Gli applausi di Waterloo

di Edoardo Licitra – 

Si auspicò, tempo addietro, su queste pagine, che i guerriglieri sociali anti-quaquaraquà trovassero la loro ispirazione nelle parole dell’autore.
Prima che atti osceni quali tradimenti, frodi post-elettorali, mendacie e spergiuri fossero compiuti, la speranza di veder fallire gli incapaci era fervida.
Prima che il ministrello bibitaro ricevesse plauso dagli avversari originari, prima che frotte di maleducati destinati all’agro-commercio ricoprissero posizioni di responsabilità istituzionale.
Prima che a nostalgici inconsapevoli ed a galoppini da social network venissero assegnati incarichi di governo.
Prima che alla verità venisse contrapposta la narrazione truffaldina.
Prima che l’autorità del Presidente della Repubblica venisse minacciata in diretta. Prima che venisse negato il coinvolgimento nella vicenda della “favoletta del crollo del ponte”. Prima che venissero segate le gambe alla poltrona del Presidente del Consiglio.
Prima che tutto questo fosse acclamato come “cambiamento” dagli stessi concittadini che ci vantavamo di voler proteggere per mezzo dello studio e del merito.
Fino ad allora, la fiducia nel popolo che discende dai più grandi era viva più che mai.
Poi, forse per circostanza, forse per spossatezza, tutto ha cominciato a venir meno.
Ciò che ci si poteva aspettare dalle genti figlie dell’Europa più illuminata è inspiegabilmente mancato.
A chi la colpa? All’opposizione? Alle fallacie dell’entusiasmo che ci trasportava? All’inarrestabile catena di eventi?
Ciò che resta, si spera momentaneamente, è solo la delusione.
Ebbene, alla luce degli accadimenti -o forse meglio dire accanimenti- verificatisi nelle ultime settimane tra gli scranni dei palazzi del Governo, l’autore cambia idea.
Autentica finalità delle incitazioni espresse con passione qualche mese fa era la disfatta degli avvelenatori di pozzi, il fallimento degli analfabeti votanti e, purtroppo, anche depensanti.
Succede, nel corso delle nostre vite, che a causa delle circostanze, la nostra visione degli eventi cambi, e con essa la nostra idea.
Durante gli ultimi tempi l’ardore con cui difendevamo il buonsenso ed il raziocinio si è affievolito, contestualmente: l’incessante avanzare della massa troglodita e informe dei paladini dello sfascio.
L’armata nemica si è evoluta, la giusta opposizione ha perso terreno, l’alienazione dal marasma della narrativa politica ha iniziato a sembrare la via più giusta da percorrere.
Con disincanto e delusione, l’ipotesi dell’esilio si è gradualmente fatta strada, fino a giungere al cuore dei propositi che sembravano tanto vivi.
Conclusione dello sconclusionato periodo risulta perciò essere solo una: il distacco temporaneo dalla battaglia.
Scrisse Sun Tzu che la strategia è la via del paradosso, così, chi è abile, si mostri maldestro; chi è utile, si mostri inutile. Chi è affabile, si mostri scostante.
Allontanarsi per capire se stessi, defilarsi per attendere il momento propizio. La ritirata verso porti ideologici sicuri appare vigliacca, ma è scelta pragmatica.
Circondati da goffi sfaccendati, perfidi buontemponi e tornacontisti vari.
Assetati di buonsenso, disillusi moderati possano trovare riparo tra le attese fatte di quotidianità e letture, studio e lauti pasti, in attesa che la burrasca della post-verità passi.
Tanto ardua la descrizione del sentimento che porta al distacco, quanto spinosa la tentazione di astenersi, eludere l’obbligo di annunciare la ritirata, alienarsi senza spiegazioni, esilio.
Eppure preme citare almeno uno dei motivi per cui il disinteresse ha prevalso sull’ardore.
Genova, funerali di Stato, 18 agosto 2018. Entrano i suddetti, lo spazio è gremito di tifosi. Urlano, applaudono, alcuni scattano foto.
Non meritano il nostro studio, non meritano il nostro impegno, non meritano il nostro tempo.
Non sono inconsapevoli, peggio, sono forse irrecuperabili? No! Sono nemici, e sono troppi. Troppo agguerriti, troppo organizzati.
Fino a sopraggiungere di nuova era, sarà esilio. La bolgia dei miseri mercanti di voti e dei loro sostenitori ha valicato il confine della sopportazione, e considerare lo squilibrio mentale come alternativa non sembra salutare.
In bocca al lupo a chi ha la forza, buon riposo a chi vuole preservare il proprio equilibrio.
Passerà.

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