Perché studiare i Promessi Sposi?

A cura di Raffaella Pirinu-

Negli istituti scolastici il romanzo del Manzoni viene insegnato in modo poco coinvolgente ed efficace tanto da sentirsi obbligati a leggerlo, per tale ragione la maggior parte degli studenti italiani l’hanno considerato inutile.

Prima di tutto occorre precisare che Manzoni attraverso questo capolavoro è riuscito portare in Italia il genere letterario del romanzo storico, ossia il risultato dell’intreccio di fatti e personaggi inventati con fatti e personaggi storici, dando un colorito storico, utilizzando la terza persona e a volte usando l’ironia.

È ambientato nel secolo XVII quando il Ducato di Milano insieme al Regno di Sardegna e di Sicilia erano sotto la dominazione spagnola. Tale secolo è caratterizzato dalla corruzione, dalla violenza e dalla sopraffazione, caratteristiche presenti in molti Stati contemporanei ed in modo meno eclatante anche in Italia. L’accesso all’istruzione garantito dalla Carta Costituzionale con conseguente radicamento dei principi democratici nella popolazione ha sicuramente migliorato la situazione nel mio Paese, ma bisogna aumentare gli anticorpi contro la violenza e la corruzione in Italia oltre che nei banchi di scuola anche attraverso leggi efficaci e l’uso consapevole dei mass media e dei social network, inimmaginabili ai tempi del Manzoni.

I protagonisti della storia sono due giovani popolani, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, che stanno per sposarsi ma un giovane arrogante notabile (Don Rodrigo) ne impedisce il matrimonio per un banale capriccio maschile. Di conseguenza i due innamorati saranno costretti ad allontanarsi, fino a quando non si creeranno le condizioni che renderanno possibile il felice ricongiungimento.

Dal mio punto di vista, questo romanzo deve assolutamente rimanere nel programma di studio scolastico in quanto:

• è la prima opera letterale in lingua italiana ed è stata per molte generazioni di studenti italiani il modello di riferimento per come scrivere . Celebre è l’aforisma manzoniano “sciacquare panni in Arno”, lo scrittore milanese ha purificato il volgare fiorentino da francesismi e lombardismi, utilizzando così una lingua semplice, popolare e familiare;

• le tematiche sottolineate nel romanzo sono le stesse della nostra società: guerra, organizzazione burocratica lenta e macchinosa che non riesce a garantire ai cittadini la protezione necessaria, impunità dei prepotenti, scarsità dei servizi igienici, diritto d’asilo;

•tutti i personaggi vengono approfonditi psicologicamente e analizzati nella loro quotidianità;

•molte parole e molte frasi usate oggigiorno derivano da tale romanzo, esempio: “questo matrimonio non s’ha da fare”, “Perpetua”, “latinorum” , “Carneade”, “vaso di coccio” , “capponi di Renzo”;

• il fine di quest’opera è morale e pedagogico, vuole educare i propri lettori. Pensiamo all’impaziente e bellicoso Renzo che mentre vede al lazzareto il suo nemico Rodrigo con il corpo devastato dalla peste, dimentica tutto il disprezzo e rancore e si lascia vincere dall’umana (se non cristiana) pietà ;

• dà voce al popolo che non ha libertà di parola in nome della dignità della persona, tanto che questo concetto è stato definito con l’espressione “gente meccaniche e piccoli affare”.

•è un’opera influenzata da due filoni culturali: illuminismo e romanticismo;

•Verdi l’ha definita “dono universale”, Lukács, invece, un “ritratto universale d’Italia”. Di recente, Papa Francesco ha invitato le giovani coppie a leggere questo romanzo;

• Manzoni ipotizzava che il suo libro avrebbe raggiunto solo “venticinque lettori”, ma il suo libro ha avuto notevole successo anche all’estero;

• attraverso la conoscenza di questo romanzo si può conoscere la storia italiana del ‘600, in cui erano presenti i flagelli della carestia, della guerra e della peste;

• nel III capitolo si parla di una tematica non molto lontana dai giorni nostri: la negazione di giustizia e la legge come elemento formale a seconda delle convenienze e del potere esercitato.

Ho iniziato ad appassionarmi alla giurisprudenza grazie a questo romanzo imbattendomi nella figura del dottor Azzecca-Garbugli. Questo viene definito dalla madre di Lucia una “cima d’uomo”, caricatura di avvocato, emblema dei meschini burocrati “servi del potere” che mettono le loro professionalità e conoscenze a servizio del più forte. Renzo ricorre alla legge e per tale ragione chiede all’avvocato di Lecco dei consigli trovando una legge che possa difenderlo, ma l’avvocato lo caccia via appena intuito chi fosse l’antagonista del ragazzo, il rifiuto è basato sulla prepotenza del più forte. Il dottore sciorina tutta la sua sapienza giuridica: “al dottore bisogna dire la verità, chi dice la bugia all’avvocato è uno sciocco; all’avvocato dire tutto tocca poi a lui imbrogliare le cose”. “Cuore in mano come al confessore; purché non avete offeso persona di riguardo io mi impegno a cavar d’impiccio con un po’ di spesa. A saper maneggiare le gride nessuno è reo e nessuno è innocente”.

A tal proposito ricordo esattamente che il mio professore ci fece leggere ed interpretare alcuni articoli de “La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, in quanto la dignità ancora oggi viene “calpestata”, bisogna riflettere per non divenire una figura discutibile come Azzeccagarbugli il quale non usa la legge per la ricerca della verità .

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