A cura di Edoardo Licitra–
A pochi giorni da un referendum che cambierà le sorti della politica italiana, è sconcertante rendersi conto di quanti idioti, parteggianti per ambedue i fronti, popolano il meraviglioso mondo del web.
Tentando di categorizzare i prototipi dei c.d. “webeti”, si delineano tre profili: i talebani, i complottisti e le capre.
I talebani appartengono alla categoria meno pericolosa, sono coloro che tentano di discutere nel merito, ma restano attestati sulle loro posizioni, rifiutandosi di accettare un pensiero diverso dal loro, mettendo a repentaglio l’incolumità del dialogo democratico e ignorando le regole basilari della discussione meritocratica.
I complottisti sono più numerosi, e -a ben vedere- meglio organizzati. Si definiscono complottisti quegli utenti che, credendo di detenere la verità assoluta, si informano sulle piattaforme digitali più disparate; essi ritengono che gli organi di stampa più accreditati siano fonte di menzogna, legittimando di fatto siti internet quali “Tze Tze”, “Byoblu” e “Informati per resistere” alla diffusione del verbo.
Restano infine le capre, schieramenti di cittadini poco istruiti il cui voto vale quanto quello di un laureato alla Normale di Pisa. La categoria delle capre è senza dubbio la più preoccupante. Ci si riferisce ai depensanti, ai diffamatori di professione, ai mestieranti del fischio da stadio, gente il cui voto andrebbe subordinato ad un esame di cittadinanza riguardo l’assetto istituzionale. L’aspetto più aberrante di questo sottoinsieme, è che le capre ritengono valide soltanto le argomentazioni a loro comprensibili, ciò significa che, per accaparrarsi il loro voto, basta usare slogan, frasi semplici, proposte allucinanti come “rimandiamoli a casa loro” o “il referendum costituzionale limita la democrazia”.
In un momento tanto delicato per il paese, è necessario chiamare a raccolta tutte le persone di buonsenso, schierandole in una trincea virtuale a difesa del dialogo e di chi la pensa diversamente.
Risulterebbe provvidenziale una carneficina silenziosa dei plotoni di saccenti e di fruitori abusivi del termine “democrazia”.
Si imbraccino le tastiere, e si dia man forte a chi tenta di far capire a talebani, complottisti e capre, che la pratica del dialogo è volta alla costruzione, non all’insulto, che l’applicazione del principio “uno vale uno” è diversa da come oggi interpretata, che il potere dell’istruzione è più efficace della massa urlante.
Insomma, si scenda in campo e si dimostri che l’ignoranza non avrà gioco facile nel paese della Cultura.