Curdi e Medio Oriente, ovvero: racconti di vergogne storiche, fallimenti Occidentali e sangue innocente

Parte Quarta – L’Europa inerme

E’ difficile prevedere come si evolverà l’attuale situazione siriana, ma è la prova di come, allo stesso tempo, un qualche tipo di intervento occidentale sia necessario per evitare la morte a profusione di innocenti (oltre al Medio Oriente, basti ricordare a titolo esemplificativo il caso della conflitto post-scioglimento della Jugoslavia, o il caso del Ruanda, lasciato negli anni ’90 solo in preda ad una allucinante guerra civile, che ha causato quasi un milione di morti in circa 100 giorni), e che quindi non possiamo rimanere isolazionisti sempre e comunque, se teniamo a garantire l’effettività di alcuni dei valori basilari in cui crediamo, diritti umani e di libertà in primis.

Questo dovrebbe far riflettere soprattutto gli storici oppositori dell’imperialismo e dell’interventismo americano, i quali avrebbero in ogni modo crudelmente sfruttato Paesi e causato guerre sempre inutili negli ultimi 70 anni, mentre la verità storica e l’analisi sono sempre più complicate di così: non tutte le guerre sono da valutare nello stesso modo e con gli stessi criteri. D’altra parte, non si può negare che questo pensiero molto comune abbia anche alcune forti basi di verità: spesso e volentieri ci sono stati casi molto criticabili e decisamente riconducibili a tale interpretazione dei fatti, soprattutto per quanto concerne i conflitti post-11 Settembre scoppiati in Medio Oriente, Afganisthan ed Iraq su tutti.                                                   

Anzi, occorre ricordare che spesso e volentieri sono stati gli stessi interventi europei e soprattutto statunitensi a causare disastri spesso anche maggiori (vedasi Afganisthan, Iraq, e la successiva formazione dell’ISIS).

E, sempre riflettendo sul discorso interventi occidentali, una domanda, alla fine di questo complicato quadro, emerge chiaramente: ma l’Europa?                                                                          

Se Trump a tratti pareva fregarsene della situazione per compiacere l’opinione pubblica (contraria ad altri dei propri ragazzi morti su un fronte lontano) e a fasi alterne minacciava di “distruggere con dazi e sanzioni l’economia turca se non avesse rispettato gli accordi e se avesse colpito i civili” (in realtà già massicciamente colpiti in quegli stessi giorni) con letterine adolescenziali, l’Europa, come tristemente accade ogni volta ormai, cosa ha fatto? Nulla. Perchè è inerme. Impotente.  

Perchè Erdogan viene lautamente pagato da noi per tenere in Turchia ben 3,6 milioni di rifugiati siriani, quelli scappati dalla atroce guerra degli ultimi anni e che ora vuole spedire nei territori del Rojava, e che ha minacciato esplicitamente di liberare in giro per il continente. Il che dovrebbe far riflettere, ancora una volta – come se ce ne fosse ancora bisogno – sulla necessità per l’Europa di dotarsi di un esercito comune. Altrimenti, parlare di pace e altri bei valori rimane soltanto un esercizio retorico nella pratica inutile: gli eserciti, piaccia o meno, sono un effettivo strumento di politica estera, e privarsene vuol dire rimanere a guardare e a commentare quanto fanno gli altri. A coloro che hanno ribrezzo per tale idea, perchè costruire un nuovo esercito costituirebbe una contraddizione rispetto ai citati valori europei della pace stessa e del ripudio della guerra, bisogna ricordare questo: in primis, un esercito europeo sarebbe un gesto di unità, simbolico, politico, un segnale che l’Europa c’è, esiste e non è soltanto un’entità sovrastatale commerciale e finanziaria (il che, per chi conosce come funziona, è chiaro essere per lo più una falsità, ma di fatto la percezione comune della classe media e non, oggi, è questa, è diffusa in tutta l’Unione e dovremmo tutti porci delle domande in tal senso). Se tale motivo sarebbe già sufficiente per fare un passo del genere, in realtà la motivazione è soprattutto un’altra, una storica verità scomoda che con l’evolversi della situazione siriana è divenuta ancora più lampante: sono gli eserciti che spesso permettono la pace.

Perchè la pace non è un regalo del Signore, la pace non viene stabilita per magia, e basta studiare un minimo la storia dell’uomo per capire che si tratta di una realtà tutt’altro che scontata.                       

E per mantenerla (fino al momento in cui si deciderà, da parte di tutte le parti nessuna esclusa, di smilitarizzare ogni armata esistente) sarà sempre necessario un esercito. Fino a quel momento, chiunque ne sarà sprovvisto rimarrà vittima degli altri, e gli altri faranno ciò che riterranno più opportuno: ma il rischio sarà sempre troppo grande. E’ sufficiente osservare la Corea del Nord per rendersene conto, o ancora più chiaramente l’esempio della Russia: un Paese, sì, forte economicamente, ma che pesa sulla scala geo-politica ed economica internazionale decisamente più di quanto dovrebbe permettere la sua economia.  E perchè mai? Perchè Putin ha sempre investito sull’esercito, e non ha mai avuto scrupoli nel spostarlo strategicamente a suo vantaggio. Non bisogna dimenticare, però, che la Russia ha potuto agire con tale spregiudicatezza anche perchè ha approfittato degli spazi lasciati liberi dall’Europa, soprattutto sul confine orientale (vedasi appunto il caso attuale della Siria, ma come dimenticare l’invasione di tre anni fa della Crimea, o della già dimenticata guerra in Cecenia), ed ora anche gli States si ritirano dal Medio Oriente. 

Forse dovremmo riflettere sul fatto che gli eserciti, se usati con criterio e umanità, ma anche intelligenza, possono essere un mezzo per evitarle le guerre, per scongiurarle, non solo per scatenarle. E’ ingenuo, ed anche ipocrita, gridare alla pace e alla non violenza senza intervenire in prima persona e restando a casa propria senza far niente, finchè la pace non tocca i propri confini mentre altri soffrono. Oggi come sempre pagano gli innocenti e gli sconfitti, e noi dovremmo essere coloro che pongono un freno a tutto questo. 

I Curdi sono un tristissimo esempio di tutto questo discorso. Sono loro i primi ad avere il merito della quasi totale sconfitta di una delle minacce più terribili degli ultimi 50 anni per la storia di tutto il genere umano, lo Stato Islamico. Sì, hanno ricevuto il supporto dell’Occidente, States in primis, di Erdogan, di Putin ed altri, ma sono loro quelli che hanno combattuto in prima linea, mentre gli altri non hanno voluto perdere troppi loro soldati. Non hanno voluto sporcarsi troppo le mani.

Va ribadito ancora una volta: nella realtà non esistono buoni e cattivi, eroi e malvagi, soprattutto in guerra.                                                              Che i Curdi abbiano combattuto, sì, per sé, ma anche per tutti noi, però è un fatto. Così come è un fatto che abbiano dietro di loro una lunghissima storia di repressione, la storia di un popolo sempre abbandonato.

Ed ora? Carne da macello. In pochissimi giorni, dall’inizio della “pacifica” operazione, sono morte quasi mille persone o forse più, in gran parte Curdi, mentre il numero degli sfollati arriva a molte centinaia di migliaia.                                                                           Questo è il premio per il sangue Curdo: altro sangue. Ma ancora una volta, si tratta di essere nati nella parte sbagliata di questo a volte bellissimo, a volte terribile mondo. 

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