Prima la Repubblica, poi il resto

Autonomia-Unità, dialettica utile, se al servizio del Bene comune.

Di Alberto Rando-

In questa calda estate, tra i tanti temi che hanno portato alla definitiva collisione tra le due componenti del governo, l’Autonomia è uno dei più evidenti.

Autonomia contro Unità, vecchia questione, ma sempre attuale, forse perché non è mai stata risolta in maniera corretta.

Spesso si equivoca, si ritiene che Autonomia significhi rinunciare all’Unità della Repubblica, ma la Repubblica non è meramente uno Stato Unitario e centralizzato, bensì un complesso di istituzioni e organismi che rappresentano i valori fondanti del nostro Paese.

Sono retorico, ma reputo essenziale evidenziare la differenza tra un’Unità formale, fatta di simboli e istituzioni rispetto ad una visione condivisa dello sviluppo dell’Italia, prospettiva più volte disattesa e non solo nell’ultimo tribolato governo Gialloverde.

Altra banalità che devo dire: il Paese è comunque diviso; tra le Regioni del Nord e quelle del Sud, tra quartieri abbienti e quartieri indigenti: l’Unità non c’è.

Le divisioni economiche e sociali si ripercuotono sulla politica, ed infine sulla cultura, rendendo ogni essere pensante prima fazioso e poi razionale.

Ciò che danneggia l’Unità della Repubblica è la mancanza di interesse al Bene Comune, non la richiesta di autonomia delle Regioni.

È doveroso ribadire che l’Autonomia può essere foriera di nuovi e ingenti danni ai cittadini italiani, anzi più volte abbiamo avuto esempi di malgoverno da parte di esponenti della classe politica regionale. Non è neanche da escludere che con maggiore autonomia la criminalità trovi più facile inserirsi nell’amministrazione e che si crei un regime insostenibile di clientelismo.

L’Autonomia non è la panacea, non risolve ogni cosa e non trasforma una Regione italiana in una Singapore o rende civili gli italiani come i norvegesi, ma potrebbe avere il merito di avvicinare i cittadini all’Amministrazione e conferire un rinato spirito politico.

Utopia? Sogno? Non si può pretendere una piena condivisione in una discussione così profonda, ma è necessario un punto fermo: la Repubblica è al servizio di tutti gli italiani, non viceversa.

È probabile che sentendo più vicina la politica, si possa sperare in una vera Unità di intenti, ed avere a cuore il benessere della Repubblica, non un ente astratto e perfetto, ma una speranza di miglioramento graduale e sostenibile.

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