Di Emanuela Storti-
In seguito alla riforma del 2001 è stata riconosciuta alle regioni italiane l’autonomia statutaria, legislativa, regolamentare, finanziaria e fiscale. Tale intervento rispecchia un contesto culturale che risente della storia del nostro paese: uno stato relativamente “giovane”, frammentato per la maggior parte della sua storia. Ogni regione ha una storia diversa, il suo cibo, il suo dialetto e il suo folclore. Ciononostante, l’Italia in quanto tale ha anche una storia e tradizioni comuni, essendo quindi la diversità regionale un valore aggiunto e caratteristica fondamentale del paese.
Molto spesso si parla di “secessione” e di regioni che vogliono sempre più autonomia e, addirittura, indipendenza. In questo quadro è importante contemperare gli interessi in gioco, analizzare le esigenze delle persone che vivono in queste regioni, capirne la diversità e farne punto di forza dell’unità d’Italia.
Difatti, è qui che risulta importante il meccanismo delle regioni a statuto speciale, regioni di confine o spesso con una forte storia e tradizione indipendente rispetto al resto del paese.
Emblematico è il bilinguismo di alcune regioni. In Trentino Alto-Adige, regione composta dalle province autonome di Trento e Bolzano, la regione dell’Alto Adige presenta una maggioranza di lingua tedesca. Inoltre, fa parte di un’ associazione di cooperazione transfrontaliera istituita nell’ambito dell’Unione Europea, la cd. “euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino, che accorpa i territori dell’antica regione del Tirolo. Questo rappresenta l’esempio lampante di una forte apertura verso quei territori di confine, in cui inevitabilmente si risente dell’influenza di più culture diverse. D’altra parte questa soluzione, l’accettazione e anzi la valorizzazione delle diversità, può essere la chiave dell’unità.
Unione non soltanto nazionale, ma anche sovranazionale.
Il motto dell’Unione Europea è: “Unita nella diversità”. Non una semplice frase, ma un modo di pensare che in piccolo caratterizza anche l’Italia. Infatti, esistono una serie di meccanismi a livello europeo che permettono ad ogni paese di partecipare all’integrazione sovranazionale secondo le proprie esigenze. Il cd. “opting-out” consente a uno Stato membro di non aderire o aderire successivamente a talune disposizioni di un accordo, consentendo così una integrazione differenziata, tanto da parlare di “Europa a più velocità”.
Anche in questo contesto ci sono delle critiche rispetto alla rinuncia di parte della sovranità nazionale, necessaria per l’integrazione in qualsiasi organizzazione internazionale. In realtà, l’Italia ha già in parte rinunciato a taluni dei suoi poteri a favore delle regioni e delle autonomie locali, sedimentando il concetto di diversità come chiave dell’unità e punto di forza di quella che è la cultura italiana.
Infine, si può essere nazionalisti, amanti della propria nazione, senza che ciò si traduca in sovranismo e spersonalizzazione di quelle diversità che sono caratteristica della tradizione italiana ed europea.