Profit, no profit e impresa sociale

A cura di Silvia Saliola-

Il mondo dell’imprenditorialità sociale è entrato in una nuova fase grazie alla legge delega 6 giugno 2016, n. 106 e successivi decreti attuativi, che non solo hanno introdotto il Codice del Terzo Settore, ma anche riformato la disciplina di uno dei suoi attori principali, ossia l’impresa sociale. Introdotta con D.lgs. n. 155 del 2006, essa non costituisce un nuovo soggetto di diritto, bensì la veste giuridica apprestata dall’ ordinamento a tutti gli enti privati (del I come del V libro del c.c.) che intendano perseguire obiettivi diversi dal puro profitto, dedicandosi alla risoluzione di problemi sociali. Di conseguenza, l’impostazione normativa originaria prevedeva come requisito essenziale dell’impresa sociale, oltre allo svolgimento dell’attività in settori predeterminati di particolare interesse generale, l’assenza dello scopo di lucro. Pur ponendosi in linea con la tradizione normativa del Terzo Settore in Italia, tale previsione ha costituito un forte disincentivo per i potenziali investitori, portando alla nascita di meno di mille imprese sociali in dieci anni. Introducendo la possibilità di una, seppur minima, remunerazione degli utili, la riforma ha dato nuova voce a tale ente, sull’onda di una globale tendenza verso l’istituzione di nuove e diverse “architetture ibride”, che incorporano sia la dimensione economica che quella sociale in un unico contesto. Siffatta tendenza impone una riflessione, avanzata da autorevole dottrina, sul se e come la nuova disciplina ha modificato le finalità perseguite in materia di impresa. Assicurato il rispetto del requisito dell’economicità all’ art. 2082 c.c., che, come ormai assodato, non coincide necessariamente con il perseguimento dello scopo di lucro, l’impresa diventa uno strumento per il perseguimento di un qualsiasi obiettivo? Il principio di economicità perde il suo ruolo di fine dell’attività in questione, per assumere quello di strumento per il raggiungimento di scopi eterogenei, anche sociali? 

In conclusione, la tendenza alla commistione tra innovazione e sostenibilità, attività d’impresa e finalità di interesse generale potrebbe portare ad un ripensamento radicale del ruolo dell’impresa nel diritto. In tale contesto, l’impresa sociale potrebbe rivelarsi un modello imprenditoriale cruciale per far fronte alle nuove sfide del nostro sistema socioeconomico.

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