A cura di Edoardo Licitra-
Qualche settimana fa, Luigi Genovese, nostro coetaneo, rilasciava un’intervista a Iuris Prudentes.
Come impongono i doveri della cronaca, l’intervista era dovuta sia dall’interesse nutrito verso la vicenda, sia per l’anomalo risultato elettorale raggiunto da Genovese.
Gli si chiedeva un po’ di tutto, con i toni amichevoli di chi non ha nulla da rimproverare ad una persona incensurata e con delle idee, alcune delle quali condivisibili a prescindere dal colore politico.
Gli si chiedevano sia delucidazioni sul suo programma politico, sia chiarimenti sul ruolo assunto dalla sua famiglia nella decisione della candidatura all’ARS.
Ci si interrogava sulle sfaccettature della sua campagna elettorale e si chiedeva una promessa informale -ma sincera- riguardo l’impegno a combattere la criminalità organizzata, facendo uso delle parole che ci ha lasciato Paolo Borsellino oltre vent’anni fa.
Parte dell’intervista riguardava la strumentalizzazione, da parte dei media, della storia giudiziaria della sua famiglia, strumentalizzazione, a mio avviso, eccessiva ma prevedibile, visti i trascorsi del padre.
-C’è da dire che gli attacchi di qualsiasi natura (che rientrino negli schemi del dibattito civile) fanno parte del gioco democratico, ma si tramutano in gogna nel momento in cui cominciano a presentare i caratteri della cattiveria ingiustificata (ammesso che sia possibile trovarne di giustificabile)-
Qua termina l’enumerazione dei fatti riguardo l’intervista per Iuris Prudentes.
Stamattina, giovedì 23 novembre, la famiglia Genovese ha subito un sequestro preventivo, da parte della Guardia di Finanza di Messina, di beni tra mobili e immobili, azioni e capitali, di oltre 30 milioni di euro, in seguito alle indagini dell’Autorità Giudiziaria riguardo ipotesi di reato di evasione fiscale e riciclaggio.
Le accuse e i provvedimenti del Procuratore di Messina, Maurizio De Lucia, sono gravissimi. Se confermati, i sospetti porterebbero all’ennesimo scandalo che la politica siciliana, nella situazione di disastro in cui versa, non potrebbe permettersi.
Inutile tentare di spiegare i fatti meglio di come li stanno descrivendo le testate nazionali, gettatesi all’alba di stamane a capofitto tra le onde del clamore mediatico.
Certo è che la vicenda delle indagini e del conseguente sequestro preventivo getta moltissime ombre sulle intenzioni del candidato più giovane mai eletto al Parlamento Siciliano.
L’ultima frase che Luigi Genovese mi ha rivolto è stata “la sfida vera comincia adesso!”.
Ecco, anche per me la sfida vera comincia adesso, anzi più di una.
Comincia una sfida tra l’incredulità e la disillusione. Una sfida tra la durezza della realtà e l’ideale.
Una sfida tra la voglia di scrivere qualsiasi cosa e la riservatezza di chi si premura della delicatezza di certe vicende.
Una sfida tra la fiducia nella magistratura e i suoi limiti.
Una sfida, questa sì all’ultimo sangue, tra gli apolidi avvelenatori di pozzi dell’informazione e il buonsenso.
Una sfida tra gli odiatori del web e l’educazione.
Per Genovese, invece, inizia la sfida tra l’innocenza e la colpevolezza.
Io, a differenza della gran parte dell’opinione pubblica, nella Legge ho fiducia, ed alla Legge affido le sorti di queste sfide.