L’Italia che si è divisa

A cura di Francesco Mezzasalma

Stando ai risultati elettorali, l’Italia si è schierata, nord felpato Lega e un sud che vota in massa il M5S con il riverbero di honestà honestà

I partiti anti-sistema hanno avuto la meglio sui c.d. partiti tradizionali, sconfitti su tutti i fronti, e così si sono aperte discussioni interne logoranti e logorroiche. Gli anti-sistema, ora, proveranno a sostenere la loro maturità, salendo al colle a prendere l’incarico di governo e trasformando l’anti-sistema in sistema, gli slogan facili in establishment.

Le motivazioni che hanno portato a questo risultato sono molteplici e in buona parte, forse, sono più i demeriti dei perdenti che i meriti dei vincenti. Movimento 5 Stelle e Lega, sfruttando al meglio il malcontento generale derivato da una crisi infinita, una politica incapace o assente ed un fisco troppo presente, sono riusciti a insinuarsi nelle menti degli italiani.

Lo scontro si è giocato su più fronti, dai temi sociali a quelli riguardanti l’immigrazione, fino ad arrivare allo snodo centrale della divisione ideologica dei due partiti: la politica economica.

Al nord invece si è rivelata vincente la combinazione di Matteo Salvini che consiste in una promessa di maggiore sicurezza coadiuvata da una tanto sperata falcidia del cuneo fiscale, oltre che in alcune stravaganze (certe da condannare) consolidate nella cultura leghista.

Ai connazionali del sud che vogliono maggiore assistenzialismo il nord risponde con una richiesta chiara: meno tasse, meno Stato nelle tasche degli italiani. Lasciare, finalmente, le aziende e i privati cittadini liberi di guadagnare, senza vedere i propri profitti ingurgitati.

Entrambe le politiche economiche, superati i limiti strettamente tecnici nel caso in cui sia possibile, troveranno degli insormontabili limiti politici ereditati da una legge elettorale infame che garantisce la ingovernabilità del Paese. La strada praticabile sembra quella di un altro governo di larghe intese, tanto amato dagli italiani, che farebbe abortire qualunque programma elettorale a causa della necessità politica di scendere a compromessi per mantenere la maggioranza in parlamento, così (ri)consegnando l’Italia a quel grigiore che già conosce da fin troppi anni. 

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