Guerra all’ingratitudine

A cura di Edoardo Licitra-

Che sia da dentro una volante, o dalla ralla di un blindato in un deserto, o da un ufficio in procura, il sentimento è lo stesso. Ci si sacrifica per il bene comune, consapevoli che ogni scelta, se presa con coscienza, può salvare delle vite, può migliorarle o elevarle ad un grado accettabile di dignità.

Una volta usciti da quella volante, o da quel blindato, una volta tolta la divisa o riposto il distintivo, si rivestono i panni di cittadino comune, e ci si chiede se il rischio corso, se la responsabilità che gravava poche ore prima, sia effettivamente un peso che valga la pena di essere portato.

Dall’aula del Parlamento intitolata a Carlo Giuliani, alle uova marce ed ai sacchi di piscio scagliati contro i colleghi, gli esempi di ingratitudine sono tanti, troppi.

I combattenti dello schieramento degli ingrati provengono dai ceti sociali più disparati: c’è la giornalista (che vive grazie al sacrificio di un agente dei servizi che la protesse dai proiettili con il suo stesso corpo) che si esprime contro le forze armate, c’è lo studente che scrive “acab” e dopo il terremoto si premura di chiedere aiuto ai carabinieri, e c’è lo sfaccendato che sporge denuncia per il furto della bicicletta prima di andare allo stadio a gridare “Speziale libero”.

Alcuni sono più furbi, mascherano l’ingratitudine con la strumentalizzazione, vestono parti di divise, citano i membri delle forze armate nei comizi, si ergono a finti paladini dei sindacati di polizia. Altri ancora fanno addirittura dei corpi di pubblica sicurezza, usano la divisa per esercitare potere sui deboli, manifestano la loro inferiorità umana con la violenza.

Così, nel furore dell’irriconoscenza, i servitori dello Stato e della nazione, tornano nelle loro vesti, e continuano, giorno dopo giorno, a salvaguardare la società civile dalle insidie che la permeano.

Allo schieramento dei grati non resta che ammirare attoniti il coraggio con cui migliaia di donne e uomini sacrificano la propria serenità al servizio dei propri pari.

Nella guerra all’ingratitudine, l’unica vittoria riportata dal buonsenso è l’emersione dell’idiozia, il rafforzamento delle convinzioni di chi crede che la cretineria vada annientata con l’indifferenza.

A poche settimane dalla festa dell’Unità e delle Forze Armate, la redazione di IurisPrudentes si schiera con chi è grato al personale civile e militare che si spende per il nostro Paese.

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