Libertè, egualitè… dalla Francia con amore

A cura di Cecilia Tommasi-

Durante la sua campagna presidenziale Emmanue lMacron aveva promesso al suo elettorato di aprire a tutte le donne la procreazione mediamente assistita, garantendo tale diritto non solo alle donne coniugate ma anche alle donne single omo ed eterosessuali.

Lo scorso giungo, dopo un lungo periodo di riflessione il Comitato nazionale per le questioni etiche (Ccne) si è pronunziato a favore della PMA “egualitaria”, specificando che questa tecnica non deve essere ad appannaggio esclusivo delle coppie eterosessuali con problemi di fertilità. Il Governo francese prevede così l’apertura della procreazione medicalmente assistita entro il 2018. Naturalmente la questione ha generato un accesissimo dibattito bioetico, tra estremismi liberali e conservatori clericali, da cui emerge come dato interessante che il 64% dei francesi si è detto favorevole alla proposta governativa.
La delicatezza del tema tuttavia non lascia il campo indenne da sorprese, dal momento che i libertari estremisti di Charlie Hebdo che per “presunta coerenza” si sarebbero dovuti dichiarare a favore della scelta macroniana, non hanno rinunciato a contestare con le loro dissacranti vignette il futuro progetto legislativo, ritraendo la coppia presidenziale mentre Brigitte accarezza il ventre gravido del Presidente esclamando “Faremo degli orrori”. La conclusione tratta dal direttore della testata satirica non lascia spazio ad equivoci: con la titolazione “L’ovulo en marche” puntualizza come la procreazione non è un diritto, quanto piuttosto una mera funzione biologica.
E sulla falsariga degli anticlericali di Charlie Hebdo, anche i cattolici di Avvenire si sono schierati sulla rive droite della Senna, contestando la gestione oramai politica del corpo umano, sintomo di una profonda crisi della bioetica “classica”, vale a dire quella che assume come proprio oggetto di attenzione le nuove frontiere terapeutiche della medicina. Al centro del dibattito “biopolitico” (e non bioetico), non importa più il corpo malato, quanto piuttosto il corpo manipolato da tecniche più che mediche, meramente ingegneristiche.
La questione non è per niente semplice da delineare, soprattutto quando si predilige l’indagine sulle personali inclinazioni etico-morali, che in questo ambito hanno innegabilmente un ruolo rimarchevole, piuttosto che sui risvolti giuridico-sociali. Infatti è proprio per questo motivo che, accantonando per un attimo morale ed etica, che come abbiamo visto possono avvicinare anche i più estremi oppositori, vorrei soffermarmi maggiormente sulla natura giuridica della questione, la quale è stata analizzata anche da filosofi e pensatori della nostra epoca che sono giunti a teorizzare ideologie che sulla base di una esasperazione della logica dell’uguaglianza, arrivano a non riconoscere alcuna distinzione tra i sessi, in quanto i sessi non esistono e dunque anche gli uomini possono rivendicare il proprio diritto a ricorrere alla procreazione mediamente assistita. Aldilà dell’assurdità di teorie manifestamente contrarie a qualunque legge fisica e biologica, puntualizzerei piuttosto che nella elargizione a chicchessia dell’accesso alle tecniche di PMA, si prendono in considerazione degli interessi soggettivi a mio dire assolutamente inesistenti come un diritto alla procreazione e un diritto ad avere un figlio, che si manifestano a mio dire in mero desiderio gestazionale di una qualunque donna, al quale verrebbe in tal modo data un’indebita priorità rispetto al reale e pregnante interesse sociale dei bambini che verrebbero al mondo in virtù di tali tecniche da considerare né terapeutiche né, a questo punto, socialmente utili.
E’ dunque in questo senso che tralasciando qualunque forma di banalizzazione dell’unione familiare o all’opposto di esaltazione del triangolo genitori-figli, ritengo che la sempre impellente priorità di tutela delle componenti sociali deboli, non possa e non debba manifestarsi esclusivamente in forme di lotta alla discriminazione omofobica, ma anche e soprattutto nella difesa dei bambini nati da madri le quali per povertà sono spinte a fare di una funzione biologica quale è la gravidanza, un servizio a pagamento.

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