Il mio contatto

A cura di Angela Rizzica-

 

Quando ho cominciato a battere sulla tastiera sono partite le prime note di “Mad World” nelle cuffiette del cellulare, la cover realizzata da Gary Jules e Michael Andrews, una delle mie canzoni preferite. E’ davvero importante saperlo? No, in realtà no, ma mi andava di informarvi che queste parole vuote hanno una colonna sonora. Mi piacerebbe anche che la ascoltaste mentre leggete questo pezzo, ma solo perché così mi sembra di esservi più vicina. C’è da poco stata un’altra scossa, fortunatamente abbastanza leggera; purtroppo il mio cellulare continua ad avvertirmi di ogni sussulto della Terra grazie all’applicazione che ho scaricato ormai più di 24h fa, quella sui terremoti. Non pensavo ne avrei mai scaricata una. Di solito releghi la parola “terremoto” alle simulazioni che ti fanno fare in prima elementare, o almeno a Roma è così.

Sto anche guardando fuori dalla finestra ed ho come l’impressione che, ad intervalli regolari, la natura trattenga il respiro: l’aria si ferma, gli uccelli smettono di produrre qualsiasi forma di suono, l’elettricità è palpabile come se un essere invisibile e padrone delle sorti si stesse preparando per assistere alle prossime urla, alle prossime lacrime. Un essere sadico, permettetemi. Dalle 03:36 del 24 agosto non c’è pace per nessuno. Mi sono svegliata nella mia stanza pensando di trovarmi nel bel mezzo di un incubo, salvo poi comprendere che davvero il mio letto stava slittando da un lato all’altro della stanza. Poco male, una scossa di terremoto. Lunga senza ombra di dubbio, ma pur sempre una semplice scossa. Mi collego su Facebook per capire da dove arrivi il trambusto: parlano di Roma poi piano piano diventa Rieti, poi Amatrice ed Accumoli. La cucina si illumina della luce bluastra della televisione che i miei genitori hanno acceso e, lentamente, comincia a scorrerci davanti la morte. Penso di avervi già detto che la morte ha sempre un volto, un colore, un suono, un odore. Sempre. Plana dall’alto per rubare l’identità, è una ladra senza spina dorsale perché non ne ha una propria. Credo si infili nella bocca quando esali l’ultimo respiro. Sì, deve essere così.

Poco fa la protezione civile ha comunicato che il numero delle vittime è arrivato a 250, la più piccola aveva otto mesi. Che identità puoi rubare ad un neonato di otto mesi? La morte sceglie proprio senza un criterio. L’hanno chiamata “strage dei bambini” perché la maggior parte dei decessi si è registrata tra i minori e gli infanti. E’ addirittura crollata una scuola antisismica ad Amatrice, poco dopo la prima scossa: conteneva materna, elementari e medie ed era stata inaugurata nel 2012. Non trovate sia strano che crolli una scuola antisismica a causa di un sisma? Davvero un caso sfortunato. Certo sul web ho letto diverse spiegazioni del perché stia accadendo tutto ciò tra cui quella contenuta nel tweet della pagina ‘Militia Christi’ -La tragedia del terremoto ci interroghi sui nostri peccati e sull’abominio delle Unioni Civili-, ma devo dire che non mi convince. Non capisco perché una bambina di otto mesi debba essere punita per delle scelte fatte da adulti che lei non ha potuto neanche conoscere; non credo che schiacciandola sotto le macerie Dio volesse punire lei per espiare i nostri peccati (?) anche perché dicono che Dio sia misericordioso quindi davvero non credo. Poi c’è stata anche una signorina, tale Daniela Martani, fervente vegana, che dice sia stato il karma ad aver punito Amatrice ed i suoi abitanti perché hanno inventato la Amatriciana, tipico primo piatto di carne che ha causato la morte di tanti maiali. Però neanche questa mi convince, nonostante Daniela abbia poi detto che le è stato hackerato il profilo Facebook e che quindi non era lei a scrivere. Se fossi un maiale non credo che me la prenderei dall’oltretomba con un ragazzo di 28 anni dalle tante aspirazioni, figlio del pretore di Frosinone; penso piuttosto che mi arrabbierei con chi utilizza la mia morte per vomitare parole al letame su un disastro. Quindi no, non mi convince neanche questa spiegazione. Poi c’è tanta gente che dice di mandare via gli immigrati per fare spazio agli sfollati, perché gli immigrati sono inutili e vengono prima gli italiani. Eppure tanto inutili questi immigrati non sono dato che venti di loro stanno aiutando i soccorritori a tirare fuori gli italiani dalle macerie ed altri hanno rinunciato al loro “pocket money” per donarlo ai sopravvissuti. Invece vedo tanti di quelli dal forte patriottismo postare le foto al mare ed il selfie delle loro notti brave. Sicuramente, tra uno scatto ed un bicchiere di Belvedere, stanno mandando la loro energia positiva alle vittime e si stanno concentrando per far implodere le teste degli immigrati, così si fa spazio.

Invece mi hanno tanto convinto le parole di un mio contatto Facebook di cui non farò il nome. Il mio contatto viene da L’Aquila, e sa davvero cosa significhi vedere i luoghi della tua infanzia perduti per sempre; sa davvero di che colore diventano le pupille di chi non ha più sogni perché ha perso tutto; sa davvero quanto la natura può incattivirsi verso i suoi stessi figli; sa davvero quanto le promesse non contano; sa davvero quanto possano suonare stridule le risate di chi scherza a telefono mentre la gente muore. Il mio contatto ha scritto: “Stanotte sarà difficile, ma domani e dopodomani lo saranno di più. E tra quattro, cinque anni, di più, perché certe ferite non si curano.” Ed ha ragione, ha tutta la ragione del mondo perché la rabbia che ti causano certe affermazioni ti aiuta a sopravvivere, forse anche la disperazione e la paura ti aiutano a respirare, ma il vuoto no. Al vuoto non ci si abitua mai. Il mio contatto ha ragione perchè sa. Le persone che ho nominato fino ad ora no. E neanche io. Io so solo che pur stando a 105,7 km dall’epicentro, mi sento tanto stanca.

Solo stanca.

Nulla di più.

“Their tears are filling up their glasses/ No expression/ No expression

[…]

When people run in circles it’s a very very/ Mad World/ Mad World”

(Mad World, Michal Andrews ft. Gary Jules)

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