DeliRando

Molti scienziati e filosofi sostengono il tempo non esista, meglio per voi, così non ne perdete a leggere questa rubrica. Ma quando mi chiudono? Io non vedo l’ora!

Dietro le quinte del Bis-Conte: che succede?

Il governo Giallorosso è un matrimonio frutto di una separazione, paradossale, ma è così. Infatti non dimentichiamoci che oltre al Pd, c’è anche Italia Renzi (ok è Italia Viva, ma volevo fare una citazione) e qualche parlamentare di Sinistra, tipo Bob Hope, Ministro della Sanità.

Il partito dello scout di Rignano ha numeri certamente non esaltanti, ma è cruciale per il destino di questo esecutivo ed ogni critica o esternazione provocano scosse sismiche ai piedi del Bis-Conte. Il nostro Avvocato sa benissimo che in casa ha dei falchi pronti a banchettare sulla sua carcassa, ma non può far altro che andare avanti e sperare.

Il Movimento 5 Stelle fa quadrato intorno al “suo” Giuseppe Conte, ma quanto dureranno i grillini? Alcuni ministri provenienti dalle loro fila sono quotidianamente fatti oggetto di critiche, non solo da parte dell’opposizione di Centro-Destra, ma anche da parte dei noti Compagni di merende del Fu Rottamatore (che poi è sempre Renzi). Insomma nel Governo c’è una Fronda, che neanche le aperture del Cavaliere, passato da Giaguaro a tele-gatto di casa (passatemi la battuta lurida), possono nascondere la Spada di Damocle che pende sull’Esecutivo.

Ma non dimentichiamoci che anche dentro il Pd c’è il Califfo Campano, l’indimenticato e indimenticabile De Luca che attacca a testa bassa il Governo di Roma.

È chiaro che in questo momento nessun voglia far cadere il Governo, non perché si abbia a cuore la gestione di un emergenza (se lo credete, salutatemi gli unicorni rosa e Peter Pan), ma perché nessuno vuol prendersi la responsabilità di creare misure restrittive e contare morti al posto di Conte. Nella tempesta non si cambia il capitano, ma si aspetta l’approdo per denunziarlo per atti e/o omissioni.

Del IRAN do: si torna a parlare di Medio Oriente

A gennaio l’Iran era sul piede di guerra dopo l’uccisione del Generale dei Pasdaran, colpito da un drone americano in Iraq. Se volete esiste un articolo su Iuris Prudentes riguardo all’argomento (per una volta ho scritto io qualcosa di serio).

Dopo mesi che per mesi il Covid-19 ha imperversato sulla Repubblica Islamica Iraniana, si torna a respirare aria di guerra. La miccia è stata accesa dopo che il capo del progetto nucleare iraniano è stato ucciso, pare dai servizi segreti israeliani, che da tempo lo tenevano sotto controllo. Nelle piazze iraniane si torna a bruciare bandiere a stelle e strisce e le immagini dei due Presidenti, Trump e Biden. È curioso vedere che, mentre in Patria sembrano due mondi diversi, per gli iraniani non fa differenza che ci sia un presidente repubblicano o uno democratico.

La situazione in Medio Oriente non è mai stata tranquilla, ma ora torna ad essere incandescente, con possibile coinvolgimento degli statunitensi. Venti di guerra soffiano sul Golfo persico, ma è da ricordare che il Paese sciita ha sofferto molto per il Covid, non si sa bene quanto potrebbe sostenere una guerra.

Una sfida difficile per il nuovo Presidente Biden, che dovrà affrontare con la sua squadra e si preannunci parecchio complicata. Per Trump è invece un incentivo ad andarsene senza guerre iniziate.

 Il mondo nel Pallone

Sulla morte di Maradona chiunque ha detto qualunque cosa, per giorni le agenzie di informazione e i media hanno parlato della dipartita del campione argentino. La notizia ha per un po’ superato per trattazione quella della pandemia. Non mi pronuncio sulla scelta di dare così risonanza alla notizia, viste le condizioni in cui versa tutta la Terra, ma mi limito a provare a decifrare l’evento e il perché ha avuto un impatto mondiale.

Il Calcio, ossia lo Sport e tutto il suo contorno, muove le masse e i capitali; parlare di calcio non è parlare solo di uno sport di squadra: è costume, economia, politica, gossip, informazione e attualità. Tutto quello che accade nel Mondo, se rientra nel calcio, è amplificato per mille o un milione di volte. Maradona è stato sicuramente una personalità dominante nel Mondo del Pallone, dunque, di riflesso è entrato nel sentire comune di miliardi di persone per decenni.

Le scelte, gli errori, le prese di posizione, le parole e persino la sola immagine fisica o il profilo di Maradona, avevano un significato simbolico, sicuramente al di là della persona, ossia del ragazzo argentino, nato tra le baracche, con un piede mancino unico, campione del Mondo e campione d’Italia.

“Maradona ha superato Diego”, cioè il simbolo ha schiacciato l’uomo, hanno detto alcuni, ma non si può negare che il Dieci del Napoli ha comunque avuto per tutta la vita una sua coerenza, un suo stile, insomma un’unicità, che teneva uniti il Personaggio con la Persona. Moltissimi suoi gesti e comportamenti, dal mio modesto punto di vista, sono assolutamente ingiustificabili, anche se non spetta a un calciatore insegnare a tutti come si vive.

Non si può limitare a bollarlo come tossico dipendente ed evasore, ma neanche omettere questi fatti, né tantomeno ridurli o giustificarli. Inoltre non si può dimenticare le critiche rivolte ad un Santo (Giovanni Paolo II) e le amicizie con uomini politici fautori di politiche violente verso gli oppositori (Castro e Chavez), ma neanche non ricordare le sue opere di carità e la sua innata generosità per i più deboli e per chi non ha voce.

Qui iniziano i dilemmi pirandelliani: chi era Maradona? Quello segna di mano o quello che dribbla mezza squadra avversaria? Si può separare la figura pubblica dall’individuo? Questo è il sacrificio che si deve pagare per la Fama? È un prezzo molto caro: la vita per l’Immortalità nella memoria collettiva.

Ma ciò che si può e, a mio parere, si deve, tenere separato dal resto sono le giocate, i goals, i dribbling, gli assist che Maradona ha fatto nella sua carriera. Tutti questi gesti tecnici sono la vera eredità lasciata a tutti, la vera identità. Era l’estetica dell’attività fisica, quando l’atto meccanico diventa arte: il pallone si trasforma in pennello, la rete che diventa tela. Un napoletano illustre, il filosofo liberale Benedetto Croce, che non ha mai conosciuto Maradona, disse:” Di un artista si dovrebbero studiare solo le opere”.

Non è giusto usare sempre questo canone, ma in un momento di bombardamento mediatico di pianti e critiche, è una consolazione ricordare il silenzio durante la traiettoria del pallone e il tripudio delle curve quando la palla entrava in rete.

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