Basta col monopolio INPS: gli autonomi devono poter scegliere

Iuris Prudentes intervista Andrea Bernaudo, leader del movimento SOS partita iva

a cura di Valerio Forestieri-

1) Dott. Bernaudo, con SOS partita IVA tra le vostre proposte c’è la riforma del sistema previdenziale, partiamo subito da una domanda dirimente: il sistema previdenziale italiano, come attualmente configurato, sara’ economicamente sostenibile nei prossimi anni? 

Abbiamo assistito e assistiamo a continui cambiamenti nel sistema previdenziale pubblico: aumento dell’età pensionabile, riduzione degli assegni, aumento continuo dei contributi obbligatori. Lo stato italiano, cioè l’INPS, stravolge il contratto con i suoi cittadini come e quando gli fa comodo. Come si vede sono tutte variazioni col segno negativo per i contribuenti, il che lascia presagire un futuro piuttosto incerto. 

Del resto è lo stesso presidente dell’INPS, il prof. Boeri, ad ammonire i contribuenti nati dopo il 1970 sul rischio che corrono e cioè di rimanere a bocca asciutta o con pensioni da fame, è il presidente del maggior istituto di previdenza pubblica europeo (quasi 30.000 dipendenti!) a “suggerire” ai quarantenni e ai trentenni di costruirsi una pensione complementare privata. Ecco, di sicuro questo ultimo “avvertimento” è non solo intollerabile, visto che i contributi obbligatori arrivano a superare il 30% del reddito netto, ma di sicuro insostenibile per i contribuenti, soprattutto per chi sta nel mondo del lavoro da non molto tempo e magari senza garanzie, come i lavoratori autonomi. 

E comunque il bilancio dell’INPS non è rassicurante ed è stata la Corte dei Conti  nel 2016 a fotografare il deterioramento della solidità finanziaria dell’Istituto di previdenza pubblica. 

2) Qual è la categoria di lavoratori maggiormente svantaggiata in questo quadro? Le partite IVA? 

Certo, tutti i lavoratori autonomi, ditte individuali, le partite IVA. 

Paghiamo fino ad oltre il 30% di contributi in cambio di cosa? 

Zero malattia, zero ferie, zero tfr, zero di tutto. Se ci fermiamo per qualsiasi motivo, semplicemente saltiamo nel vuoto, senza alcun paracadute. 

Ma non è questo il punto, le lamentele e le rivendicazioni le lasciamo ad altri pseudo enti sedicenti “di categoria” che in tutti questi anni, anzichè chiedere più libertà e meno tasse, hanno fatto la spola a palazzo chigi per quattro briciole inutili, sbagliando completamente politica sindacale. Enti che, neanche a dirlo, rappresentano solo se stessi, la propria sopravvivenza e i privilegi dei propri dirigenti, di sicuro non rappresentano noi.

3) Qual è la proposta di SOS partita Iva per rendere più equilibrato il sistema pensionistico e quali sono i modelli, in Europa o nel mondo, cui guardare?


I modelli sono tanti. In Europa si può guardare senz’altro alla Germania, per molti aspetti. Nel mondo, noi ci riferiamo soprattutto al modello cileno, la nostra proposta di legge prevede la libertà di scelta dei lavoratori autonomi/ partite IVA sul come e con chi costruirsi la propria pensione. Potendo così optare per un sistema a capitalizzazione, in cui i contributi versati da ogni lavoratore sono investiti nel mercato dei capitali, secondo criteri però – questo è importante – di basso rischio. La pensione corrisponde al montante accumulato negli anni più i relativi interessi, il tutto riscosso sotto forma di rendita. In sintesi, pur lasciando un contributo del 3% ai fini di welfare e l’obbligo per tutti di costruirsi una pensione, sul resto i lavoratori autonomi a partita IVA, commercianti, artigiani, professionisti, ditte individuali ecc ecc debbono esser lasciati liberi di scegliere in alternativa tra previdenza pubblica e privata e tra privati, mettendo fine al monopolio dell’INPS e delle Casse, con un’iniezione di sana concorrenza a totale beneficio dei contribuenti. 

