IL NO ALLA PACE

A cura di Alice Ferraina-

Il 2 ottobre la popolazione colombiana è stata chiamata alle urne per pronunciarsi riguardo le trattative di pace concluse dal governo con le FARC, le forze armate rivoluzionarie colombiane. Vittoria del No (50.2%), anche se con un astensionismo del 60% più che eloquente. 

Nato nel ’64, il movimento FARC segue un’ideologia Marxista- Leninista e si pone in netto conflitto con le disuguaglianze economiche del Paese. I fondatori furono piccoli contadini, provenienti per la maggior parte dalle campagne dell’entroterra. Non stupisce quindi che il no alla ratifica delle trattative abbia raggiuto la percentuale più alta proprio nel cuore agricolo del Paese. Le conseguenze di quattro anni di negoziazioni, di guerra civile, di narcotraffico ed estorsioni, di corruzione, non sono bastati a mettere fine a questo strazio con un Sì. Ma perché ha vinto il No? I motivi in realtà sono molteplici e tutt’altro che scontati. 

Secondo quanto appurato negli ultimi quattro anni infatti, le FARC sarebbero uno dei più ricchi movimenti rivoluzionari al mondo grazie alla produzione e al traffico di stupefacenti: ciò significa ovviamente che il movimento ha profitti interni molto elevati, che gli permettono di “sopravvivere” e radicarsi. In più, un sondaggio del maggio 2016 ha rilevato la presenza di numerosi bambini intorno ai 5 anni fra le nuove reclute del movimento.

Un No schiacciante dunque, che demoralizza soprattutto la popolazione più giovane del Paese, la più interessata al futuro della Nazione. Un No che ha da contraltare il Nobel per la pace al presidente Santos, volto, sulla carta, a celebrare quelle lunghe negoziazioni che non hanno persuaso i cittadini colombiani a un decisivo cambio di rotta.

Il Paese in definitiva è stato chiamato al voto per un referendum che avrebbe potuto cambiare non solo la politica interna ma la vita quotidiana di tutti i cittadini. Difficile dire se il No provenga dalla paura di ritorsioni legate alla corruzione o da un reale interesse della popolazione a proseguire quella che è una vera e propria guerra civile. Il referendum colombiano è pertanto un buon esempio di come il risultato di un referendum possa essere influenzato da fattori storici, ideologici e sociali realmente difficili da sradicare.

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