Si vis pacem…

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Dopo Venerdì sono rimasto in uno stato di Trance, ho farfugliato risposte a chi mi chiedeva e non ci ho pensato, restio come sono in questo periodo ad affrontare qualunque cosa di importante che non sia dove andare a bere il sabato sera. Poi ieri la Francia, prevedibilmente, ha bombardato Raqqa, che molti di voi probabilmente non conosceranno; Raqqa, insieme a Mosul è una delle principali roccaforti dello stato Islamico, è espressione del potere territoriale dell’Isis in Siria, e chi come me segue la vicenda “Stato Islamico” da parecchio tempo e non solo da ieri, sa bene che Raqqa sarebbe stata la prima città da colpire, da riconquistare, ed è proprio questo nome che mi risveglia dal torpore. L’Isis ha proliferato diventando il cancro mondiale che adesso sta manifestando i suoi sintomi (in Europa n.d.r.), e tutto il mondo sapeva benissimo dove erano queste persone ma quasi nessuno ha fatto niente. Men che meno la Francia. E i perché, a mio avviso, sono molto più semplici e meno complottisti di quanto pensiate. Si cerca di evitare la guerra, si cerca di evitare di mandare le persone a combattere, anche perché la guerra uccide e non solo “i cattivi”. Ma facciamo un passo indietro. Ho sempre affermato che la politica estera di determinate potenze occidentali fosse scellerata, più che scellerata; lo sappiamo tutti. Loro stesse, e gli USA in particolare lo hanno ammesso più volte e in più posti: l’Isis è una creazione statunitense. Lo hanno fatto perché volevano destabilizzare la regione e liberarsi di Assad, lo hanno fatto in Iraq e poi in Libia. Solo che a questo giro il giocattolo gli è sfuggito di mano ed è diventato quello che oggi è lo Stato Islamico. Hanno fatto questo ed ora ne stiamo pagando il prezzo, dannati occidentali. Poi mi fermo. Io studio Diritti Umani; come posso, come avrei potuto accettare la dittatura di uomini come Gheddafi, Assad, Hussein? Probabilmente ora non avreste le vostre dannate bandiere Francesi dappertutto e ci sarebbero ancora più di un milione di persone sotto la briglia stretta di tre delle dittature peggiori di sempre. Lo avreste potuto accettare? Sareste e siete stati proprio come le persone che oggi criticate, inermi, perché “il fatto non era il vostro”. Però chi ci ha liberato 70 anni fa? Oggi siamo davanti ad una presa di coscienza, una presa di coscienza enorme: l’ Isis esiste, ormai non importa chi lo ha armato, lo sappiamo: portiamoli davanti ad una Corte Penale Internazionale, sbattiamo tutta l’amministrazione Bush(intesa come family) al gabbio, io ci sto, sottoscrivo. Ma questo è un conto diverso rispetto a quello dell’Isis. Quindi torniamo a Raqqa. Non ho esultato né provato gioia o senso di soddisfazione da giustizia sommaria dopo la notizia del bombardamento francese, anche perché non ci vogliono video (anche datati e non sicuramente di ieri) per capire che le bombe intelligenti non esistono e quando gli aerei le sganciano qualcuno che non c’entra proprio niente muore, e questo mi rende infinitamente triste sapendo che i morti innocenti di Raqqa incontrano alle porte del Paradiso quelli di Parigi (vabbè forse un Paradiso diverso) entrambi vittime di una morte violenta, ingiustificata ed ingiustificabile. Però l’Isis esiste, continua ad esistere come stato organizzato più che come organizzazione terroristica, ha fatto piangere noi Europei e i Libanesi a Beirut perché gli stavamo mettendo i bastoni fra le ruote; io credo davvero nella pace, anche perché credo che la guerra sia la cosa più orrenda che possa capitare ad un popolo, spero di non viverla mai, rientra tra i miei incubi. NE HO DAVVERO PAURA. Però mi sentirei davvero stupido nel pensare che il cancro Isis possa essere estirpato con le carezzine, con i tavoli diplomatici e con le strette di mano, brucerei tutti gli armamenti mondiali adesso e mi giocherei tutte quante le guerre a “sasso, carta o forbice”, però il mondo non va così purtroppo, e per quanto mi faccia male dire una cosa del genere l’unico bisturi che può tagliare via questo tumore è la guerra. Se qualcuno trova un altro modo io sono per quel modo, però ad ora non credo esista. Io sono un uomo di legge e allora trovo soluzioni da uomo di legge, se si potesse consegnerei tutti ad un Tribunale, compresi i mandanti eh, compresi coloro i quali l’Isis l’hanno creata e nutrita, ma sapete anche voi che una cosa del genere non succederà mai. E intanto, e lo ripeto, l’Isis esiste, e prima di arrivare a Parigi ne ha uccisi parecchi, ha schiavizzato bambine, crocifisso, tagliato teste e ancora rubato, violentato, stuprato e distrutto tutto ciò che incontrava, compresa la cultura. Vi dice qualcosa Palmira? Non vale a niente dire che dobbiamo “rafforzare i nostri confini”, perché queste persone non si fermeranno, non si fermeranno nella nostra terra. Soprattutto non si fermeranno nella loro e continueranno a bruciare, annegare, torturare ed uccidere. Noi, intesi come intera umanità, possiamo continuare a permetterlo?

