Il lusso di guardar le stelle.

Di Pierpaolo Canero-

Notti d’estate passati a guardar le stelle, passeggiate serali al chiaro di luna e baci rubati in notti estive. Non c’è ricco o povero che può essere privato di queste esperienze, almeno per adesso, almeno in Europa.

Amo l’aria, aprire la finestra la mattina e far ventilare la stanza, uscire di casa e poter correre liberamente.

Amo l’acqua, poter aprire il rubinetto e bere, guardare i nasoni di Roma sgorgare all’infinito acqua potabile, farmi una doccia calda potere aprire la bocca e non aver paura di essere intossicato e cucinare la pasta con l’acqua del rubinetto.

Amo andare al supermercato e sapere che la carne che compro è salutare, che posso sapere da dove proviene la frutta e la verdura e poterla addirittura comprare a chilometro zero.

Amo la solitudine, la libertà di poter uscire la sera e passeggiare all’ombra delle stelle.

Amo correre la sera d’estate in spiaggia e buttarmi in acqua senza paura di contrarre il tetano.

Amo il fatto che queste cose non abbiano prezzo, che siano accessibili a tutti indipendentemente dal reddito e dal ceto sociale.

Questo è quello che posso veramente dire dopo aver viaggiato per 10 anni avanti e indietro dalla Cina. In Cina non puoi correre in strada, l’aria è troppo inquinata, cominci a tossire e il mal di gola ti impedisce di continuare. Una volta ho comprato una carne che cotta aveva due colori diversi. L’acqua del rubinetto è marrone, devi utilizzare un filtro che cambi ogni dieci giorni. Il 90% delle acque del sottosuolo è considerato inquinato a livelli diversi. Il 70% dei fiumi è gravemente inquinato e i tuffi nell’acqua marrone non sono molto invoglianti, quando non vengono prosciugati dalla siccità. Nelle sere senza nubi le stelle non si vedono, coperte da una fitta cortina di smog. La luna è un evento così raro che quando appare la gente scende in strada a fotografarla. Non si può correre soli la sera perché la Cina non dorme mai e le città sono enormi alveari sovrappopolati, per vivere da soli bisogna stare su un grattacielo a 600 metri da terra al riparo dalle telecamere del governo.

I cambiamenti climatici hanno delle conseguenze maggiori di quelle che immaginiamo. Minacciano la stessa liberà di fare ciò che riteniamo scontato ad essere. Ciò che ci deve più spaventare non è una eco-tassa, ma la perdita di ciò che diamo per scontato.

Il governo cinese si sta impegnando per combattere questo declino, sebbene lo sforzo sia ingente non è abbastanza. La Cina rimane un paese in via di sviluppo che ambisce a raggiungere livelli di benessere equivalenti a quelli europei. Deve però sviluppare ancora le proprie tecnologie, convertire le centrali a carbone che forniscono attualmente il 60% dell’energia elettrica cinese e sensibilizzare la popolazione.

I problemi ambientali vanno oltre la retorica politica. Il problema dell’inquinamento è un problema che il liberalismo non può affrontare, non si può comprare acqua e aria pulita, è democratico: toglie tutti a tutti.

È difficile percepire questi effetti dovuti al cambiamento climatico in Italia, dall’altra parte del mondo. Viviamo nel bacino protetto del mediterraneo, in un panorama legislativo con stringenti regolamenti sull’inquinamento e ci chiediamo se abbia effettivamente senso il blocco domenicale delle auto per il presunto aumento delle pm 2.5 (le polveri sottili). Qualche servizio del telegiornale ogni tanto ci ricorda che i ghiacciai si stanno sciogliendo, allora per cinque minuti proviamo compassione per gli orsi polari e torniamo nella nostra quotidianità. Qualche volta accade una calamità naturale, come la mareggiata di

Rapallo della scorsa estate, ma tutto sommato questi eventi ci sono sempre stati. In fin dei conti usciamo di casa e l’aria è pulita, nel mare ci tuffiamo, l’acqua dei rubinetti è potabile e, a parte il Tevere, nei fiumi ci possiamo tuffare.

Potrà accadere però, in un futuro non molto lontano, che le differenze tra noi e la Cina si assottiglino sempre di più e non perché la situazione ambientale cinese stia migliorando.

Dobbiamo renderci conto che l’inquinamento è un problema che fa affrontato unitamente a livello globale. È inutile che la Danimarca abbia un termo-valorizzatore su cui la gente scia quando in Arabia Saudita hanno una pista da sci nel deserto, che un piccolo paese abbia il 60% dell’energia rinnovabile quando India e Cina, con un totale di 3 miliardi di persone, ancora si affidano principalmente a centrali elettriche a carbone. Per cambiare rotta bisogna comprendere le esigenze dei paesi in via di sviluppo e contribuire, in un’utopica armonia globale, a far sviluppare la loro economia ponderando attentamente le esigenze di crescita con la protezione ambientale.

Al di là dei numeri e delle strategie politiche, dobbiamo interrogarci singolarmente sul nostro ruolo in questa partita con l’ambiente. Dobbiamo renderci conto che siamo noi a decidere quale futuro scrivere. Scegliere se un tuffo in mare aperto e la luna debbano rimanere una prerogativa dei racconti da raccontare ai nostri nipoti oppure permettere anche loro di godere il lusso di guardar le stelle.

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