JFK: verso una soluzione

A cura di Anna Logorelli-

Sono passati ormai più di 50 anni da quel 22 novembre 1963 che ha cambiato irreversibilmente il corso della storia non solo americana, ma anche mondiale. In quella data, infatti, veniva assassinato John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, mentre si trovava a Dallas, in Texas, per una visita ufficiale. Ad ucciderlo fu Lee Harvey Oswald, un ex Marine attivista impiegato presso la Texas School Book Depository, una biblioteca sita nella piazza dove si è compiuto l’omicidio. Successivamente, Oswald sarà ucciso durante il suo trasferimento nella prigione della contea, avvenuto due giorni dopo l’assassinio di Kennedy, da Jack Ruby, proprietario di un nightclub di Dallas. Dopo ciò, il neopresidente Lyndon Johnson decise di istituire una commissione d’indagine, con il compito di scoprire il perché dell’assassinio di Kennedy. A capo di essa vi era il Presidente della Corte Suprema Earl Warren e, oltre a lui, sei commissari, tra cui il futuro Presidente Gerald Ford. Dopo 10 mesi di indagine, la Commissione, in un rapporto scritto di 888 pagine, giunse alla conclusione che Oswald aveva agito da solo e che non c’erano prove a sostegno di un complotto, nazionale o internazionale che fosse. Tuttavia, questo non bastò per placare l’opinione pubblica, che, ancora oggi, secondo quanto afferma un sondaggio effettuato nel 2013, è convinta che la verità sull’assassinio di Kennedy sia ben diversa da quella ufficiale, che, peraltro, è stata messa in discussione persino dagli stessi membri della Commissione. Molti, infatti, di contro a questa sentenza, ritennero che Oswald fosse solo una semplice pedina e che dietro di lui ci fossero dei mandanti. Alcuni li identificarono nel governo cubano, a causa delle tensioni verificatesi negli anni seguenti alla presa del potere di Fidel Castro e del suo avvicinamento all’orbita sovietica, culminate con la crisi dei missili del 1962; altri nella mafia, pesantemente penalizzata dai provvedimenti varati dall’amministrazione Kennedy; altri ancora nei servizi segreti o nel vicepresidente Johnson. Poi, c’erano coloro che ritenevano che Oswald non fosse il solo ad aver sparato al Presidente; infatti, diversi testimoni hanno riferito di aver sentito un quarto sparo proveniente da una collinetta proprio di fronte alla finestra da dove ha sparato l’ex marine, ma queste testimonianze non sono ritenute attendibili. Per fronteggiare ed eliminare queste teorie del complotto – alimentate dal film “JFK” di Oliver Stone – nel 1992 è stata introdotta dal governo Bush una legge che ordinava di rendere pubblici tutti gli atti secretati riguardo l’assassinio Kennedy entro 25 anni. Pochi giorni fa, il tempo è scaduto e il Presidente Trump, nonostante le reticenze delle agenzie di intelligence, ha dato il via alla pubblicazione di questi atti, mantenendone alcuni segreti per motivi di sicurezza nazionale. In questi documenti, contenenti un memorandum scritto da J. Edgar Hoover, direttore dell’FBI dell’epoca, c’è scritto come lui stesso avesse avvertito la polizia di Dallas di tenere Oswald al sicuro, in quanto aveva ricevuto una telefonata di un uomo, identificatosi come un membro di un comitato che aveva il compito di uccidere l’ex marine. Inoltre, da questi documenti emerge come ci fosse un complotto tra la CIA e la mafia volto ad eliminare il presidente cubano Fidel Castro, che rese difficile perseguire penalmente alcuni esponenti della criminalità siculo americana, e come il governo sovietico ritenesse che dietro l’uccisione del Presidente americano ci fosse una cospirazione capeggiata dall’ultradestra con lo scopo di effettuare un colpo di stato; esso, inoltre, ha dichiarato che non vi erano rapporti tra l’URSS e Oswald e che quest’ultimo fosse solo un killer nevrotico, sleale nei confronti del suo stesso Paese e di ogni altra cosa. Gli ufficiali sovietici, poi, temevano che qualche generale americano avrebbe potuto autorizzare un lancio di missili, poiché il Paese era rimasto senza guida. Tuttavia, un documento della CIA cita un’intercettazione di una telefonata di Oswald, datata 28 settembre 1963, presso l’ambasciata sovietica di Città del Messico, con il console Valery Kostilov, definito in questo memorandum “agente del KGB e membro del Dipartimento 13”, un’unità responsabile per sabotaggi e omicidi. Successivamente, il primo settembre, egli contattò nuovamente l’ambasciata, chiedendo, in un russo stentato, di un misterioso telegramma inviato a Washington. In un altro file, datato 1962, si parla dell’operazione Mangusta, il cui obiettivo era l’uccisione di Castro e, tra le righe riportanti un incontro riservato su quest’operazione, pare che la CIA abbia valutato la possibilità di sabotare parti di aerei provenienti dal Canada verso Cuba e di avvelenare i raccolti dell’isola. Questi documenti, al di là delle conseguenze politiche che hanno riportato, rappresentano, forse, una prima volontà di svelare i misteri dietro uno degli omicidi irrisolti più complessi del nostro tempo.

Loading

Facebook Comments Box