Il libro della Giunta

A cura di Andrea Curti-

Stagione I

Al Capone. 

Ecco chi ci siamo ritrovati al Campidoglio, sciagurati e sventurati. 

Sciagurati e sventurati, populisti e superficiali, incauti e sprovveduti noi che abbiamo scelto di dare fiducia all’inesperienza e all’incapacità dopo vent’anni di esperti e capaci che, fino all’ora zero, avevano condotto Roma allo splendore che è sotto gli occhi di tutti. 

Virginia Al Raggi si insedia il 22 giugno 2016, a seguito di un’elezione che le consegna un consenso pressoché plebiscitario: al turno di ballottaggio quasi il 70% dei romani le da’ fiducia, lasciando allo sfidante San Roberto Giachetti del PD solo la magra consolazione del posto da consigliere comunale, da parlamentare della Repubblica e da vicepresidente della Camera dei Deputati. 

Da quel momento in poi, l’assedio ha inizio. Non passerà un giorno senza che le prime pagine di quotidiani e telegiornali diano al satanasso quel che merita: titoli strepitanti, riflettori sempre accesi, voci di complotti, sussurri di scissioni, abusi senza nome, malcelati praticantati presso avvocati che nella vita hanno osato difendere anche colpevoli, avvisi di garanzia forse che sì forse che no, amanti sospetti, congiure di palazzo, promozioni per amici della gioventù capitolina hitleriana, chat al veleno contro compagni di partito, rischiose spedizioni speleologiche sul tetto del Comune, scalate ostili della gang dei frigoriferi, le cavallette! 

Insomma, perdonerete se non vado oltre ma il quadro è tanto chiaro quanto noto: dimenticate i lussuriosi Borgia, i volitivi Medici, gli eccessi e gli intrighi della corte di Re Sole. Da oggi c’è la Giunta Raggi. 

La Giunta Raggi in questi primi otto mesi di prime pagin.. volevo dire, di governo, è stata funestata da una serie continua di scandali che mai avevano visto la luce nel nostro Paese e, soprattutto, nel Comune di Roma, eden ormai violato e profanato. 

Nei primi due/tre mesi di legislatura il caos era totale: su una giunta di oltre dieci elementi addirittura un paio sono stati cambiati nei primi tempi lasciando al governo della città spaesamento e instabilità. Passano pochi giorni e la tegola più pesante è pronta a cadere sulle spalle della giunta-fantasma: l’assessore Paola Muraro, titolare dell’ambiente, è indagata. Avete presente El Chapo, il potente magnate dei cartelli della droga messicana? Il confronto è impietoso. E che dire di Al Baghdadi, leader dell’ISIS? Dilettante allo sbaraglio. E Sauron, il signore oscuro? Poveri ingenui..

Paola Muraro, se memoria non m’inganna, è stata agli onori delle cronache per un mese intero. E vorrei vedere! Incauta la Sindaca Raggi a sceglierla come assessore all’ambiente, lei che era stata per dieci anni la maggiore esperta di rifiuti a Roma e che, nella sua decennale carriera di consulenza presso AMA (vi viene in mente qualcosa di più infamante per una che lavora con la monnezza?), aveva avuto l’ardire di mettere da parte circa un milione di euro di compensi –sì, diluiti in dieci anni, ma comunque una cifra esorbitante, anche se, a pensarci, i compensi dei manager di Monte dei Pasch.. ah no.- inciampando perfino nella conoscenza di Manlio Cerroni, che non si immagina per quale motivo dovesse essere noto a chi gestisse l’ambito rifiuti a Roma, neanche fosse un Buzzi qualunque presente alle cene di finanziamento del Partito Democr.. (colpo di tosse) Insomma, nella tempesta che da tempo avvolgeva l’ormai eterea Giunta, anche la Muraro è costretta a lasciare il posto.

Tutto questo si è risolto, pensate, nell’arco di pochi mesi, “normale assestamento”, ha sussurrato qualche bifolco, però che guaio! Chissà se Sala a Milano avrà avuto anche lui qualche rogna in questo periodo.. Ma in effetti, Sala, esiste? Governa Milano? Mah, strano non se ne parli, eppure ricordo di quei problemini che –potrei sbagliarmi, le notizie erano lacunose- aveva avuto con quegli appalti milionari di Exp..

Allora.  Torniamo ai nostri demoni. 

Passano i mesi e Roma soffre. Soffre terribilmente e a quanto pare anche nel M5S i malumori non si fanno attendere: spiattellati in prima pagina i dissidi, i complotti e i dissapori tra la Raggi e il suo giglio magico, tra la Raggi e il suo direttorio non direttorio, la Lombardi, la Taverna: tutte la chat sono riportate fedelmente. I giornalisti riferiscono perfino i virgolettati delle conversazioni telefoniche, di intere chiacchierate, di commenti, di strali che volano da un capo all’altro del Movimento a causa delle terribili nefandezze del mostruoso male che stava covando, silente e velenoso, in Campidoglio. Che orgoglio il giornalismo italiano: ha raggiunto un livello tecnologico e d’indagine dei fatti che solo i servizi segreti più avanzati possono vantare, anche se da qualche parte devo aver letto, ho questo flash, che in quanto a libertà di informazione siamo poco sopra i Paesi con dittatur… 

Ad ogni modo, senza stare a vagliare giorno per giorno gli orrori che la mente umana dei malvagi è in grado di produrre (e, fidatevi, rabbrividireste se proponessi il diario di bordo che i quotidiani ci hanno aiutato a monitorare! Che il cielo ci protegga..), arriviamo alle ultime due scottanti vicende: Marra e Romeo. La promozione e la polizza. Croce e delizia. 

