Expo, quale destino?

A cura di Paolo Gregoris –

In questi mesi a Milano si sta svolgendo Expo, l’esposizione universale dal tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. L’argomento principale di questa Esposizione Universale è l’alimentazione, un punto fondamentale per il destino del pianeta, a causa della sempre crescente scarsità delle risorse alimentari e dell’incremento della popolazione globale. Expo permette il confronto su questo tema, consentendo al contempo la trasmissione della cultura delle varie nazioni tramite il cibo, punto d’incontro tra le persone.
Visitando Expo sorgono spontanee due domande: la prima riguarda lo stesso argomento dell’esposizione, ossia ci si interroga su come poter risolvere i problemi dell’alimentazione mondiale. Purtroppo, non essendo uno studioso del tema, non sono in grado di rispondere a questa domanda.
Il secondo quesito che emerge riguarda la destinazione dell’area attualmente utilizzata per l’Expo: una zona estremamente vasta che rischia di rimanere inutilizzata negli anni a venire, rappresentando un enorme spreco di risorse.
Per questa seconda domanda dobbiamo, invece, cercare una risposta, un’idea, per evitare che il monito di Expo cada nel nulla. Personalmente utilizzerei quell’area per la costruzione di un’università che possa diventare un punto di riferimento a livello mondiale, costruendoci attorno un campus a misura di studente.
Uno dei problemi del mondo universitario italiano è che gli atenei sono inseriti nel pieno centro delle città, costringendo gli studenti a pagare degli affitti elevatissimi. In questo caso abbiamo la possibilità di realizzare delle residenze per gli studenti più economiche, come accade nella stragrande maggioranza dei paesi europei.
Oltre a questo, ci sarebbe la possibilità di costruire aule che effettivamente possano contenere tutti gli studenti, di creare per i corsi di laurea in materia scientifiche dei laboratori, che purtroppo sono spesso inadeguati o insufficienti negli atenei nazionali.
Bisognerebbe, inoltre, portare ad insegnare nelle aule i migliori profili nazionali e non, per renderla un’università internazionale.
E magari, da questa nuova università, molto probabilmente futuristica, potrebbe arrivare la risposta alla prima domanda, ossia come risolvere il problema dell’alimentazione globale.

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