Brexit ed emergenza pandemica: quale prospettiva per gli imprenditori italiani in Gran Bretagna?

di Chiara Verdone-

In Gran Bretagna, l’economia sembra essere a caduta libera. Si annuncia che il periodo di transazione non sarà prolungato e che verrà adottato un approccio “soft” riguardo i controlli alla dogana post-Brexit. Ad aprile, il PIL ha raggiunto un grande crollo: -20,4% rispetto al -5.8% di marzo, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica (ONS).

Il lockdown si è rivelato particolarmente negativo per l’economia britannica. Il governo britannico ha annunciato che non invocherà un allungamento del periodo di transazione, come è stato richiesto da Scozia, Irlanda del Nord e Galles al fine di raggiungere un accordo commerciale con l’Unione Europea.

Boris Johnson, invece, preme per rispettare la promessa di “concludere Brexit” e finire il periodo di transazione il 31 dicembre di questo anno, con o senza intesa.

Per le imprese che avevano richiesto e sperato in un rinvio, c’è una novità. Il governo britannico ha, infatti, annunciato un’inversione ad U relativamente ai controlli ala frontiera. Le merci provenienti da paesi dell’Unione Europea non saranno soggette a controlli rigorosi nei prossimi sei mesi, indipendentemente dalla possibilità di “no deal”. I controlli verranno, gradualmente, introdotti tra gennaio e luglio al fine di adeguarsi a questa nuova realtà. Inoltre, il pagamento delle tariffe sarà differito. A tal proposito, il governo prende atto dell’impossibilità delle imprese di gestire l’impatto dell’epidemia e rassicura: “Saremo pragmatici e flessibili”. L’approccio “soft” sui controlli alle frontiere riguarda solo le importazioni e non le esportazioni. L’Unione europea ha già notificato che non intende scendere a compromessi: i controlli verranno avviati secondo quanto previsto, ovvero dal primo gennaio. Le decisioni del governo britannico rappresentano una “boccata d’aria fresca” per le imprese italiane che esportano in Gran Bretagna. Inoltre, ciò faciliterà, per sei mesi del 2021, imprese che lavorano con merci fresche, spesso soggette ad ispezioni e ritardi. “L’annuncio britannico facilita le imprese italiane, ma sarà solo una misura temporanea”, queste le parole di Massimo Carnelos, capo dell’Ufficio economico e commerciale dell’Ambasciata d’Italia a Londra. Operare in Gran Bretagna, per molti imprenditori italiani, potrebbe comportare vantaggi superiori agli svantaggi prodotti dalla Brexit. Vi è un apprezzamento generale del pragmatismo britannico nonostante la tempesta subita per Brexit e Covid-19. Le chance di un’uscita senza deal sono aumentate notevolmente dopo l’annuncio, da parte di Londra, che non chiederà un allungamento del periodo di transazione oltre il 31 dicembre. La possibilità di no deal genera, ovviamente, una fase di incertezza che non coinciderà con la “chiusura” del mercato ma con un semplice adattamento alle nuove norme.

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