Intervista a Robert Zielonka, curator dei Global Shapers Rome Hub.

a cura di Pierpaolo Canero 

I Global Shapers sono l’associazione giovanile di volontariato fondata su iniziativa del World Economic Forum (WEF) nel 2011. È un’associazione apolitica e apartitica che si occupa della realizzazione di progetti sul territorio locale, in questo caso Roma.

Ciao Robert, grazie per aver acconsentito a questa intervista. Spieghiamo brevemente ai nostri lettori chi sono i Global Shapers, cosa fate, cosa vi caratterizza.

Grazie a te per l’invito. I Global Shapers (di seguito Shapers) sono giovani tra i 18 ed i 30 con tanta voglia di fare che, nel nostro caso vivono, studiano o lavorano a Roma che hanno deciso di impegnare una buona parte del loro tempo libero per provare ad affrontare e risolvere i problemi della nostra città. Siamo ragazzi che sognano in grande, che vogliono fare qualcosa di concreto per aiutare gli altri, creare opportunità per la nostra generazione che, specialmente in questo periodo, si sente particolarmente trascurata.

Ci occupiamo di volontariato su tre settori sulla base delle linee guida che ci fornisce il WEF. Ci occupiamo di sostenibilità ambientale, quindi sosteniamo progetti per rendere i processi produttivi delle realtà locali più sostenibili, come anche progetti per contribuire a tenere materialmente più pulito l’ambiente attorno a noi come attività di awareness nelle scuole. Il secondo nostro pilastro è l’educazione ed il lavoro. Abbiamo come obbiettivo avvicinare i giovani al mondo del lavoro, fare un reskilling delle competenze che, soprattutto in un tempo di industria 4.0, è un tema particolarmente rilevante e vivo. Infine ci occupiamo di equità ed inclusione. Qui penso ad un concetto di equità inclusione molto lato, quindi ad esempio la realizzazione di progetti rivolti a giovani di realtà periferiche per dare a tutti le stesse possibilità, inclusione intesa anche come integrazione delle comunità di immigrati (abbiamo proprio l’anno scorso realizzato un progetto con il FAI nel quale formavamo migranti di seconda generazione come mediatori artistico-culturali), oppure ancora progetti riguardanti la parità di genere.

Vogliamo essere un esempio positivo per gli altri giovani, un punto di riferimento e dimostrare che aiutandoci a vicenda possiamo raggiungere risultati inaspettati. Per questo premiamo molto sulle collaborazioni con le altre realtà giovanili. Non vogliamo essere una realtà autoreferenziale. La nostra priorità è avere un impatto, creare una grande rete giovanile, essere un motore di idee positive che devono essere contagiate.

 

Cosa caratterizza i vostri progetti?

I nostri progetti devono appunto avere un impatto concreto, non vogliamo che rimangano parole al vento. Per questo misuriamo l’impatto ex-ante, durante ed ex post di tutti i progetti che realizziamo, in modo tale da avere il miglior risultato possibile. Inoltre premiamo sempre molto su altri due aspetti: la scalabilità, vogliamo che i nostri progetti possano crescere di dimensione e siano in grado raggiungere sempre più persone possibili e la replicabilità, quindi la possibilità anche per altre associazioni o chi interessato, di riprodurre il lavoro che abbiamo fatto in un diverso contesto. Quello che conta è il risultato finale, cioè quante persone abbiamo potuto aiutare. Non siamo gelosi dei nostri progetti, anzi, siamo felici se vengono adottati e ricondivisi.

 

Parlando di coinvolgimento e condivisione, so che state realizzando un grande progetto che coinvolge tutte le associazioni giovanili di Roma, di cosa si tratta?

Si tratta di Shaping Rome, il progetto di punta del 2021 che nasce cogliendo l’invito del WEF di creare dei dibattiti su come ripristinare le nostre città dopo la pandemia. Abbiamo preso questo invito molto seriamente e siamo voluti andare oltre. Abbiamo deciso non solo di discutere del rilancio di Roma ma di esserne il motore, quindi lavorare attivamente con tutte le realtà giovanili per progettare e dare luce ad iniziative congiunte. Shaping Rome è un catalizzatore nel quale raccogliamo proposte progettuali di associazioni giovanili romane, ma anche di qualsiasi giovane di Roma che abbia un’idea per la comunità ma ha bisogno di un piccolo aiuto per attuarla. Come Global Shapers ci poniamo sia come megafono di queste realtà e proposte progettuali, sia come consulenti per rendere concrete le soluzioni proposte. Il nostro scopo è mettere in contatto potenziali partner che potrebbero supportare i progetti, come università, enti di ricerca, aziende, fondazioni e istituzioni con le associazioni giovanili. Crediamo che condividendo tante esperienze e competenze diverse e lavorando verso obbiettivi simili si possa creare maggior valore, collegando fra loro mondi che di solito stentano a parlarsi.

