Dal futuro dell’Isola al futuro del Paese.

Di Matteo Politano-

Alcuni le considerano l’inizio. L’inizio vero della campagna elettorale per le Politiche del 2018. Ma le Regionali in Sicilia non sono state solo questo. I principali candidati:

Nello Musumeci, candidato del centrodestra unito (più UDC e altri), Eurodeputato, già Presidente della Provincia di Catania e candidato del Cdx nel 2012, allora perdente contro il Governatore uscente Rosario Crocetta, noto per i numerosi attentati alla sua vita perpetrati dalle due mafie siciliane. Politico sin dalla giovanissima età, Musumeci è uomo di una storia di destra, quella sociale post-fascista, che parte dall’MSI e finisce con la Destra di Storace, passando per AN. Le polemiche su di lui sono state aspre nel corso dei mesi, in particolare riguardo molti dei candidati presenti nelle liste a suo sostegno, i cosiddetti  “impresentabili”: da uomini legati a Totò Cuffaro, ex Presidente della Regione (condannato a sette anni per favoreggiamento verso membri di Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio), al figlio di Francantonio Genovese (condannato in primo grado ad undici anni per truffa, peculato e associazione a delinquere).

Fabrizio Micari: candidato del centro-sinistra (o meglio, di PD, Alternativa Popolare e PSI), ingegnere e Rettore dell’Università di Palermo, figura autorevole ma criticato per non essersi dimesso dall’incarico una volta entrato in politica.

Claudio Fava: sostenuto da MDP, Sinistra Italiana, Possibile, Rifondazione Comunista e Verdi, quella sinistra che non ha voluto allearsi con il PD.        

E, infine, Giancarlo Cancellieri, del Movimento 5 Stelle, il candidato più forte insieme a Musumeci.

Veloce analisi dei risultati: il dato più forte è quello dell’astensione, superiore a quella già record dell’ultima tornata elettorale: solo il 46,8% dei siciliani ha espresso il proprio voto.

Il nuovo Governatore, invece, è Musumeci, eletto con il 39% dei voti. E gli sconfitti? Si può sintetizzare riportando le parole di Alessandro Masala di Breaking Italy (lo show di attualità online più seguito, e forse il più competente, sulla piazza): “il Movimento ha perso, ma non proprio. Mentre la sinistra ed il centro-sinistra hanno straperso, ma non proprio”. Il primo punto è: chi ha perso i voti che Musumeci ha preso? Il PD? In parte forse, ma bisogna leggere gli eventi attuali con uno sguardo al passato per capire: infatti, nel 2012 il centrodestra si schierò diviso in due. Da un lato, l’ex PDL era per Musumeci, che prese il 25%, dall’altro vi erano varie liste autonomiste e meridionaliste, capitanate da Grande Sud, che sostenevano Gianfranco Miccichè, che arrivò al 15%. E la somma di queste due liste è proprio 40, circa lo stesso risultato raggiunto dal nuovo Governatore. Una ulteriore conferma di un concetto cruciale, che spesso ci si dimentica: e cioè che, a distanza di pochi anni in particolare, “la gente che vota è sempre la stessa”. Ed una ulteriore conferma che – come il centro-sinistra storicamente sa bene (ancora meglio della destra)- divisi, quasi sempre, si perde. Infatti, Crocetta nel 2012 vinse non perché il PD ottenne molti voti; perché, piuttosto, da solo riuscì a canalizzare su di sé, senza l’aiuto del partito, con la sua lista, oltre il 6% degli elettori. E vinse anche perché supportato dall’UDC, che prese un decisivo 10%: UDC che oggi ha sostenuto Musumeci.

Il centro-sinistra, appunto: Micari si è fermato al 19%. La realtà quindi è che il PD non ha perso molti voti; rimane tuttavia il fatto che ha subito una schiacciante sconfitta. Perché non essere riusciti a guadagnarne altri dalle molte piccole liste dell’altra tornata elettorale, in un tale contesto, equivale a questo. Infine Fava: il candidato della sinistra a sinistra dei Dem non è andato oltre il 6%, superando di poco la soglia di sbarramento per accedere a Palazzo d’Orleans, che è al 5.

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