Conversazione con Vittorio, un amico turco

A cura di Valerio Forestieri

L’articolo che segue è la conversazione con Vittorio, un amico turco che vive ad Istanbul. Poche domande, poche risposte; frasi che abbiamo scambiato nei giorni successivi al golpe sulla chat di un social network. Abbiamo però voluto, di comune accordo, pubblicare questo breve colloquio. All’inizio Vittorio era titubante: <<Il governo tiene sotto controllo i media>>. Poi si è deciso. <<Tutti fuori dalla Turchia devono conoscere la situazione>>, mi ha detto.

Non cercate tra queste righe informazioni inedite che altri giornali, altri siti, non possano darvi. Apprezzatene, però, i toni distopici, che raccontano di un Ministero per gli Affari Religiosi che ringrazia i cittadini per aver difeso il culto, del canto notturno dei muezzin che chiama il popolo in piazza, d’una laicità imposta e d’un eroe che noi – perdonerete l’arditezza- chiamiamo dittatore.

 

Meno di quattro giorni fa i carri armati bloccavano le principali arterie di Istanbul mentre per la città echeggiavano i colpi di mitra. Aiutami a capire cos’è successo in quella fatidica notte che ha segnato la storia della Turchia. Quali ripercussioni credi che avrà questo evento sulla tua vita quotidiana?

Sicuramente il 15 luglio del 2016 è una data che rimarrà per sempre impressa nella mia mente. Non è la prima volta che un gruppo dell’esercito turco effettua un golpe. Nel 1960 e nel 1980 il TSK (Türk Silahlı Kuvvetleri) ottenne il potere sulla nazione e nel 1971 costrinse il governo a dimettersi. E’ però la prima volta che io e i miei amici vediamo un golpe. Non siamo riusciti a dormire tutta la notte a causa dei rumori degli F-16 e degli elicotteri militari che dalle 10.30 fino alle 6 del mattino hanno volato rasenti gli edifici. Il figlio del mio vicino di casa ha balbettato per mezz’ora dalla paura…
In verità, non sappiamo ancora cosa pensare, non sappiamo cosa fare, perché questo evento, per adesso, è francamente indecifrabile.

Molti credono che Erdogan, forte della vittoria, possa divenire ancor più autoritario e comprimere le libertà personali dei cittadini…

E’ possibile perché Erdogan sostiene che la forma di governo presidenziale è nettamente migliore di quella parlamentare. Erdogan, adducendo a pretesto il benessere della nazione, ha sempre desiderato imporre il presidenzialismo. Per cambiare la costituzione deve ottenere almeno 374 seggi nel Parlamento. Alcuni pensano che Erdogan, avendo rafforzato la propria immagine in questa occasione, otterrà più voti alle prossime elezioni e potrà introdurre finalmente il sistema presidenziale. Erdogan, inoltre, rafforzerà il suo potere perché da una grande maggioranza del popolo è stato visto come un eroe quando è arrivato all’aeroporto Atatürk. Per adesso la libertà personale dei cittadini non è stata toccata, ma alcuni pensano che in un futuro molto vicino le leggi cambieranno e, con esse, anche la nostra vita.

Che ruolo ha giocato la religione nel sostegno ad Erdogan?

La religione ha giocato un’importantissima funzione unificatrice. Le moschee hanno incoraggiato il popolo turco cantando i ” Sela ” tutta la notte. Circa 209 persone sono morte per difendere il governo: la religione è stata fondamentale per incoraggiare il popolo a continuare a combattere. La religione è una questione molto delicata che in diverse epoche della storia dello Stato ha assunto significati diversi. Durante l’epoca di Ataturk la laicità, purtroppo, è stata imposta forzatamente dal governo per adattare il popolo turco a un modo di vivere che potremmo definire più secolare ed “europeo “.

Non temete che ora la Turchia possa prendere una deriva religiosa fondamentalista?

E’ molto presto per poter dare una risposta. Sicuramente la maggioranza del popolo ha protestato per le strade non solo per difendere il governo guidato dall’AKP, ma anche la propria religione contro l’ispirazione laica del gruppo dei golpisti. La mattina del 16 infatti, quando la situazione era già più tranquilla, il Ministro degli Affari Religiosi ha ringraziato il popolo turco perché non ha difeso solo la nazione, ma anche la propria religione. Molti, purtroppo, pensano ormai che l’armata turca sia avversa alla religione.

L’esercito si considera tutore della laicità dello Stato, vero?

Questo è probabilmente il punto più importante, la motivazione del golpe. Verso le 11.30 il canale principale della televisione pubblica, “TRT 1”, è stato occupato dal gruppo dei golpisti. Hanno costretto Tijen Karaş a recitare il manifesto del gruppo rivoluzionario. Il manifesto diceva che il governo dello Stato deve essere democratico e laico, mentre il governo attuale è fallimentare e corrotto.

Ma ci sarà pur stata una parta della popolazione che appoggiava il colpo di Stato! Perché i sostenitori del golpe non sono scesi in strada? Paura?

Stranamente questo golpe non è stato appoggiato né dalla popolazione né da qualche partito politico. Il 16, verso le 17.00, è stata fatta una riunione nel Parlamento turco e i quattro partiti principali (AKP, CHP, MHP, HD) hanno condannato il golpe definendolo assolutamente antidemocratico e opportunistico. Nei precedenti colpi di Stato – specialmente in quello del 12 settembre del 1980 – c’è stata una parte del popolo che è uscita in strada con le bandiere a ringraziare l’armata, perché in quell’epoca l’instabilità era grande a causa del conflitto fra la sinistra e la destra. Ormai il popolo turco vuole superare simili eventi, perché sono finiti sempre male: nel golpe del 1980 il popolo non è potuto uscire da casa per una settimana e tanti libri stranieri sono stati bruciati dall’armata.

La repressione di Erdogan, secondo le notizie che giungono in Italia, diviene, giorno dopo giorno, sempre più spietata. Voglio chiedertelo chiaro e tondo: potrebbe scoppiare ancora la violenza? Hai paura?

Questo è il vero timore di gran parte del popolo. La mattina del 16 la polizia che stava collaborando con la popolazione civile ha dovuto sparare in aria per fermare il popolo dal cercare di raggiungere e picchiare i soldati che si erano arresi. Mentre scrivo queste righe la gente è ancora nelle piazze con le bandiere; per adesso sembrano innocui e tranquilli.
Una certa inquietudine è però nell’aria. I miei amici ed io dobbiamo stare attenti a non pubblicare nei social media alcun post pro-golpe, perché il governo turco ha apertamente affermato che qualsiasi account che pubblica questo tipo di post sarà seguito dal governo. Sicuramente il governo vuole tenere sotto controllo la situazione. Per ora non si è verificato alcun atto di violenza contro la popolazione civile, ma alcuni soldati sono stati picchiati e addirittura ammazzati dal popolo.

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