La strage che si poteva evitare

A cura di Marina Albisinni

Ore 11.30 di un’ordinaria mattina d’estate nel cuore della campagna pugliese, in cui spicca la macchia mediterranea e i secolari ulivi: due treni, il primo ETR 300 e il secondo ETR 200, della compagnia privata Ferrovie del Nord Barese, viaggiano sulla linea Bari-Nord. Nel tratto che collega Corato ad Andria, precisamente nella località di Ruvo di Puglia, all’improvviso lo scontro, il forte boato che prende il sopravvento sul consueto frinire delle cicale; pezzi di lamiere che volano ovunque, i vagoni dei due treni che si ribaltano, sbriciolati per il forte impatto, si accartocciano, si distruggono. È l’inferno. Tanti i lamenti, le grida; poi solo morte, sgomento e terrore negli occhi dei tanti sciagurati passeggeri, i soli superstiti.
A bordo dei due treni, come ogni giornata infrasettimanale, i soliti viaggiatori: studenti, tanti pendolari ed infine i turisti in transito per raggiungere l’aeroporto di Bari Palese. Lunga e difficile si prospetta l’opera di salvataggio delle vittime, dei pochi sopravvissuti. Interminabilmente cresce il numero di coloro che non ce l’hanno fatta. Subito dopo la prima diffusione della notizia, i parenti, i conoscenti e anche i curiosi arrivano sul luogo dell’incidente; le immagini sono quelle di un film dell’orrore: gente che piange, che si dispera, cadaveri ovunque. Toccante la scena della mamma che stringe a se il suo piccolo bambino, estratto dalle lamiere miracolosamente vivo. L’eco della tragedia si diffonde velocemente, a livello nazionale ed internazionale, e le espressioni ricorrenti sono <<scene allucinanti>>, <<scene surreali>> , <<sembra una strage aerea>>. Ma ciò che “stupisce” è sicuramente l’affermazione di chi con schiettezza dice <<la strage poteva essere evitata>>.
Errare humanum est, dicevano i latini, e certamente in questa vicenda l’errore umano ha inciso, ma la riflessione non può e non deve fermarsi solo sulle ipotetiche colpe, sugli errori probabilmente commessi dal macchinista o ancora sulla distrazione del capo stazione. La riflessione deve andare ben oltre, deve considerare necessariamente la realtà ferroviaria del Sud Italia. Una delle cause del disastro è riconducibile a ciò che viene nelle ultime ore definito come il “maledetto binario unico”. Nel Sud Italia, quindi non solo in Puglia, è vergognoso che nel 2016 siano tantissime le tratte in cui ancora si viaggia su binario unico. Prendendo in considerazione lo scenario della tragedia, 531 km sono a binario unico, a fronte di soli 297 km a doppio binario. Percentuale sicuramente molto bassa. E’ questa, dunque, una linea senza scampo se si incontrano due treni. Un altro elemento mancante è il cosiddetto Sistema di Controllo della Marcia Treno (in sigla SCMT), poiché sulla tratta è ancora presente l’obsoleto “blocco telefonico”, modalità ampiamente superata; il SCMT è un sistema di controllo ferroviario che ha il compito di mantenere sotto vigilanza elettronica il comportamento del personale di macchina, ossia il suo fine è quello di evitare che errori umani come questo possano diventare tragedie. Il tratto da Ruvo di Puglia a Corato ed Andria rientra in un più ampio progetto di investimenti al fine di raddoppiare l’attuale binario unico: chissà tra quanti anni sarà attuato! Con tali presupposti come poter ritenere che si sia trattato di un semplice incidente, anziché di una strage preannunciata? La Puglia, così come la Calabria, la Basilicata, la Sicilia, in materia ferroviaria sono lontane anni luce dal Nord Italia. La mitica Alta Velocità nel meridione è purtroppo solo una chimera. Il disastro ferroviario non ha colpito i viaggiatori di serie A, delle grandi frecce del Nord, che viaggiano comodamente; loro si godono il viaggio in ampie poltrone di pelle, con aria condizionata, servizio ristorante e con la consapevolezza che l’orario previsto per l’arrivo a destinazione verrà sicuramente rispettato, se non anticipato. La tragedia ha colpito l’utenza più debole, i pendolari, gli studenti, le signore che dal paese avevano deciso di fare una passeggiata in città. Loro, purtroppo, nell’Italia a due velocità sono passeggieri di serie B, costretti a viaggiare ammassati come merci, in convogli sporchi e mal funzionanti, rassegnati all’idea del perenne ritardo. Queste condizioni non sono degne del genere umano nel 2016. La procura di Trani ha aperto un fascicolo con l’accusa di omicidio colposo plurimo contro ignoti e disastro ferroviario. È doveroso fare chiarezza sulla vicenda, capire quali possono essere stati i passi falsi commessi, chi sono i colpevoli di questa strage immane, ma prevedibile. È noto che Cristo si sia fermato ad Eboli, cosi come il progresso ferroviario si è fermato a Napoli. Corsi e ricorsi storici, direbbero i filosofi; il divario Nord Sud è una perenne costante: il Nord con le sue “frecce” che viaggiano a velocità della luce, e il Sud con le sue “fecce”, ossia infrastrutture obsolete e tecnologie non adeguate, se non del tutto assenti.

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