La bellezza ci bussa alla porta di casa, ma l’ospite deve diventare un conquilino

A cura di Filippo Piluso

La riconquista delle spiagge italiane delle Caretta Caretta e i prospetti di conservazione

 

Il più delle volte la natura selvaggia bussa a casa nostra, ma nella nostra visione di società globalizzata, tendenzialmente troppo esterofila, non la sentiamo, oppure pensiamo che abbia suonato il campanello a qualcun’altro e allora postuliamo  che veder passare  squali bianchi e tartarughe vicino ai bagnanti è roba da coste australiane o che per nuotare accanto alle balenottere devi volare fino all’Islanda: ”quindi siediti su una poltrona, metti su Discovery Channel e goditi la serata”. Poi, oltre agli addetti al settore, qualche appassionato lo sa che gli Squali bianchi si sono sempre riprodotti nelle acque siciliane, che davanti a Castellamare o a Ponza ti puoi fare il bagno con i delfini e che in Calabria in molte spiagge rischi di calpestare i nidi di tartaruga, ma a volte alcuni dati sul miglioramento della conservazione della nostra biodiversità marina superano persino le aspettative di quest’ultimi. Ed ecco che quest’anno, come mai prima, sono 59 i nidi di Caretta Caretta che si contano sulle nostre spiagge (28 in Calabria, 18 in Sicilia, 4 in Campania,2 in Salento,5 in Sardegna, 1 in Toscana e 1 nel Lazio). La Caretta Caretta è l’unica specie di tartaruga a nidificare in Italia, mentre la Tartaruga Verde (Chelonia mydas) e la Liuto ( Dermochelys coriacea) sono di passaggio. Ma il dato che non ti aspetti è la prima nidificazione nel Lazio attestata nella storia, in una delle poche spiagge della regione non concessa a privati, ma appartenente al Poligono militare di Nettuno e per questo poco frequentata. Ma il successo si calcola sul lungo termine. L’obiettivo ora dovrà essere quello di riuscire a far diventare questi siti inusuali di ovodeposizione della stazione riproduttive fisse, battendosi contro l’antropizzazione soffocante dei nostri litorali, che di esser proprietà demaniali hanno solo il ricordo tra ombrelloni impiantati per ventiquattro ore e musica martellante per tutto il giorno. Negli anni passati Cuma in Campania, Scivu in Sardegna e, sopra tutti, Roseto degli Abruzzi sono stati luoghi di deposizione altrettanto inaspettati, ma la Tartaruga dopo tanti anni non è mai tornata a nidificare, e se un’esemplare trova le condizioni ideali quasi sempre ritorna, ma arrivare a condizioni idilliache di conservazione per i più richiede battaglie decennali. La Spiaggia dei Conigli a Lampedusa, il luogo più iconico per la deposizione della specie, a vederla dall’alto venti anni fa non aveva un aspetto diverso dal lungomare di Viareggio. Si arrivava fino al lido con la macchina, un sentiero creato da Domenico Modugno per l’accesso alla casa costruita a ridosso del mare; si attraccava a 7 metri dalla riva, come continua a verificarsi nelle altre cale dell’isola; e nei giorni di pioggia venivano giù colate di argilla, figlie del dissesto causate dal passaggio continuo delle macchine, e senza ricircolo di bagnanti, senza interclusione all’accesso del pubblico durante la notte, il prospetto era un disastro. Prima del 1997, anno della concessione integrale della spiaggia a Legambiente, e durante il suo operato, i volontari di benevolenza dei locali ne avevano vista poca, fino all’ultimo episodio nel 2010 che ha visto l’incendio della sede dell’Ente sull’isola. Quando tu straniero vai a fare formazione sociale ai locali, abituati a vivere dei benefici dell’illegalità inconsapevole, di certo non ti accolgono con pranzi conviviali; d’altronde Don Puglisi, messo piede in paese, non si prese gli applausi dei residenti. Alle lunghe, però, sebbene restino schivi, quei locali cominciano a percepire i benefici della tutela della loro terra in termini capitali e al massimo quelli più restii escono fuori dalle scene, e il luogo diventa meta turistica di ecologisti e di turisti che, se maleducati, circondati dal rispetto delle regole, desistono dal gettare la sigaretta in acqua. Lì dove quest’anno la natura ci ha fatto un regalo, dobbiamo pensarla come a Lampedusa e a Brancaleone e le concessioni integrali a Legambiente e WWF vanno aumentate , se non si vuole avere percezione che nella nostra penisola le spiagge abbiano sempre un padrone. Il turismo dell’intrattenimento notturno nelle nostre spiagge e quello naturalistico possono convivere, ma è necessario equilibrare il bilancio. Dove danno deep house tutta la notte, le tartarughe ci sono venute a deporre le uova, ma se non spostano la musica qualche metro indietro è difficile che tornino.

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