Ludovica Spigone

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Vittorie e sconfitte: le due facce della medaglia

Ludovica Spigone 4 Maggio 2021 Nessun commento

Vittoria e sconfitta sono due sostantivi femminili che suscitano entrambe forti reazioni emotiveseppur con modalità diverse. L’una si manifesta come il risultato di una superiorità

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@iurisprudentes
Finalmente TEDxLuiss! Quando: il 3 maggio 2023, or Finalmente TEDxLuiss!
Quando: il 3 maggio 2023, ore 10:00
Dove: Aula Magna Mario Arcelli, Campus Luiss Viale Pola 
Per scoprire il tema dell’evento e la riflessione della nostra 
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✍️ di Giulia Giancaspro @giulia.giancaspro_ ✍️ di Giulia Giancaspro
@giulia.giancaspro_ 
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La transizione ecologica rappresenta una delle sfide più significative della nostra epoca: un sistema per contrastare il cambiamento climatico ed assicurare alle prossime generazioni un futuro più sostenibile in un pianeta quasi irrimediabilmente compromesso.
Con l’espressione “transizione ecologica” si intende un processo di graduale cambiamento finalizzato ad arginare sino ad inibire fenomeni considerati a lungo termine dannosi per l’ecosistema. L’etimologia del termine ecologia deriva, infatti, dal greco “oìkos”, ovvero “casa”, sancendo l’indissolubile legame che unisce l’uomo con il pianeta Terra, che da sempre lo ospita e lo accudisce. La definizione di transizione ecologica si configura, difatti, come un nuovo modello economico – sociale, sviluppato per ridefinire il modo in cui le risorse vengono sfruttate per i molteplici scopi umani.
Le istituzioni nazionali ed internazionali stanno agendo e cooperando in una serie di interventi volti a raggiungere la neutralità climatica e combattere il degrado ambientale. Nel 2015, le Nazioni Unite hanno adottato “L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”: un progetto condiviso per la pace e la prosperità del pianeta, incentrato sui “17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile”. Questi ultimi tengono conto in maniera equilibrata delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale ed ecologica) e tutti i paesi membri dell’ONU sono tenuti a realizzarli entro il 2030.
✍️ di Chiara La Rocca @____klar 💻 Leggi ✍️ di Chiara La Rocca 
@____klar 
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La notte tra il 5 e il 6 febbraio, è stata “l bel paese / ch’Appennin parte, e ’l mar circonda e l’Alpe” (Canzoniere, CXLVI), “Del bel paese là dove ‘l sì sona” (Inferno, XXXIII,80); sono questi i versi di Dante e di Petrarca che hanno coniato il mito dell’Italia quale “bel paese”, infatti, in questo è possibile trovare, in poche centinaia di chilometri, meraviglie di ogni genere.
 
L’Italia è infatti disseminata di borghi accoglienti dove la tradizione si fonde con il presente. In questi, è possibile udire ancora i dialetti passeggiando per i vicoli e sentire i profumi provenienti dalle cucine delle nonne, sembra riecheggino le storie di coloro che li hanno abitati.
 
Nel corso degli anni passati, però, la popolazione ha “trascurato” questi luoghi trasferendosi nelle città alla ricerca di migliori opportunità lavorative. È proprio questo il fenomeno storico che viene descritto tra le strofe del “Ragazzo della via Gluck” di Adriano Celentano.
 
Negli ultimi tempi, grazie ad iniziative proposte da varie associazioni, come quella dei “borghi più belli d’Italia”, è nata nella popolazione la volontà di riqualificare il patrimonio architettonico dei borghi italiani e rilanciarne le prospettive sia a livello abitativo che turistico, al fine di incentivare il ripopolamento di luoghi di grande suggestione ormai abbandonati.
 
Credo che il tema del ripopolamento dei piccoli comuni italiani sia di fondamentale importanza e, da giovane della “nuova generazione”, ho voluto intervistare una personalità esperta in materia, il Direttore People&Culture Francesco Maria Spanò, per poter comprendere sia come si è arrivati a tale sostanziale diminuzione demografica sia quali possono essere i mezzi per riportare i borghi italiani a contare un modesto numero di residenti, come in passato.
 
Dalla rivoluzione industriale in poi le città sono iniziate a sorgere laddove la domanda di lavoro risultava maggiore, comportando la nascita del fenomeno dell’urbanesimo con la conseguente riduzione della popolazione di interi paesi.
✍️ di Enrica Vacca @enrica.vacca 💻 Leggi ✍️ di Enrica Vacca
@enrica.vacca 
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Il turismo di massa (c.d. overtourism) vede le sue origini nella seconda metà del XIX secolo, quando l’imprenditore inglese Thomas Cook, approfittando della rete ferroviaria in rapida espansione in Europa, fonda una società che può essere considerata la prima agenzia turistica. Lo scopo di quest’ultima è offrire, a prezzi accessibili al grande pubblico, non solo escursioni e gite giornaliere, ma anche vacanze più lunghe in Europa continentale, India, Asia e nell'emisfero occidentale. Nel 1890 la Thomas Cook & Son conta 20 000 viaggiatori all'anno.
 
