù con le risate.

Hamza, che è uno intelligente, altro che matto, ha capito il gioco. E siccome si è stancato del politically correct, e vuole -bontà sua! – essere finalmente <<islamically correct>>, le cose le pensa e le dice, con schiettezza ed un poco di ironia. E proprio perché ragiona bene, prende questi politici, dall’ipocrisia untuosa e dalla faccia bovina, in contropiede. Quanto a noi, si ride con lui. Su queste pagine, circa un anno fa, si era già detto. Si era preannunciato che il matrimonio, ad aprirlo a taluni, bisogna aprirlo a tutti. Si era detto che se si vuole far felici le minoranze, bisogna accontentarle tutte. Si era ricordato che, come accade sempre, a cercare l’uguaglianza di alcuni, si finisce per acuire la disuguaglianza d’altri. Suscitammo, allora, lo scherno di molti, la censura dei più feroci. Ora c’è per riderne e ragionarne insieme, senza rancore. Io, con sincerità, chiedo ai giuristi che leggono e compongono questo giornale: quali sono le ragioni di logica giuridica per continuare a negare i diritti dei poligami? A furia di rimuginarci sopra, io mi son trovato dalla parte degli islamici – capita di militare, in questa storia così assurda, anche nello schieramento di chi s’è combattuto il giorno prima, su altri campiin altre battaglie. Così va questa guerra: senza coerenza. E se l’amore è amore, senza barriere, senza censure, sempre bello e dolce e buono, e se più ce n’è, meglio si sta, allora che si sposino tutti, uomini con donne, donne con donne, uomini con uomini, tre donne con cinque uomini, combriccole intere, in coppia o in gruppo, sposarsi in comitiva: sarà il tripudio dell’amore. Perché ostacolare ancora l’amore? Perché negare la felicità ad alcuni? Perché calpestare i diritti civili d’una minoranza? Sia il matrimonio, o qualsiasi suo surrogato eteronimo, libero. Ma questa è la mia, dite pure la vostra.

L’articolo doveva concludere così. Tuttavia, tra la scrittura d’un paragrafo e l’altro, leggevo il Candido. Voltaire descrive una scena curiosa, di gran spasso, che annoto brevemente: due donne nude corrono sul fondo d’una radura rincorse da due scimmie, grosse e brutte, che mordono loro le natiche. Candido le vede, imbraccia il fucile a doppia canna, spara. Le scimmie cadono in terra, stecchite, e Candido, nella sua ingenuità, si rallegra per aver salvato le due fanciulle in difficoltà. Di stucco rimane il buon Candido quando le donne si gettano sulle scimmie piangendo, abbracciando e baciando quei corpi ferini ed orrendi. Cacambo, l’amico e paggio di Candido, spiega che è d’uso, in quella tribù, che donne e scimmie s’amino. Mi è venuto dunque spontaneo domandarmi, con una associazione d’idee che m’accorgo essere provocatoria ma che non ambisce ad essere di più, se uomini e scimmie, in quella tribù, contraessero matrimonio. Se magari si celebrassero nozze, se i figli nati fuori dal matrimonio fossero illegittimi, oppure se quella tribù avesse toccato i vertici della nostra civiltà giuridica considerando tutti i figli di pari dignità, se avessero il concetto di reversibilità della pensione. Mi andavo immaginando il matrimonio, e l’ufficiale di turno, il prete di quella religione bislacca leggere negli occhi della scimmia la volontà di convolare a nozze, cercare un segno d’assenso. Sapete, queste scimmie, a volte, hanno occhi così profondi, così espressivi, che compensano la mutezza della lingua con lo sguardo. Si pensa addirittura di riconoscere loro taluni diritti, che potrebbero esercitare con gli occhi, con i gesti. Chissà se prima o poi, fra gli altri…

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