 

La pandemia ha influenzato le vostre attività?

La pandemia ci impedisce di svolgere alcune attività in persona, però soprattutto ci stimola a lavorare ancora di più su nuovi progetti e a trovare soluzioni a nuovi problemi. Siamo particolarmente fieri di ciò che siamo riusciti a fare in questo periodo. Tra aprile e marzo abbiamo realizzato Save One Seat (S.O.S.), che è stata la prima piattaforma di dining bond in Italia. Abbiamo creato una piattaforma online sulla quale i ristoratori, pub ristoranti si potevano registrare e vendere dei voucher a potenziali clienti che potevano appunto acquistare buoni da poter utilizzare una volta riaperte le attività. Siamo riusciti a raggiungere e dare liquidità a più di 100 attività.

Un altro grande progetto portato avanti durante la prima ondata è #EUnite. Si tratta di un progetto di dimensione europea, realizzato con altri 40 hub, volto a rimarcare l’importanza di essere europei e dare un messaggio di unità e vicinanza indipendentemente dalla distanza creata dalla quarantena. Con questo progetto siamo riusciti a raggiungere più di un milione di persone in tutta Europa.

 

Mi sembra siano sempre progetti molto grandi. Come vi finanziate? Come funzionano le partnership?

 Noi non riceviamo alcun tipo di finanziamento dal WEF, né tantomeno da enti pubblici o aziende private. I nostri progetti sono interamente autofinanziati. Ogni volta che realizziamo un progetto nuovo facciamo una lista di potenziali partner, pubblici o privati, che potrebbero essere interessati a partecipare, quindi il budget disponibile varia molto a seconda dei casi. Alcuni progetti, come quelli di comunicazione, hanno bisogno di un budget maggiore proprio perché devono raggiungere più persone possibili. A riguardo abbiamo ad esempio una partnership attiva con il Gruppo Lavazza per la realizzazione di Heroes Never Sleep, un progetto che vuole raccontare e mettere in risalto le azioni concrete di quelli che chiamiamo “eroi locali”, persone che nel loro piccolo, a livello locale, contribuiscono con le loro azioni al raggiungimento di almeno uno degli obbiettivi di sviluppo sostenibile.

Cerchiamo sempre di sfruttare al massimo le conoscenze e le competenze degli shapers per trovare ogni volta i partner ed il metodo di lavoro più idoneo. La diversità del gruppo è la sua caratteristica principale e il nostro più grande punto di forza.

 

 Come si può entrare a far parte degli shapers?

Per entrare negli shapers ci sono due condizioni fondamentali. La prima, secondo le direttive del WEF, è avere un’età compresa fra i 18 e 27 anni al momento dell’ingresso. La seconda è essere presenti sulla città in cui si opera, nel nostro caso Roma, anche se abbiamo sedi sparse in tutta Italia. Attualmente gli incontri si svolgono online, ma in condizioni normali c’è bisogno della presenza fisica e della conoscenza dei luoghi e della particolarità delle città in cui si opera. Organizziamo due momenti di recruiting ogni anno, uno in autunno e uno intermedio in primavera durante i quali selezioniamo di volta in volta un numero di persone che possono entrare. Può sembrare antipatico “selezionare” per il volontariato, ma il punto di forza della nostra associazione è saper procedere in maniera veloce e compatta sui progetti, riuscendo ad avere un impatto maggiore. Per questo da un lato è molto importante essere un gruppo coeso ed unito, dall’altro avere a disposizione le competenze più adeguate. Stiamo comunque provando, passo dopo passo, a crescere: due anni fa eravamo 30, adesso siamo 40. Cresciamo lentamente proprio perché cerchiamo sempre di farlo in modo organico e controllato. La selezione non viene fatta sulla base del CV e delle conoscenze con gli shapers. I valori e le qualità più importanti che valutiamo sono la motivazione, l’intraprendenza e la disponibilità in termini di tempo, perché essere uno shaper e volere farlo bene richiede un impegno non indifferente. Puntiamo ad essere un gruppo eterogeneo per idee e competenze, perchè crediamo che dalla condivisione di tante esperienze e punti di vista diversi possano nascere progetti migliori e possibilità di arricchimento reciproco. Per provare a fare emergere tutte queste qualità, i nostri momenti di recruiting sono molto interattivi, direi addirittura divertenti.

Loading

Facebook Comments Box