Umberto Romano

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La campagna imperialista di Gaio Giulio Cesare portò alla conquista della Gallia, praticamente tutta l’attuale Europa nord-occidentale fu occupata a suon di testuggini e fendenti di gladio. Circa milleduecento anni dopo, dall’altra parte dell’emisfero, Gengis Khan fondò l’impero mongolo, che prese il Medio Oriente e la Persia, estendendo i suoi confini fino ad una parte dell’Europa orientale. Quasi sei secoli dopo, Napoleone Bonaparte gettò le basi dell’Europa Continentale, imprimendo gli ideali di rinnovamento sociale che permeano tutt’oggi i nostri ordinamenti.

A chi appartiene la storia? E’ forse concesso tale onore ad Ariovisto, comandante delle germaniche genti? O forse appartiene a Tai-buqa, capo del popolo asiatico Naiman? A chi salterebbe in mente di attribuire al feldmaresciallo prussiano Gebhard Leberecht von Blücher, alleato del Duca di Wellington a Waterloo, una pagina di storia? Siamo in guerra, e questo è un dato di fatto, volgere uno sguardo al passato è doveroso, ma a quale fine? Inutile lasciarsi andare ad inutili piagnistei e pedanti moralismi, non possiamo cancellare il nostro trascorso da imperialisti. Bisogna analizzare il dato storico per trarne spunti strategici. Proprio così, spunti strategici! Non possiamo tornare indietro, non dobbiamo farlo, è nostro preciso compito, in questo momento storico, vincere la guerra e annientare l’avversario. Bisogna combattere usando l’intelligenza diplomatica e la precisione militare che ci hanno sempre contraddistinto. Colpire chirurgicamente il califfato e stringere alleanze con gli islamici “moderati”, solo così riusciremo ad ovviare ai nostri errori strategici. Abbiamo, nel corso dei secoli, involontariamente preparato il campo di battaglia in favore del nemico, contravvenendo alle regole che Sun Tzu consigliava già da due millenni. Abbiamo subito ingenti sconfitte, e altrettante, più importanti e macroscopiche, ne abbiamo inflitte. Abbiamo solcato mari, divulgato cultura e diffuso libertà di pensiero. L’arma più efficace deve essere quella che, per alcuni, è il nostro stesso punto debole: la libertà. Il nemico è sparuto e povero. Il nemico è codardo, più di noi. Il nemico prova a terrorizzarci con pochi fucili e qualche ordigno a base di chiodi e bulloni, ma il nemico è un manipolo di barbuti scellerati indottrinati da ideali di morte e antagonismo sfrenato. Non si può più imbastire un dialogo, non si possono più commettere i medesimi errori. E’ arrivato il momento di dimostrare quanto è forte il mondo occidentale unito, è necessario cogliere l’attimo ed essere cinici: la storia necessita di un autore. E’ fondamentale assumersi ancora un volta questo onere, i giganti su questo pianeta siamo noi.

Edoardo Licitra

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