Lettera ad un amico che sa ascoltare

A cura di Alberto Rando-

Caro compagno di liceo,
non è trascorso neanche un anno da quando abbiamo concluso l’esame di maturità: 10 mesi possono permettere di riflettere al meglio senza il rischio di dimenticare i ricordi.
Ma su cosa – ti domanderai – ho riflettuto in questo tempo?
Beh, in realtà su molti temi da noi affrontati in 5 anni di scuola superiore, sui quali, spesso, avevamo idee divergenti; tuttavia ciò di cui mi sta più a cuore parlarti è il problema della Fede in Dio.

Fino ai 16 anni entrambi eravamo cattolici credenti e praticanti; cresciuti in famiglie altrettanto devote alla religione, non avevamo particolari problemi di coscienza, almeno in superficie. Infatti nel profondo del nostro intelletto c’era una miccia pronta ad essere accesa da una Musa Antica, ma da sempre affascinante: la filosofia.

Questa disciplina prese subito campo nella nostra vita, la competenza e la capacità dell’insegnante, che non aveva paragoni, si sommarono ad una sete intellettuale incontrollabile, che ci spingeva a intraprendere letture filosofiche, scientifiche e morali, affrontando, poi in classe, discussioni tra noi. In questo clima di fervore cominciò a diventare sempre più stretta l’idea di Dio e di Fede, che avevamo fino a quel momento: i Dubbi (D maiuscola) si fecero sempre più frequenti e le nostre certezze vacillavano. Tu eri molto scosso dal problema del Male e della sofferenza nel mondo. Perché, ti chiedevi (e ti chiedi tutt’ora), se Dio esiste, permette tanta sofferenza? È davvero così Buono e Misericordioso? 

Ed allora cominciasti a non frequentare più la chiesa e a non definirti più “credente”, affrontando la reazione dei tuoi parenti che si stupirono del “nuovo-te”.

Ti chiedo scusa se sul momento ritenni sbagliato il tuo comportamento e ti biasimai. Poiché anch’io nutrivo i tuoi stessi dubbi, ma ipocritamente li nascosi, in primis a me stesso. Avevo paura di perdere la tranquillità offertami dalla cieca certezza della Fede e della tradizione culturale, come se fossi l’unico a credere; adesso mi rendo conto quanto ero superbo e peccatore.

Arrivò, però, il momento in cui non riuscì più a nascondere i Dubbi ed allora mi imposi di scegliere, per orgoglio, se credere, ma più consapevolmente di prima, o non credere proprio più.

Forse un po’ manicheo? Giustamente mi obietterai, ti rispondo: sì. Ma ci voleva, non potevo continuare a barcamenarmi tra paura e menzogna, che non mi facevano stare bene. Decisi di credere con tutto il mio spirito al Dio buono e onnipotente e di cercarlo ogni giorno della mia vita.

Non mi illudo di aver cancellato i Dubbi, anzi, li affronto tutti i giorni, ma con la Speranza di trovare la Fede e non con la paura di perderla. Se avessi scelto di non credere? Non lo so, caro amico, credimi. Non vorrei sembrarti retorico, ma apprezzo chi ha scelto di non credere, come hai fatto tu, ma continua a domandarsi il “perché?”.
“Nessuno ha le risposte in tasca, ma solo domande sulla punta della lingua” diceva il nostro professore; nonostante noi abbiamo scelto diversamente in materia di Fede, non significa aver abbandonato la funzione primaria dell’uomo: vivere in relazione.
Non smetto, come ti ho ricordato, di farmi domande su Dio e non smetto (anche se non ho più avuto a che fare con tanti non credenti, ultimamente) di ascoltare le tesi dei non credenti, non per tentare di smentire le loro opinioni, bensì per rafforzare le mie debolezze e lacune scientifiche, etiche ed umane, apprendendo da loro. 

Il dialogo è scontro a volte, incontro altre, ma se è genuino, allora migliora sempre entrambi, e con te lo era sempre, devo ammetterlo, anche se più volte avrei voluto farti tacere; ma ora sono contento di non averlo mai fatto.

Volevo parlarti di Fede, in particolare del mio iter spirituale, insomma raccontare cosa mi è accaduto.  Non era mia intenzione convertirti e/o convincerti della assoluta correttezza delle mie opinioni, dato che entrambi stimiamo l’altro capace di comprendere le idee e di valutare cosa è meglio per ognuno.

Io credo e tu no, ma ci uniscono molte altre cose, che rafforzano i migliori aspetti sia della Fede religiosa sia della razionalità non religiosa: per questo io considero utile scriverti un “De profundis”, in cui svelo le mie intenzioni e le speranze della mia Fede in Dio.

Aspetto impaziente tue risposte, o meglio diverse domande, sull’argomento Fede, che sono sicuro avrai sviluppato in questi mesi.

A presto,

Alberto

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