La Notte dei Mostri

A cura di Marcello Galliani

 

31-10-18 ore 23.25, piena notte di Halloween, mi sveglio in una stanza buia, le mie mani sono legate, gli occhi tenuti aperti da due pinze, la testa è immobilizzata. Ad un certo punto, le tenebre vengono spezzate da una luce che punta verso un telo. Mi riprendo, giusto il tempo di capire che la luce proviene da un proiettore, che ad un tratto una scritta appare sul telone “il meglio di Ottobre” e da lì parte una carrellata di immagini che, ora, provo a rievocare. Il primo fotogramma è quello di una mano, ma non quella della Famiglia Adams, era una mano piccola, una manina. Questo piccolo arto era capace di modificare documenti all’insaputa dei firmatari (chissà se è lo stesso che firmava i contratti di compravendita delle case di certi politici). Ma è una mano furbissima, sapete, pare, infatti, che riesca anche a far sparire i documenti incriminati quando capisce che non vanno bene. Almeno, così diceva un certo Gigino che denunciava la presenza di questa strana creatura in diretta tv e di un documento mai arrivato in Quirinale. C’era chi affermava, invece, che la manina non esistesse realmente e che il documento fosse stato bloccato da Casalino per un mero vizio di forma: non era stato chiuso il televoto. Comunque, io non capivo bene chi fosse questo Gigino, forse a causa della vista ancora offuscata, ma doveva avere qualche problema di memoria. Infatti, qualche momento prima lo sentivo parlare dicendo che se avesse mai acconsentito ai condoni si sarebbe iscritto al PD, poco dopo, invece, firmava il condono fiscale ed era d’accordo su quello edilizio. Ma attenzione, lo stesso precisava che il condono fiscale andava chiamato pace fiscale e che quello edilizio non era altro che un’accelerazione di procedimenti avviati dai precedenti governi. In qualsiasi caso, Toninelli, il Ministro delle Infrastrutture, aveva rassicurato tutti: “il condono edilizio non esiste” pare abbia confidato a degli stretti collaboratori “lo giuro sulla testa dei nostri imprenditori che ogni giorno percorrono il ponte sullo stretto e il tunnel del Brennero”. La seconda immagine era un lombardo coi capelli corti e la barba curata. Diceva che i negozietti etnici avrebbero dovuto chiudere, da quel giorno in poi, entro le 21.00. Sembra un provvedimento strano, a tratti discriminatorio, ma va capito: se i Simpson possono cancellare Apu perché lui non può chiudere i negozietti etnici entro le 21? Poi il motivo è più serio e, cioè, il fatto che dalle 21 in poi tali negozietti vengono frequentati da gente dedita all’ubriacatura. Data questa spiegazione, è una misura sicuramente condivisibile. Anzi, propongo alla suddetta persona di vietare l’ingresso nel territorio italiano degli irlandesi dalle 22 in poi. Quelli che sono già presenti dovranno restare in casa fino alle 6 del giorno dopo. Questo soggetto padano, un certo Matteo, poi, se la prendeva con un sindaco che aveva lo stesso nome di un amaro (ma, sicuramente, non “Montenegro” perché non sarebbe politically correct) perché, a suo dire, chi non rispetta le regole dello Stato deve scontare la propria pena fino all’ultimo centesimo, preferibilmente a rate, meglio se ottantennali. Poi, il tempo di capire che questi tizi erano Salvini e Di Maio, i padri del Governo del Cambiavento (rectius: cambiamento) che, all’improvviso, mi ritrovavo a Roma centro. La città sembrava sotto la morsa di un ciclone da film americano: alberi, lampioni e biciclette volavano per strada. Davanti a me una donna con la fascia tricolore diceva: “hai visto? ‘Sta tattica di non fare niente sta funzionando. La spazzatura ha attutito il crollo degli alberi. Abbiamo minimizzato i danni e risparmiato sui giardinieri, un’altra vittoria per la nostra giunta.” Quindi, tutto cambiava nuovamente, mi ritrovavo non più a Roma, ma in un’ambientazione alla “Walking Dead” circondato da zombie di tutti i tipi. Interveniva Maurizio Martina che annunciava di essersi dimesso dalla carica di segretario del PD. Apprendevo in quel momento, non senza stupore, due notizie: la prima che il PD era ancora esistente, la seconda che Maurizio Martina ne era stato il segretario. Dall’altro lato della piazza un certo Matteo Renzi presentava una manifestazione chiamata Leopolda. Sul palco con lui c’era Bonolis, ma non era chiaro se Renzi fosse il presentatore o l’intervistato, così come quando era al governo, mi assicuravano: mentre agiva da maggioranza allo stesso tempo faceva opposizione a sé stesso. Quindi, un tipo di nome Emiliano, di nome ma non di fatto dato il forte accento pugliese, si alzava dal centro della piazza chiedendo a gran voce il perché al PD, dati i tanti neonati partiti che ha generato nel corso degli anni, non fosse stato dato il pezzo di terra che spetta a chi dà vita al terzo pargolo. Un pezzo di terra, si sa, è sempre utile, specialmente ai produttori dell’erba legale. Infatti, questi hanno, di certo, tanto carico di lavoro, dato che il ministro della famiglia ha affermato che con 30 grammi c’è chi si fa, regolarmente, una canna. Poi, chissà, date le premesse, magari al quarto figlio ti danno anche un valvassino e un aratro. L’ultima immagine che mi ricordo è quella di un grillo vestito da giullare che utilizzava l’autismo in un suo discorso quale termine d’offesa per gli avversari politici. Ero lì, in mezzo a migliaia di persone che ridevano e urlavo: “Grillo torna ai vaffa che l’autismo è una cosa seria”, ma le mie corde vocali erano incapaci di emettere un suono percettibile. Con quella immagine insopportabile mi sono svegliato di colpo. Ero nella mia stanza, nel mio letto. Per fortuna, era tutto un brutto sogno. Lo era, no?

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