“Gallina vecchia fa buon brodo”

A cura di Nicola Pigna –

Il detto secondo cui la carne di una gallina non più giovane renda più saporito il brodo pare sia comprovato da una consolidata, e garantita, tradizione culinaria, preoccupata dei sapori e raffinata da secoli di esperienza. Il proverbio pare sia usato anche per suffragare scelte orientate a preferire qualcosa di certo, rodato e conosciuto, rispetto a scintillanti novità di dubbia efficacia, perché quantomeno non ancora opportunamente sperimentate. È quasi un elogio alla prudenza, una furba occasione per assicurarsi il minimo “garantibile”… La signora Clinton, effettivamente, è, in questi giorni, il più noto esempio di quanto questa sensibilità ancora attragga un elettorato incerto e vessato da populismi pericolosi. Hillary, certamente, non è giovanissima, ma è altrettanto vero che sia una politica navigata, quantomeno di lungo corso. È noto, al mondo intero, che nella coppia con Bill è lei a portare i pantaloni. L’ha dimostrato proprio quando si scoprì che il marito soleva non portarli. Da molti fu considerata la negazione del femminismo, da altri una cinica politica attaccata alla sua posizione sociale, da altri ancora una donna innamorata. Ciò che conta, però, per un’analisi lucida, ed ormai “a freddo”, non è né il gossip, né la dietrologia ma solo e soltanto il risultato. Hillary avrebbe potuto benissimo mostrarsi vittima, far perdere popolarità al marito (ritenuto, ancora, uno dei migliori presidenti USA), agire da donna ferita alla ricerca di un effimero riscatto, avrebbe potuto distruggere la sua famiglia per orgoglio, avrebbe potuto cedere a facili vendette, ma non l’ha fatto. Le scelte che l’hanno portata a perdonare il marito restano del tutto personali, ma col senno di poi ha vinto lei. Si è confermata una signora pronta a credere in qualcosa di più grande: sarà stato il senso dello stato, sarà stato bieco opportunismo, sarà stato il senso della famiglia, sarà stata la forza di una grande lottatrice… Ha avuto, in ogni caso, l’intelligenza di rimettere in piedi un marito caduto in disgrazia perché accecato dalla transeunte illusione di essere onnipotente, patologia che il potere talvolta genera, e l’ha salvato agli occhi dell’opinione pubblica. Oggi quel marito è lì accanto a lei a combattere per lei. In questi anni si è dimostrata anche una sapiente governante. Una grande incassatrice di colpi bassi, pronta ad imparare la lezione e correggere i suoi errori. Nel 2008 accusò una dura batosta da Obama. Lei partiva come la grande favorita, il senatore afroamericano non avrebbe dovuto nemmeno poter immaginare alcuna speranza di vittoria eppure, alla fine, la Clinton risultò sconfitta. Con lealtà sostenne Obama nella corsa alla Casa Bianca. Con umiltà entrò nel suo governo e si distinse come intelligentissimo Segretario di Stato. Con tenacia ha ripreso a correre. Oggi si accredita come l’unica alternativa ad ogni conservatorismo, l’unica speranza per un’America autorevole e non autoritaria nello scenario internazionale. Proprio su quest’autorevolezza, direi morale, degli Stati Uniti ha saputo costruire una fitta rete di relazioni internazionali, nel periodo in cui è stata segretario di Sato. Ha mostrato la forza che può scaturire da una capacità di visione chiara che, alla prova delle difficili congiunture mediorientali, ha confermato quanto i Clinton restino autorevoli garanti di un equilibrio assi faticoso ma necessario. Oggi quell’intraprendente, a tratti spocchiosa, ma raffinata e forte, donna di governo si prepara a giocarsi la partita della vita. Il vento in poppa è tutto suo, le attese sono tante, le speranze molto più concrete rispetto a quelle nutribili verso altri ciarlatani o nei confronti di provocatori “palazzinari” della Grande Mela. Non va del tutto dimenticato, al netto di ogni stucchevole retorica, che Hillary è una donna. E come tutte le donne, forse, ha una marcia in più… Non foss’altro perché talvolta sono capaci di maggiore praticità rispetto a noi maschietti, così incentrati sul nostro retaggio antropologico più bizzarro: ritenerci il centro del mondo. È una madre di famiglia, una che quindi sa far quadrare i conti, sa cosa significa sacrificio e rinuncia di sé per il bene di una comunità, grande o piccola che sia. Vorrei, infine, credere che avesse ragione la signora Thatcher quando diceva: “Se vuoi che qualcosa sia detta, chiedilo ad un uomo. Se vuoi che qualcosa sia fatta, chiedilo ad una donna”. In bocca al lupo Hillary, ci aspetterà, forse, una minestrina riscaldata ma, almeno, siamo certi che sarà saporita!

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