Ad oggi, possiamo constatare che le persone che si muovono nel mondo sono più di 1,4 miliardi ogni anno, ma l’Organizzazione mondiale del turismo stima che nel 2030 il flusso internazionale di turisti supererà i 2 miliardi.
Tra le prime dieci mete preferite dai visitatori, ci sono*:
Francia 89 milioni di arrivi internazionali
Spagna 84 milioni di arrivi internazionali
USA 79 milioni di arrivi internazionali
Cina 66 milioni di arrivi internazionali
Italia 65 milioni di arrivi internazionali
Turchia 51 milioni di arrivi internazionali
Messico 45 milioni di arrivi internazionali
Germania / Thailandia 40 milioni di arrivi internazionali
Regno Unito 39 milioni di arrivi internazionali
*(dati aggiornati al 2023)
 
La vasta portata di persone che il turismo mobilita negli ultimi anni, causa gravi ripercussioni sulla popolazione locale e sull'ambiente.
Tra le problematiche ambientali che possiamo menzionare, c’è lo spreco di acqua (risorsa naturalmente scarsa in alcune mete calde) da parte di grandi complessi alberghieri, a scapito delle popolazioni locali. In media nelle regioni tropicali, vengono consumati 27 litri di acqua al giorno per abitante contro 100 litri al giorno per turista. Inoltre, in riva al mare, l'acqua viene spesso pompata direttamente dalla falda freatica, il che causa cedimenti del suolo e infiltrazioni di sabbia, la quale va a riempire i vuoti sotterranei formati. Pertanto, le spiagge colpite da tale fenomeno tendono a scomparire.
✍️ di Enrica Vacca @enrica.vacca 💻 Leggi ✍️ di Enrica Vacca
@enrica.vacca 
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INTRODUZIONE ALLA MATERIA
Prima di affrontare la questione, occorre fare chiarezza circa il cuore della stessa dal punto di vista descrittivo, sociologico e giuridico.
 
Per quanto concerne il primo aspetto, distinguiamo sei tipologie di abbigliamento femminile musulmano, elencate di seguito dalla meno alla più restrittiva:
a) Shayla: velo che copre solo i capelli
b) Hiyab: velo che copre i capelli e il collo
c) Al-Amira: velo che copre i capelli e il collo, scende sulle spalle e sul petto, ma lascia scoperto il volto;
d) Chador: velo che copre integralmente i capelli, il collo (si chiude sotto il mento), le spalle e scende fino ai piedi;
e) Niqab: velo che copre il capo e il busto, lasciando scoperti soltanto gli occhi;
f) Burka: velo che nella sua versione completa (afghana) copre tutto il corpo, compresi gli occhi, alla cui altezza è posizionata una retina che consente a chi lo indossa di vedere all'esterno.
 
Dal punto di vista sociologico, la diffusione tali indumenti varia da Paese a Paese, ed è frutto delle diverse circostanze storiche e politiche. In particolare, nell'emigrazione in Occidente l'uso è assolutamente minoritario, sino (in Italia) a tendere a zero nelle generazioni di immigrati più giovani.
 
