A cura di Clotilde Formica –
Riflessioni di una giovane pacifista agli albori di una guerra.
È facile essere e sentirsi una pacifista in tempi di pace, ben più difficile è continuare a credere nelle tue idee quando la guerra diventa una parola sempre meno lontana e astratta.
Si affollano nella mente pensieri di vario genere cercando una giustificazione o un filo logico a tutto quello che sta succedendo eppure un filo per sbrogliare la matassa sembra non esistere.
“Non arrendiamoci all’inevitabilità di nulla, tanto meno all’inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta” scriveva Tiziano Terzani nella sua lettera ad Oriana Fallaci dopo l’attentato dell’11 settembre, leggere tale lettera alla luce dei recenti eventi fa un effetto del tutto diverso. Si è parlato tanto di esercito europeo in questi giorni, si è parlato di guerra e si è parlato di necessità di combattere e ribellarsi.
L’attacco a Parigi insieme a tutti gli altri attacchi terroristici di oggi e di ieri puntano a disintegrare l’essenza della cultura occidentale, la propaganda islamica è precisa e mirata a conquistare quante più menti possibili, tentano di plagiarci e omologarci alla dottrina dell’odio.
L’unico modo efficace per combattere è dentro di noi, loro sono macchine da guerra forgiate per essere insensibili, accecate dal fanatismo e dall’odio ingiustificato, noi possiamo armarci di idee e consapevolezza. Non lasciamoci scivolare la società addosso, sperando passivamente di non essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, non rinunciamo ai nostri diritti, non rinunciamo alla nostra libertà perché una vita senza libertà è una vita sprecata.
La storia non è stata scritta da persone vili nascoste in un’esistenza strisciante nell’ombra,
la storia è stata scritta da coloro che hanno avuto il coraggio di morire per una società migliore. La cultura è la bomba atomica più forte che l’uomo conosca, ognuno di noi ha tale arma di distruzione di massa rinchiusa nel suo cervello, se tutti avessimo il coraggio di sganciarla forse ci sarebbe ancora una speranza di sconfiggere sul nascere questo nuovo tentativo di colonialismo delle menti. Riscopriamo la bellezza della pace anche nella nostra piccola realtà quotidiana, lasciamoci dietro più sorrisi e meno rancori. “Se uno ti punta un fucile in faccia sorridi” diceva Terzani, quello stesso sorriso lo aveva salvato da un soldato Cambogiano pronto ad ucciderlo… pensate se a sorridere fosse il mondo intero.