Taglio dei parlamentari, una manova sociale

di Marco Romolo-

Meno stipendi e meno caos, ma serve un passo in più.

Manca il vero riassetto tra cittadino e rappresentante politico. Esso non riguarda le tutele, poiché le immunità dei nostri rappresentanti eletti sono e devono rimanere intoccate; sacre. Riguarda l’ambito economico.

Molto tempo fa la Repubblica romana governava da qui Spagna, Grecia, Nord Africa e parte dell’odierna Turchia con 300 senatori. Certo non avevano problemi di rappresentanza, della quale godevano solo i cittadini romani, ma quanto ad efficienza il numero non fa testo. Noi per governare solo l’Italia disponiamo di 600 parlamentari, adesso.

Tuttavia sempre nell’antica Res Publica la legge non prevedeva compensi per coloro che ricoprivano tale ruolo. Il cittadino doveva aspirare alla carica in sé e contentarsi del prestigio che gliene sarebbe derivato, senza alcun profitto materiale. Oggi la situazione è ben diversa.

Un parlamentare costa complessivamente, tra rimborsi, indennità ecc. di media sui 14.000 euro al mese, i membri del governo invece sui 9.200. Le “indennità parlamentari” sono rispettivamente (al netto!) più o meno 5.500 euro per i parlamentari, mentre lo stipendio gira intorno ai 4.500 per l’esecutivo. Delle regioni meglio non parlarne.

Ora, tornare all’antica Roma non si può; però qualcosa in questo senso dovrebbe essere fatta. Siccome la retribuzione rappresenta a stento il 50% del costo complessivo, si potrebbe ad esempio eguagliare simbolicamente lo stipendio dei rappresentanti a quello dei rappresentati.

Lasciando inalterati rimborsi per viaggi e trasporti, diaria, spese telefoniche, spese generali, finanziamenti ecc. si potrebbe stabilire che la rimunerazione di parlamentari, ministri e membri degli organi regionali debba corrispondere esattamente allo stipendio medio italiano per i primi due, regionale per i restanti, fissato annualmente dall’ISTAT.

Sarebbe un segnale ancor più forte.

Come l’ultima riforma anche questa non dovrebbe essere considerata una manovra economica poiché non vi è un risparmio tale da poter incidere effettivamente sulle casse dello Stato, ma bensì una manovra sociale, giacché porterebbe un rinnovamento di fiducia nella politica.

Questa tuttavia è un’idea tra le tante. Il punto fermo è che senza dubbio anche tale aspetto necessita cambiamenti visto che i nostri rappresentanti costano praticamente il doppio dei colleghi inglesi, molto di più di quelli tedeschi e francesi e addirittura sei volte tanto quelli spagnoli.

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