L’eredità di Mario Draghi: racconto di una domenica in TV

Il 24 ottobre Mario Draghi, ormai ex governatore della Banca Centrale, ha tenuto la sua conferenza d’addio, passando ufficialmente il testimone a Christine Lagarde. Qual è stato il bilancio del suo mandato e quale sarà la sua eredità? Queste sono le domande che ci si è posti due giorni fa nella trasmissione “Mezz’ora in più”, condotta da Lucia Annunziata, alla presenza degli ex ministri Pier Carlo Padoan e Giovanni Tria, dell’ex Presidente del Consiglio ed ex Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, dell’economista Francesco Giavazzi e dell’editorialista del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli. Ospiti della Annunziata sono stati degli studenti della nostra Università, degli studenti dell’Università Cattolica e dei ragazzi del think tank “Tortuga”. La trasmissione è cominciata citando il discorso che Draghi tenne nel 2012 a Londra, dove pronunciò la famosa fase “whatever it takes” (qualsiasi cosa sarà necessaria), esprimendo la sua volontà di voler salvaguardare l’euro a tutti i costi. La parola poi è passata a Prodi, il quale ha ricordato il dialogo costante, durante la sua presidenza del Consiglio tra lui e l’economista, che in quel periodo era segretario del tesoro, su temi riguardanti il bilancio e l’adeguamento della politica italiana alle direttive europee, tenendo conto dei problemi politici e sociali. Una considerazione che mi ha colpita molto in questa sua narrazione è che le loro discussioni non erano basate su tweet, ma erano mirate a risolvere i problemi del Paese. Certamente il Professore si riferiva alla comunicazione politica attuale, fatta a colpi di slogan e battute semplici, non sempre idonee a un dialogo politico. Si è poi commentata l’elezione di Draghi a Presidente della BCE nel 2011 e come i quotidiani tedeschi conservatori avessero inizialmente inneggiato a lui, salvo poi cambiare idea e definirlo “Dragula”, perché, succhiava i risparmi dei contribuenti con la sua politica. In realtà, secondo Prodi, Draghi ha voluto salvare l’euro e, nel farlo, ha utilizzato tutti gli strumenti a disposizione della Banca Centrale, non andando mai oltre le regole, sebbene alcune sue decisioni non siano state condivise da molti Stati membri dell’eurozona. Pur utilizzando questi strumenti con una certa durezza, l’ex Presidente della BCE è riuscito ad adottare la politica del Quantitative Easing, considerata una manna per i Paesi del Sud Europa, più in difficoltà rispetto a quelli del Nord. Ciò che emerge da questa intervista è che Draghi è stato deciso nel perseguire l’obiettivo di salvare l’euro e che, arrivato alla fine di questo mandato, ha condotto un’opera di tenuta che ha combattuto i venti nazionalisti e sovranisti che attualmente spirano sull’Europa. Infine, Prodi ha voluto ricordare che l’ormai ex Presidente lascia un’Europa in tensione e con una Commissione in difficoltà, capeggiata da Ursula Von der Leyen, poiché 3 Commissari sono stati bocciati, tra cui la francese Sylvie Goulard. Questo, a parere dell’ex Presidente della Commissione, è dovuto al ruolo del Parlamento Europeo, il quale non ha gradito il fatto di essere stato scavalcato dalla Cancelliera tedesca Merkel e dal Presidente francese Macron, i quali si sono accordati per la nomina dell’ex ministra della difesa tedesca a scapito della politica degli “spitzenkandidaten” (candidati di punta), utilizzata dopo ogni elezione. Dopo Prodi, è stato riprodotto un servizio con un estratto della conferenza di Draghi, in cui si affermava che non ci saranno delle bolle finanziarie quando terminerà la politica di Quantitative Easing. Il video è poi proseguito con le interviste ad Alexander During, operatore di mercato, che ha spiegato come avviene l’acquisto dei titoli di ogni Paese dell’eurozona, fondamentale per dare inizio a questo sistema, e a Massimo Rostagno, direttore della politica monetaria della BCE, che ha affermato come, degli 11 milioni di posti di lavoro che si sono creati nel periodo di permanenza di Draghi presso la Banca, 4/5 milioni sono stati creati tramite acquisto di titoli di Stato. Il filmato si è concluso con Jana Randlow, giornalista di Bloomberg, che ha criticato la lontananza di Draghi da chi vive fuori dalle grandi aree urbane, a differenza del predecessore Trichet, che si faceva intervistare dai piccoli quotidiani per farsi raggiungere da quante più persone possibili. Il programma è poi proseguito con Padoan e Tria, i quali si sono concentrati sui vantaggi del Quantitative Easing, il primo soffermandosi sull’implicita collaborazione tra la Banca Centrale Europea e il governo, che, tramite i tassi di interesse più bassi, ha apportato una crescita della produttività, mentre il secondo ha evidenziato come questa politica abbia avuto un doppio vantaggio, perché ha sostenuto sia la crescita europea sia quella italiana. Opinioni condivise anche da De Bortoli e Giavazzi, che hanno affermato la necessità di una politica espansiva come questa, concentrandosi in particolare sulla creazione dei posti di lavoro menzionata nel servizio precedente. Inoltre, l’ex ministro dei governi Renzi e Gentiloni ha avvertito tutti della pericolosità dell’uscita da Quantitative Easing, anche se sarebbe necessario concentrarsi sulla politica fiscale. L’ex ministro del governo Conte, invece, ha condiviso la necessità di interpretare questo sistema, pur considerandolo vantaggioso per l’economia. La conversazione si è poi spostata sulla lettera inviata da Draghi e Trichet nel 2011 al governo Berlusconi, dove si chiedeva il raggiungimento del pareggio di bilancio, citando anche un’intervista rilasciata da Giulio Tremonti, allora ministro dell’Economia, dove quest’ultimo sosteneva che i governatori delle banche non possono chiedere agli Stati di cambiare le loro Costituzioni o di anticipare il pareggio di bilancio. La trasmissione si è conclusa con un intervento di uno studente per ogni gruppo e tutti e 3 si sono chiesti quando lo Stato incomincerà a investire in politiche a favore dei giovani e dell’ambiente. Da questa giornata mi sono resa conto come Draghi, nei suoi otto anni alla guida della BCE abbia cercato in tutti i modi di proteggere l’euro e, al tempo stesso, di salvaguardare l’economia dell’eurozona tramite il Quantitative Easing. E’ ancora troppo presto per sapere se la Lagarde deciderà di mantenerlo o meno, ma quello che è certo è che nuove sfide si pongono davanti la zona euro e sarà necessario uno sforzo congiunto tra la Banca Centrale e gli Stati membri per affrontarle senza subire danni.

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