Dal punto di vista giuridico, il dibattito è acceso. Vi è l’esigenza di comporre e bilanciare due interessi che, in tal caso, appaiono contrapposti: infatti, se da un lato il pluralismo religioso e l’integrazione culturale sono corollari di una società aperta e pacifica, dall’altro vi è la necessità di garantire l’incolumità e la pubblica sicurezza. È a tal proposito pertinente una considerazione di ordine pubblico: le persone travisate in modo da non essere riconoscibili (il lettore ritenga o meno adeguata in tale sede l’interpretazione estensiva del termine “mascherato” utilizzato nell’articolo 85 TULPS, ovvero dell’articolo 5 della legge 152/1975) non possono essere identificate dalle forze dell’ordine né, se del caso, descritte in modo efficace ai fini delle indagini dai testimoni.
✍️ di Irene Ammendola con la collaborazione de ✍️ di Irene Ammendola con la collaborazione della Prof.ssa Livia Salvini 
@ireneammendola 
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La legge di Bilancio 2023, L. n. 197/2022, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 2022 n. 303, con 107 voti favorevoli (69 contrari e un’astensione). Sono varie le novità in essa contenute. Tra queste: sale a 85.000 euro il limite di ricavi o compensi per l’accesso e la permanenza nel regime forfettario per i contribuenti titolari di partita IVA, l’efficacia di Plastic tax e sugar tax è posticipata al 1° gennaio 2024, sono previste agevolazioni per la compravendita degli immobili c.d. “green”.
L’art 1 co. 126 lett. a) della nuova legge di Bilancio ha, inoltre, introdotto una nuova disciplina fiscale sulle Criptoattività prevendendo l’aggiunta al co.1 art. 67 TUIR della lettera c – sexies (che riportiamo qui di seguito).
Art. 67 TUIR
“1. Sono redditi diversi :
[…]
c-sexies) le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attività, comunque denominate, non inferiori complessivamente a 2.000 euro nel periodo d’imposta. Ai fini della presente lettera, per “cripto-attività” si intende una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga. Non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante la permuta tra cripto-attività aventi eguali caratteristiche e funzioni.”
Dall’introduzione di questa nuova lettera nasce una nuova categoria di redditi diversi. Tra questi rientrano le plusvalenze e gli altri proventi da cripto-attività. 
Molti esperti per orientarsi nell’interpretazione della disposizione hanno usato come lente il regolamento Micar [Market in Crypto asset COM593(2020)]. Ciò nonostante, permangono dubbi applicativi vista l’ampiezza dei termini utilizzati, la complessità e la rilevanza del fenomeno (il valore delle cripto-attività possedute in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 90 miliardi di euro, fonte: Chainanalysis).
Iuris Prudentes X Hortensia The Post ✍ di Feder Iuris Prudentes X Hortensia The Post 
✍ di Federica Panzarella 
@panzafede 
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Se il linguaggio influenza il pensiero e il pensiero influenza il linguaggio ed entrambi sono inseriti all’interno di una realtà storica e sociale radicata da migliaia di anni, costruita dai tempi dell’Antica Roma sul Mos Maiorum e il Pater Familias, non si può negare una consolidata tradizione patriarcale avallata da un linguaggio e da un pensiero che vengono poco aiutati a progredire verso la parità di genere.
Attraverso il linguaggio, il patriarcato continua ad esercitare in modo subdolo il suo potere, anche attraverso l’uso delle basilari regole sintattiche della nostra lingua. Prenderne consapevolezza è tanto complicato quanto necessario per discostarsene. Dunque, partire dal linguaggio è imprescindibile per scardinare costumi patriarcali radicatisi nel tempo; per questo è necessario che la questione venga guardata e gestita come centrale.
✍️ di Alessandro Romano @alessandro__romano ✍️ di Alessandro Romano
@alessandro__romano 
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Tra i prodotti e servizi più all’avanguardia che “l’internet” offre al giorno d’oggi, non possiamo non includere le intelligenze artificiali (IA), ormai accessibili a tutti.
Numerosi sono gli esempi di queste tecnologie che, in un arco di tempo piuttosto ristretto, potrebbero cambiare radicalmente le nostre vite.
In realtà, le IA sono già in uso nella nostra quotidianità da alcuni anni (sotto forma di strumenti quali assistenti vocali, guide autonome e notifiche personalizzate).
All’alba del 2023, ciò che fa discutere è la velocità e il modo con il quale queste IA si stanno evolvendo, avvicinandosi sempre più all’immaginario fantascientifico con cui, nei film, vengono identificati i robot. Vi stupirà sapere, infatti, che la breve introduzione di questo articolo è stata scritta da “Chat GPT”: un bot che ad oggi rappresenta l’eccellenza assoluta in termini di intelligenza artificiale e che, negli ultimi mesi, è stato oggetto di dibattiti feroci e contrastanti, che al contempo ne analizzano l’utilità, ma guardano con timore alle possibili applicazioni di questa tecnologia.
 
Cos’è Chat GPT? L’acronimo “GPT “sta per Generative Pretrained Transformer, mentre “Chat” sta ad indicare il modo con il quale questa IA è stata impostata. Il suo funzionamento è simile a quello utilizzato da uno di quei bot a cui chiediamo assistenza in caso di difficoltà su un qualsiasi sito.
Chat GPT è pertanto un modello di elaborazione del linguaggio sviluppato da OpenAI: un’organizzazione senza scopo di lucro che ha l’obiettivo di creare un’intelligenza artificiale amichevole (c.d. “friendly AI”) in modo che “l’umanità possa trarne beneficio”. Il fondatore, nel 2015, fu Elon Musk che, insieme ad altri investitori, ha donato oltre un miliardo di euro all’azienda, credendo fermamente di riuscire a sviluppare un IA che potesse essere utilizzata nel quotidiano per risolvere problemi di diversa complessità.
Fu così che nel 2022 ChatGPT diventa virale.
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