Brevemente Marra. Pensate quanto devi essere potente se vieni eletta Sindaco, ti ritrovi una macchina amministrativa con oltre quarantamila dipendenti, duecento dirigenti e non puoi fare spoil sistem. Pensate quanto si può essere marci dentro se su quei duecento dirigenti risultano indagati uno su quattro e vai a fidarti proprio di Marra, che non è tra questi indagati ed è un ex ufficiale della Guardia di Finanza, che ha avuto la faccia tosta di continuare a lavorare, da interno alla macchina amministrativa, anche sotto la guida del mite Gianni Alemanno. Pensate quanto può far male, dopo che hai passato notti e giorni interi a predisporre un diabolico piano di promozione del fratello di Marra –anche lui dipendente da anni del Comune- costringendo Marra stesso a chiederne la promozione e poi scoprire – non ne va bene una!- che ai magistrati dichiara che la nomina è stata interamente decisa, magari inopportunamente (ma l’opportunità non rientra tra i presupposti del reato di falso, purtroppo!), ma comunque in totale autonomia da te. Che dolore, veder crollare questo castello di carte da far invidia alle nomine degli amici di sempre di Renzi a cariche governative una volta arrivato al Govern.. Ma non divaghiamo. La pagherà, e pagherà cara, la Raggi, per aver osato fidarsi di chi avrebbe ricevuto la fiducia di molti. Un errore politico (perché sì, in effetti non ha rubato soldi a nessuno né ha nominato dirigente delle Poste a 200mila euro l’anno il non titolato fratello di un Ministro dell’Interno ora promosso agli Ester..ma basta distrazioni) che, seppur ammesso e seppur sempre in fase d’avvio, è davvero imperdonabile. Pensate che si è addirittura scoperto dopo che Marra avrebbe commesso dei reati, sì ok risalgono alla gestione Alemanno e neppure Marino se n’era accorto ma la Raggi merita una punizione esemplare. 

Ma non serve indugiare sul passato. Arriviamo agli ultimissimi giorni. 

Virginia Al Raggi viene convocata dalla Procura di Roma per essere ascoltata in merito ai fatti che le sono contestati. 

A parte la questione di Marra, si viene a scoprire che il suo ex capo della Segreteria, Salvatore Romeo, avrebbe tentato di comprarla a sua insaputa e lei, che da avida rapace qual è ha ritenuto l’offerta immaginaria talmente tanto succulenta da non poterla rifiutare, l’accetta di buon grado promuovendolo per qualche tempo, prima che Romeo stesso si dimettesse dall’incarico.   

Qual è l’offerta? Se non siete riusciti ad averne notizia –e lo capisco, occorre un attento lavoro di ricerca a pagina 20 dei quotidiani per trovarla, neanche riguardasse l’indagatissimo e renzianissimo Ministro Lotti!- ecco gli estremi della questione. 

Si tratta di una di tre polizze sulla vita stipulate da Salvatore Romeo nel gennaio del 2016 quando, pensate, la Raggi non era neppure candidata (avrebbe vinto le primarie a fine febbraio): stolti se sottovalutate le abilità divinatorie dei servi del male! Sapeva, sapeva che sarebbe stata candidata e che avrebbe vinto con mesi d’anticipo, il corruttore. L’importo della polizza si stima intorno ai trentamila euro –cifra vertiginosa, comprerebbe chiunque intenda candidarsi a fare il Sindaco di Roma, lo so- che, badate bene, la Raggi avrebbe incassato una volta che il suo quasi coetaneo benefattore fosse passato a miglior vita. Un treno che passa una sola volta, un’opportunità irrifiutabile, capisco la vostra invidia. Il pensiero in effetti è generoso, la Raggi non aveva idea di essere beneficiaria di questa polizza eppure fiutava qualcosa, ecco perché mentre vinceva le primarie online, mentre otteneva il 70% dei consensi dei romani, nella sua testa era martellante il tarlo della generosità di Romeo: doveva ricambiarlo, anche se non sapeva esattamente perché, ma era certa che ne avrebbe tratto vantaggi clamorosi. E così ha fatto: ingenua sprovveduta? Non credo, immaginava tutto e ha voluto giocare col fuoco, come piace a lei.

Nel frattempo, solo perché a noi piace darle tutte e bene le notizie, è stata approvata, prima tra tutte le grandi città, una cosetta che si chiama bilancio (sì, quello che per un paio di settimane abbiamo notato in prima pagina per un piccolo stop burocratico interno) che da’ una prima idea, in quanto primo vero atto di programmazione governativa possibile, di quale sia la –ovviamente disastrosa- visione di Roma che ha questo manipolo di manigoldi allo sbaraglio.

Comunque, tornando alle nefandezze della dura realtà cui siamo costretti ad assistere, quanto riportato sopra è quel che hanno riportato i giornali, perché di notizie vere e confermate, ad ora, neanche l’ombra. Nel frattempo è stata interrogata dai magistrati per circa otto ore, come si confà ad un pericoloso criminale del suo calibro.

Indiscrezioni, presto ribattute su tutte le testate online, riportano che Virginia Al Raggi abbia concluso l’interrogatorio fiume nell’aula bunker esclamando al PM, in un ultimo accesso d’ira e orgoglio, con voce stridula e gaudente col gusto sadico del gran finale: “Sei solo chiacchiere e distintivo!”. 

*Ogni provocazione è puramente voluta. Per prendersi sul serio c’era da mettersi in fila*

Loading

Facebook Comments Box