Sono (solo) parole

di Elena Mandarà-

Avete mai riflettuto sull’importanza delle parole? Avete mai realizzato quanto sia determinante la scelta di un vocabolo piuttosto che di un altro? Vi siete mai realmente soffermati a pensare quanto il nostro modo di esprimerci influisca sulla definizione della nostra personalità e del nostro rapporto con gli altri?

Il linguaggio, che sia scritto o orale, è il fulcro delle relazioni sociali, l’unico modo di cui disponiamo per uscire fuori dalla bolla della nostra individualità ed entrare in contatto con tutto ciò che ci circonda. Da un certo punto di vista, le parole rappresentano quasi la linea di confine che esiste fra il nostro io ed il resto del mondo. Siamo noi, decidendo di dire, piuttosto che tacere, a definire l’ampiezza di tale confine. E’, vero, però che le parole rappresentano anche una grande illusione. Come dice Coelho, ci danno la sensazione di capire ed essere capiti dagli altri, sebbene nella maggior parte dei casi non sia così. Riscoprire il significato autentico delle parole, restituire loro dignità e pregio, vuol dire allora essere in grado di segnare con maggiore consapevolezza i confini del nostro io ed, al contempo, contribuire a disegnare una società in cui ciascuno sia effettivamente in grado di interagire con gli altri e di capire la realtà che lo circonda. Da un lato, infatti, soltanto la piena padronanza del linguaggio può consentirci di esprimere nel miglior modo possibile la nostra opinione. Dall’altro e allo stesso tempo, essa costituisce un presupposto indefettibile per poter ambire a comprendere gli altri. Il valore determinante che viene così attribuito alle parole consente di cogliere a pieno la grande responsabilità che si cela dietro il loro utilizzo. Se è attraverso le parole che costruiamo i confini della nostra società, è evidente quanto possa essere irruente e nocivo l’impatto del loro utilizzo scorretto. Sofocle, da buon sofista, diceva: “Oggi so che la lingua è la potenza del mondo, non l’agire”. Nella sua discutibile etica, la filosofia sofista ha scovato l’essenza del linguaggio, ha intuito la sua incredibile potenza. 

Se le parole sono lo strumento, le opinioni sono l’oggetto. Attraverso le opinioni siamo in grado di decidere se in confini intorno a noi debbano essere fatti di ponti o di filo spinato. Se siamo disposti a cambiarli, o se preferiamo restare immobili nella nostra posizione. Perché, -badate bene- un confine non è necessariamente qualcosa di negativo. Siamo abituati a pensare ai confini come sinonimo di limiti, ma il risultato di quest’equazione è sbagliato. Tracciare un confine è spesso soltanto un modo per dare maggiore chiarezza ed essere in grado di distinguere le cose. Come quando, da piccoli, la maestra ci raccomandava di colorare dentro le righe, altrimenti i colori si sarebbero mischiati, confondendo il disegno. Se, dunque, è importante saper utilizzare le parole, è assolutamente fondamentale essere in grado di crearsi un’opinione che possa dirsi tale, che sia, cioè, basata su argomenti concreti. E’ fondamentale scoprirsi capaci di osservare, ascoltare, dubitare, chiedere, riflettere ed analizzare. E’ necessario trovare il coraggio di confrontarsi, condividere, accettare il rischio di ricevere delle critiche. Bisogna, insomma, assumersi la responsabilità di avere un’opinione. E non è cosa da poco.

Il mio augurio è che queste pagine possano contribuire, nel piccolo della nostra vivace realtà, a far comprendere davvero quanta responsabilità si celi dietro l’avere e l’esprimere un’opinione. Spero che le parole messe qui nero su bianco, frutto di riflessione, analisi critica, curiosità ed irriverenza, possano essere un monito a riscoprire il valore dello studio e dell’approfondimento, un invito a distinguere sempre la provocazione dall’insulto spicciolo, l’ironia dall’offesa, le illazioni dagli argomenti validi. Spero che Iuris Prudentes possa essere luogo di incontro, scontro e confronto. Fabbrica di idee e valvola di sfogo per la curiosità. Spero che ciascuno di voi, sfogliando queste pagine, ritrovi la voglia e l’entusiasmo di tracciare nuovi confini. 

 

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