E se il complotto diventa politica?

A cura di Elena Mandarà

“Lady D. è stata uccisa?” “E Paul McCartney è morto?” “Davvero Armstrong è stato il primo uomo sulla luna?”: sono solo alcune delle domande nel mirino dell’insaziabile cerchia dei complottisti. E, d’altronde, per certi versi il fascino del complotto è innegabile. Ma che succede se il complotto diventa politica? Se, non più relegato alle ricerche di qualche fanatico, non si limita a cercare un senso “diverso” ad eventi difficili da spiegare, ma si trasforma in strumento di persuasione dell’opinione pubblica? Le risposte sono sotto i nostri occhi. Dalle scie chimiche ai vaccini, non mancano di certo i temi su cui si è dibattuto tanto in seguito alla diffusione di teorie complottiste. E nonostante, riportando la citazione di un libro di Ken Follett, “non c’è una regola che imponga all’opinione pubblica di essere coerente”, mi sono chiesta come fosse possibile che dilagassero tali teorie in merito ad argomenti tanto importanti. A mio modesto parere, la risposta può essere riassunta in due sole parole: sfiducia e disinformazione. Da un lato, infatti, è palese come qualunque forma di potere o di istituzione stia perdendo autorevolezza e popolarità, creando terreno fertile per il proliferare di tutto ciò che si propone demagogicamente “contro” con uno spirito di contraddizione sterile. Dall’altro, poi, non si sente il bisogno di indagare sulla veridicità delle suddette teorie. Non importa la fondatezza di quanto affermato, né la credibilità, ci si accontenta di affascinanti sproloqui, purché rappresentino un’alternativa a ciò che già c’è e una valvola di sfogo al malcontento generale. Il complottismo politico, dunque, nella mia visione, è figlio dell’ignoranza e della disillusione generale. E’ il tentativo di dare una risposta diversa alle esigenze della gente, puntando non tanto sulla formazione di una generale coscienza critica, quanto ad alimentare i sentimenti di rabbia e delusione già presenti. Ciò che c’è in gioco, però, non è soltanto un risultato politico. Se l’italiano medio crede che sia meglio non vaccinare il proprio figlio per non fare arricchire la lobby delle case farmaceutiche, forse stiamo complottando contro il futuro del nostro stesso Paese.

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