DeliRando

A cura di Lupo Alberto

Tra estasi nietzschiana ed umorismo pirandelliano torna il rider profano:

Non sottovoce ma cantando, ecco a voi DeliRando!

Una, nessuna, centomila Destre.

Come Vitangelo Moscarda non si riconobbe allo specchio, così la Destra italiana non si riconosce   più nel suo specchio, ossia gli elettori del Bel Paese.

Il Cavaliere, reso Inesistente, lo si trova al McDonald, senza donne al seguito, di domenica; ormai un “sogno d’ombra” di sé stesso, come cantò il grande Pindaro.

La Destra ggiovane (doppia gg) sovranista, di Meloni e Salvini, è l’ultima fase, inevitabile, della crisi mondiale sia economica che dei valori. Sovranista con la Corona, come un certo Fabrizio che volle uscire dall’Europa….

E come un Saul che perde fiducia nella propria fede, anche Alfano si affida alla negromanzia cercando di far risorgere la Dc, e ricongiungersi con il Rottamatore.

Il gioco delle parti.

 Nelle migliori opere pirandelliane, la Vita si oppone alla Maschera, ma nella politica la Maschera è Vita.

Nel Partito Democratico ognuno ha la sua parte: il leone ferito di Rignano, il rampante presidente della Puglia ed l’idealista Guardasigilli: tutti e tre aspiranti alla carica di Segretario.

Cosa cambierà? Chi sarà capace di smontare gli altri due? Chi ha a cuore davvero l’italica sorte??? 

Sono personaggi ed autori di se stessi, pronti a lottare per esser Maschere sul Carro di Tespi.

L’esclusa Virginia.

La sindaca dell’Urbe ha avuto dai giornali più attenzione che Francesca da Rimini da Dante nel V canto, ma da qualche tempo pare calata la tregua. Perché?

Il perché si chiama “scandalo Consip” che ha rubato spazio e lustro alla cara pentastellata, che si gode un meritato riposo, dopo mesi di gogna mediatica.

 Poiché non importa chi sia indagato, l’importante che ci sia un processo, un avviso di garanzia: se non è politica sono favoritismi arbitrali, frodi sportive o scandali della Chiesa. 

Aristofane nella sua commedia “le Vespe” criticava i suoi concittadini per la loro mania dei processi, oggi che direbbe a noi italioti??

L’assolo di trombone che continua a suonare.

Il 12 marzo 1863 nasceva Gabriele D’Annunzio, letterato e uomo d’azione, chiamato dal grande poeta e scrittore portoghese Pessoa: “assolo di trombone”.

Figura controversa e discutibile, ma sicuramente unica: il Vate di Pescara ha lasciato molto alla cultura ed al costume.

Erotismo, spregio della morale comune, esibizionismo, sfrenata voglia di trasgressione; il suo marchio è ovunque dalla Politica allo Spettacolo, dallo Sport all’Arte.

Chi è D’annunziano? Forse tutti in parte lo siamo.

 Quell’omino che interpretò a modo suo Nietzsche, vive in noi, anche nei più ermetici e timidi. 

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