A cura di Simonetta Trozzi–
Continua l’approfondimento di «Iuris Prudentes» sulla moneta elettronica e sul fenomeno BitCoin. Nell’ultimo numero l’Avv. Giorgio Maria Mazzoli ha risposto ad alcune domande sugli aspetti tecnici dell’argomento, in questa edizione vi proponiamo un’intervista doppia.
Intervista a Gustavo Olivieri, professore ordinario di Diritto Commerciale della LUISS.
-Prof. Olivieri, ritiene che la regolamentazione giuridica della moneta elettronica sia sufficiente o debba essere resa più analitica, soprattutto in riferimento al BitCoin?
Senz’altro vi è un quadro giuridico di riferimento per la materia, ma è anche vero che in relazione a questi sistemi di pagamento il quadro normativo non è definito. La regolamentazione nazionale riguarda la moneta elettronica ed ha un fondamento a livello comunitario; per l’Italia il recepimento è avvenuto tramite alcune norme del TUB. che affidano alla Banca d’Italia il compito di definire la moneta elettronica. Esiste poi una regolamentazione da parte di istituti, diversi dalle banche, che prestano servizi anche relativi alla moneta elettronica. Il tema però credo sia un altro. Rispetto alla nozione di moneta elettronica accolta in Italia e a livello europeo, quella di Bitcoin non si conforma perfettamente. La definizione, infatti, si basa ancora sulla nozione di moneta elettronica come credito, somma di denaro esistente presso un determinato intermediario che viene trasferita da un soggetto ad un altro tramite un supporto fisico o attraverso un altro canale. Nel caso del BitCoin questa definizione non è del tutto soddisfacente perché il funzionamento di questa ed altre monete elettroniche è diverso. Potremmo definirle strumenti in grado di adempiere determinate obbligazioni per trasferire denaro da un soggetto ad un altro. Dunque, alla luce di questa definizione, Bitcoin et similia perdono la qualificazione di moneta in senso proprio.
-In questo momento vi è difficoltà nell’inquadrare il Bitcoin anche da parte delle istituzioni nazionali ed europee?
La stessa Banca d’Italia, insieme ad altre Banche centrali europee, si è posta il problema della sua qualificazione. Le domande su cui riflettere sono molteplici. I soggetti che intervengono nel processo di costruzione e circolazione del Bitcoin devono essere regolati come intermediari finanziari? E se sì, visto che sono dislocati in Paesi molto lontani tra loro, fuori dai confini nazionali ed europei, come?.
-Professore, pensa che questa non predisposizione dell’ambiente giuridico sia sintomo dell’ulteriore non predisposizione della società ad accogliere questo tipo di moneta?
Direi senz’altro che i possibili utenti di moneta elettronica non sono adeguatamente pronti. Sia perché – con riferimento specifico al Bitcoin – è una realtà e uno strumento particolarmente complesso e sofisticato anche dal punto di vista tecnico; già questo basta per renderlo uno strumento poco maneggevole per un utente non adeguatamente strutturato e preparato, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche tecnico ed economico. In più la mancanza di un quadro tecnico e normativo, non solo nazionale ma anche internazionale, applicabile a questo genere di transazioni, rende quel mondo ancor meno accessibile e quindi rallenta l’espansione di questo tipo di moneta al di fuori di certi ambiti. Il BitCoin finora è stato utilizzato soprattutto durante i periodi di crisi monetaria e finanziaria in alcuni Paesi dove, essendosi bloccato il sistema bancario, alcuni utenti sono riusciti a passare su questo canale alternativo. Questo è il punto: BitCoin funziona ancora come un canale alternativo e in molti casi parallelo (quasi semiclandestino) al mercato dei servizi di pagamento tradizionali ed ufficiali.
-Addentriamoci nell’analisi dei profili incerti del BitCoin. Un problema connesso a quello dell’inquadramento giuridico potrebbe essere l’individuazione del regime di tassazione cui assoggettare le transazioni effettuate con questa valuta?
Sicuramente e non solo. Vi sono anche problemi di riciclaggio, di finanziamento alle attività illecite e di terrorismo. Ecco perché oggettivamente si pone un problema di regolamentazione di questa attività che allo stato non mi risulta essere stata regolata in nessun ordinamento.
-Professore, ma se il BItCoin, pur lentamente, si sta diffondendo, sicuramente presenterà dei vantaggi. Quale crede sia il più importante?
L’utilizzo che se ne fa è prevalentemente a livello di Rete e, difatti, questa è una prerogativa dello strumento, che è utile e maneggevole, orientato verso il commercio elettronico e un utilizzo su larga scala tra gli strumenti informatici. Questo è indubbiamente un vantaggio. Quindi, da questo punto di vista, non si può escludere che il BitCoin sia la moneta del futuro perché sicuramente questa, come altre monete elettroniche, ha una capacità di sfruttare le caratteristiche della Rete che la moneta tradizionale non ha.
-Alcuni parlano del fenomeno BitCoin come di una bolla destinata ad esplodere perché il suo utilizzo è principalmente basato sulla fiducia degli utenti. Qual è il suo parere in merito?
E’ molto difficile dare una risposta. Quello che si può dire è che, come tutte le monete, anche quella elettronica, in particolare il BitCoin, è particolarmente sensibile alla fiducia. Il successo è molto legato alla sua diffusione e al grado di accettazione; questo è a sua volta influenzato dalla fiducia. E’ un circolo vizioso, insomma. Tanto più si diffonde l’utilizzo, tanto più si accresce l’aspettativa degli utenti e quindi a sua volta questo alimenta l’effetto rete.Il fatto che il valore è molto oscillante rispetto ad altre monete che sono più stabili, di fatto rende l’utilizzo più rischioso anche solo dal punto di vista del cambio. Oltre a queste considerazioni sulla fiducia vi è anche un tema di concentrazione: quanto più cresce il potere all’interno di questo sistema di alcuni enti certificatori, tanto più si rende meno possibile l’alterazione dei valori dell’unità di conto in questione. Questo vale anche in riferimento alle valute di scambio tra banche. La minor concentrazione di certificatori rispetto ad altre monete potrebbe facilitare ipotesi di manipolazione dei valori sottostanti.
-In definitiva, qual è la sua personale opinione sul BitCoin?
Sicuramente ci sono dei profili che destano preoccupazione ma allo stesso tempo si tratta di caratteristiche che distinguono questo strumento rispetto a quelli tradizionali. Da liberista convinto, mi sento di dire che dobbiamo lasciare decidere il mercato. Visto che non ci sono negli ordinamenti occidentali divieti espliciti di creare monete elettroniche all’interno di comunità più o meno ampie come lo sono quelle che si creano all’interno della Rete, direi che il successo o l’insuccesso può essere decretato solo dal mercato. Ciò detto non significa che gli Stati, le autorità di vigilanza, le banche centrali non debbano affrontare le questioni sollevate da questi nuovi strumenti – in particolare il BitCoin – sotto i vari profili menzionati (come, ad esempio, il problema del riciclaggio). Si tratta di strumenti che si sono affermati sul mercato, che soddisfano delle esigenze meritevoli di tutela che quelli tradizionali in tutto o in parte non riescono a soddisfare. Direi che in questo momento è necessario limitare allo stretto indispensabile gli interventi delle autorità di controllo, di vigilanza e di governo.