Per quanto concerne un sistema previdenziale “equilibrato”, direi che è un buon aggettivo, anche se può prestarsi a più interpretazioni. Equilibrato per chi o per cosa, o per quali interessi? Noi per equilibrato intendiamo un sistema pensionistico che sia sostenibile, finanziariamente, almeno nel medio termine, e che sia in grado di garantire ai propri assicurati un trattamento dignitoso e raffrontabile, almeno in linea di massima, con i contributi versati. Da questo punto di vista, e alla luce di quanto detto in precedenza, si possono nutrire dubbi in merito al fatto che l’attuale sistema sia equilibrato. La prima cosa da fare per renderlo tale è proprio portare a compimento quanto abbiamo enunciato in precedenza. Ma si può ancora fare qualcos’altro. Per esempio, tutti sanno della legge attualmente in discussione in Parlamento, sul trattamento pensionistico degli ex parlamentari, il c.d. “vitalizio” (perché tutti sapranno, o almeno si spera, che i parlamentari in carica sono già tagliati del tutto fuori da quel regime, e ciò da alcuni anni). Ora la parola passa al Senato e staremo a vedere. A parte questo aspetto politico, in linea di principio la “proposta Richetti” suscita dei dubbi, e non tanto perché è dettata da sentimenti di antipolitica, che sono solo deleteri, quanto per il fatto di incidere in modo retroattivo su trattamenti già in essere. Ma se dovesse entrare in vigore, perché allora non estenderla a tutti gli assegni pensionistici di un certo importo, abbastanza elevato – diciamo, dai 3500 euro netti in su – che non siano coperti da comprovati contributi? Questo sì che riporterebbe in equilibrio il sistema, consentendo risparmi importanti e non sarebbe solo un provvedimento demagogico, come quello in esame, e punitivo verso “i politici” che incide in modo irrilevante nel bilancio dello stato. Diverrebbe allora sì  una misura importante in positivo, sia per i benefici in termini di finanza pubblica, sia per principi di equità intergenerazionale.


 4)Come poter conciliare una maggiore incidenza della previdenza privata con il rispetto del principio solidaristico solennemente enunciato dall’art. 2 della Costituzione?


L’articolo 2 reca dei principi generalissimi, riassumibili in generale in quello “personalista”, figlio soprattutto di una certa dottrina cristiana, in quello pluralista – dove ci si riferisce soprattutto al pluralismo delle formazioni sociali – e quello solidarista, che richiede l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. In materia pensionistica, il raccordo sarebbe soprattutto con questo terzo aspetto. Tuttavia, come avverte da tempo la più celebrata dottrina costituzionalistica, l’art. 2 Cost. è una norma “a fattispecie aperta”, che consente l’apertura potenziale a nuovi diritti, ma presuppone altresì un’interpretazione elastica di quelli esistenti, previsti poi puntualmente dalla Costituzione stessa. In tema di solidarietà, o solidarismo, è comunque abbastanza riconosciuto che una disposizione importante di sviluppo dell’art. 2 è l’art. 53, riferito al sistema tributario e alla capacità contributiva dei cittadini, e non l’art. 36, contenente un genericissimo e comunque indiretto riferimento alla materia previdenziale. La solidarietà, insomma, si manifesta con le tasse, le quali – tra parentesi – già in parte contribuiscono alle pensioni, non essendo i relativi contributi sufficienti allo scopo. E che solidarietà c’è, invece, in un sistema che privilegia – peraltro in maniera iniqua, come già dimostrato – gli anziani, a tutto scapito di giovani che non avranno nulla? Questa sarebbe solidarietà? In ogni caso, con tutto il rispetto per i padri costituenti eletti nel 1946, noi non consideriamo sacra e intoccabile la Costituzione neanche nella sua prima parte, e riteniamo che un suo adeguamento sia possibile e necessario, nel senso di affiancare elementi di libertà e responsabilità dei cittadini ai giusti principi di solidarietà, che però devono essere interpretati in modo autentico e non furbastro e distorto, come troppo spesso si è fatto nel nostro Paese.


 5)Un’ultima osservazione che riguarda direttamente noi studenti: nei mesi estivi s’è molto discusso della possibilità di riscattare gratuitamente, a fini pensionistici, gli anni di laurea. Cosa ne pensa di questa proposta?


Se ne può parlare, soprattutto nell’ottica dei possibili risparmi che ho appena prospettato. Ma dobbiamo invitare i giovani, soprattutto gli studenti di un’Università come la vostra – ad avere una consapevolezza superiore alla media – a non farsi fuorviare da temi che rischiano di porsi come diversivi, appunto allo scopo – spesso in consapevole malafede – di distogliere l’attenzione dal male che si è fatto, e si sta continuando a fare proprio a voi, alle nuove generazioni mantenendo l’attuale sistema di previdenza pubblica a ripartizione. Dovete combattere anche voi questa battaglia di libertà e lo dovete fare per il Vostro futuro. 

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