Parole inarrestabili, anche al festival di Sanremo

di Aurora Leoci-

L’immensità delle parole è forse tutta astrazione. Una parola è forse solo un vicolo alternativo alla gigantesca e trafficata strada della cruda realtà, un conforto, un’autocommiserazione, una scappatoia che non porta ad alcun cambiamento. Oggi è facile imbattersi in questi pensieri: quante volte innumerevoli voci sono sembrate sprecate? Urla rivoluzionarie, denunce, canzoni, proteste, richieste di aiuto, manifestazioni di opinione: la voce e la parola sono l’evoluzione più possente e insuperabile della storia, sono sinonimi di sfogo e libertà. 

Spesso non sono sufficienti mille parole per concepire realmente un’emozione, ma chi riesce nell’impresa accende una fiamma che arde negli occhi, nella pancia, nella testa e libera commozione. Perché ci prende il batticuore quando leggiamo o ascoltiamo frasi intense o quando percepiamo toni pregni di sentimenti? Per due motivi: paura della solitudine e bisogno di decifrare. Solitudine perché ognuno di noi conduce una battaglia con se stesso, contro i propri pensieri e timori e scoprire che non si è soli nel provarli permette di sentirsi meglio. Decifrare perché sovente non conosciamo la causa di un’emozione o non riusciamo a comprenderla, e vederla rappresentata dalle parole ci fa credere di poterla concretizzare, la mente si inebria di una nuova spiegazione e la pace riesce a perdurare, almeno per un po’. È l’obiettivo principale di tanti scrittori, giornalisti, speaker: penetrare i pensieri delle persone, estrarre una sensazione con tutte le sue sfaccettature e manifestazioni, formulare termini in grado di concretizzarla e svelarla agli occhi e alle orecchie di tutti. 

“Io amo le parole. Ho imparato, venendo da un luogo di guerra, a credere nelle parole e non ai fucili per cercare di rendere il mondo un posto migliore” ha affermato Rula Jebreal durante il suo monologo al Festival di Sanremo 2020. Le parole possono davvero cambiare il mondo? Tre, dieci, venti o anche un solo vocabolo possono comporre melodie che si insediano in noi per sempre. Qualche sillaba può formare un messaggio forte e chiaro, che può ispirare un individuo a trovare la carica, la speranza, la volontà di cambiare la propria vita o quella degli altri. Spesso è proprio la forza di volontà ciò che manca: “tanto è impossibile”, “cosa potrei mai fare io da solo?”, “nessuno mi ascolterà” sono tutte frasi che la massa ripete a se stessa, sinonimi di pigrizia e rassegnazione. Sono poche le persone che riescono a trasmettere un’idea e a renderla realtà, e sono coloro che credono nell’uso delle parole a tal punto da riuscire a diffonderle come polline trasportato dal vento in primavera. Una notizia vola veloce di bocca in bocca e più lontano arriva, più pensieri attrae a sé. È impressionante constatare quanto una sola, semplice e gratuita frase possa rimanere impressa nella mente quanto il dolore causato da una ferita. Allora perché ancora oggi nel 2020 la violenza e l’uso della forza sono privilegiati in diversi campi? Una persona ferita, che vive nella paura, diventa una persona muta, più facile da gestire, da controllare. La libertà di parola non è ancora totale e non ha ancora raggiunto ogni vita umana. Non è bastata e non basterà mai solo una nuova legge, c’è bisogno di consapevolezza, conoscenza e di imparare a comprendere la potenza che un insieme di parole può acquisire. “Le parole sono le mie sole armi” canta Anastasio in Rosso di rabbia al Festival, lanciando un invito a lasciarsi andare alla musica come forma di espressione di libertà, come modo per esplodere senza fare vittime. 

Una locuzione deve essere utilizzata sapientemente, che si tratti di un discorso, una protesta o una canzone, per far sì che il messaggio sperato arrivi a quanti più individui possibile. Il cantante Tiziano Ferro ha colto l’occasione del Festival di Sanremo di quest’anno per esprimere un concetto a lui caro: “Ho quaranta anni e voglio dire al mondo che nessuno dovrebbe mai decidere di vivere soffrendo e nessuno dovrebbe mai voler morire, perché subire non è una disgrazia ma una scelta e la felicità non è un privilegio, ma un diritto”. Ognuno potrà interpretarlo a modo suo, magari sarà d’ispirazione per qualcuno o sarà quella spinta necessaria a qualcun altro, ma la manifestazione di un pensiero potrà dirsi efficace se porterà un minimo cambiamento nella vita anche solo di una persona o anche solo di colui che l’ha pronunciata. 

Scrittura, poesia, canzoni, discorsi in pubblico o una semplice chiacchierata tra amici: la cura dell’animo è nelle parole.

 

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