La Repubblica dell’instabilità

di Marco Romolo

Il sessantaseiesimo governo in 73 anni di vita. 1’min

In Italia la vita media dell’esecutivo è poco più di un anno.

Ciò che doveva essere l’eccezione, la cosiddetta “crisi di governo”, è ormai prassi. Inutile focalizzarsi sul singolo evento, ieri è stata l’ambizione di un ministro dell’Interno, domani sarà qualcos’altro.

Qua c’è un problema strutturale e le conseguenze sono ben visibili.

Internazionalmente i governi italiani non ispirano né fiducia né credibilità negli altri paesi, e non v’è bisogno di fare degli esempi. Internamente l’apparato amministrativo ed il settore privato hanno sviluppato per necessità un vero e proprio distacco dal vertice politico. Questo per poter essere il meno possibile influenzati da scelte volatili e spesso contrapposte che si alternano di anno in anno. Ma soprattutto non possono essere messe in pratica politiche a lungo termine, non possono esserne valutati gli effetti né tanto meno attribuiti meriti o responsabilità basandosi sui risultati.

Tutto ciò sta portando l’esecutivo ad essere più un impiccio da sbrigare, quasi una formalità piuttosto che qualcosa di utile. Eppure, siccome ad oggi la democrazia rappresentativa si è dimostrata il miglior metodo di governo, di cambiare il principio cardine non se ne parla. È il sistema stesso, costruito su tale principio, che va modificato. Non possiamo permettere che la direzione del Paese cambi così facilmente, condizionata da così tanti fattori.

Idee ce ne sono già, dall’obbligo di possesso di titoli di studio adeguati per i ministri finanche all’elezione diretta dell’esecutivo. Tuttavia, è indispensabile che chi assuma l’impegno di governare lo porti a termine, volente o nolente. Solo in cinque anni possono essere messe in pratica le promesse delle campagne elettorali. Solo in cinque anni si potrà valutare e giudicare realmente, sui fatti, l’operato di chi governa.

Abbiamo dannatamente bisogno che la stabilità diventi la regola e non più l’eccezione.

Questa precarietà intrinseca è la vera debolezza del Paese. Non si è mai visto un sistema di governo instabile guidare un paese forte, le due cose, semplicemente, non possono coesistere.

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