L’Europa continuo a sognarla

A cura di Stefano Gatti-

 Tra chi promette l’uscita dall’euro e chi l’uscita dall’Unione, forse mai come oggi il tema europeo infiamma il dibattito politico, ma in maniera molto diversa da come avrebbero voluto i padri fondatori. Eppure si trascura un particolare nient’affatto irrilevante, la pace. Diciamoci la verità: chi di noi ha mai realisticamente fatto i conti con l’idea di partire e imbracciare un fucile, di combattere per difendere figli, parenti, amici, la propria casa, la propria Patria? Oggi appare anacronistica, forse addirittura irrealistica, l’idea di guerreggiare in Europa, ma non è stato sempre così, anzi nella storia del nostro continente pochi decenni di pace non sono che un’inezia, l’eccezione in secoli cruenti. Ma allora è giusto domandarsene la ragione. Forse perché siamo ormai nel 2017 e la guerra non è che un ricordo lontano dei tempi andati? Eppure diverse guerre si combattono ogni giorno, in diverse parti del mondo, lo sappiamo bene. Allora forse la risposta è da ricercare altrove, nel sogno di alcuni, che vollero l’Europa unita perché avevano ben chiaro cosa volesse dire trovarsi in guerra. Se oggi sono pochi gli europei che possono dire di ricordare la guerra, di averla vissuta, se le generazioni successive ne hanno avuto notizia solo dai libri di scuola, è proprio a loro che lo dobbiamo. Una persona una volta mi disse che, quando aveva più o meno la mia età, ogni volta, accendendo la radio, temeva la chiamata alle armi, temeva di dover lasciare tutto, i suoi sogni, i suoi affetti, i suoi studi e partire a tempo indeterminato. Vivere ogni giorno un’angoscia del genere, sopportare un peso tanto grave, noi non l’abbiamo mai provato. Eppure sottovalutiamo il pericolo. Diamo per scontato, più o meno coscientemente, che per noi non sarà così. Ma come possiamo esserne tanto certi? Non lo siamo, non è sicurezza la nostra ma incoscienza e ingratitudine verso la lungimiranza di coloro che vennero prima di noi. Paradossalmente, tutta la grandezza e insieme la debolezza del sogno europeo, giace racchiusa proprio qui, nella sua lungimiranza. È difficile per gli uomini tenere vivo il ricordo di ciò che non hanno vissuto, difficile portare avanti un sogno che non hanno mai sognato. “L’Europa è morta” griderebbe l’uomo folle, ma io non ho ancora perso le speranze.

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