Resilienza e Umanesimo Costituzionale: il potere è donna?

di Carla Scalisi-

Il potere è donna. Mai come in questo caso citazione fu più adeguata. Ce lo dimostra pienamente Maria Elisabetta Alberti Casellati, prima donna presidente del Senato della Repubblica ospite, lo scorso 7 ottobre, presso la sede LUISS di Giurisprudenza di Via Parenzo. L’evento, lodevole iniziativa delle associazioni ISA e ALL-AROUND, oltre la lectio magistralis tenuta dalla Casellati stessa, ha visto il susseguirsi degli interventi del Magnifico Rettore Andrea Prencipe e del Prof. Giuseppe Consolo i quali, facendo prova di estrema magnanimità e sensibilità culturale, hanno concesso alla nostra redazione una gradevolissima intervista, dalla quale sarà certamente possibile trarre spunto per una completa riflessione sulle tematiche attuali ed affrontate in sede di conferenza.

 

Facendo prova di una  forma mentis inconfondibilmente poliedrica, il Prof. Consolo ci ha parlato della Costituzione, facendo leva sull’umanesimo costituzionale, intercalando affettuosi aneddoti in merito all’ iter politico percorso assieme all’On. Casellati e al loro durevole sodalizio professionale e amicale. 

 

 In termini di «umanesimo costituzionale» che ruolo assume il diritto di autodeterminazione in relazione ai diritti umani, nucleo duro della nostra Costituzione?

Ogni diritto ha una sua genesi, seppur complessa e travagliata, e va necessariamente studiato ed approfondito in egual maniera, in quanto tutte le “sfaccettature” del diritto hanno concorso e concorrono alla formazione ed implementazione del nostro ordinamento, “pot-pourri” di storia e cultura di un popolo. La costituzione non è altro che il “guscio”, il “nucleo duro” di una realtà sociale in continua evoluzione, una sorta di scoglio, àncora, cui appigliarsi, una “garanzia di immortalità” del nostro ordinamento.

Ciò nonostante, la Costituzione assurge anche al ruolo di lex posita, ovvero quell’insieme di norme che gli individui si autoimpongono ed impongono ai loro simili per dar forma, contestualizzazione ed equilibrio alla loro convivenza. Compromesso e garanzia, la codificazione rappresenta una tappa fondamentale nell’evoluzione di qualsivoglia ordinamento, in quanto sublimazione di usi, costumi e consuetudini che rientrano nella subliminale “naturalis ratio” dell’immaginario collettivo. Un esempio della correttezza di quanto affermo sta, ad esempio, nella  legge sul divorzio, in quanto sintomatica del bisogno della nostra società di ottemperare contemporaneamente all’autodeterminazione individuale e al bisogno di codificazione di diritti prettamente “umani.”. Oggigiorno, la nostra società diviene sempre più “human-oriented”, in quanto ciò che viene messo al primo posto è l’inviolabilità della persona, da cui scaturisce direttamente la conservazione della sua dignità, in qualsiasi circostanza. Da ciò scaturisce una progressivamente maggiore valorizzazione del concetto di soft law.

 

Qual è la genesi del sodalizio professionale e amicale intercorrente tra Lei e l’On. Casellati?

Il nostro è un rapporto fondato sulla reciprocità di affetto e stima, umanamente e professionalmente parlando. Con Elisabetta abbiamo cominciato assieme l’attività politica, motivo di reciproco accrescimento umano e culturale. Credo fermamente che in politica i rapporti personali siano fondamentali, motivo per cui i dissensi non dovrebbero far altro che “solidificare” (paradossalmente!) i rapporti. Naturalmente, tra me ed Elisabetta non sono mancati, ma non sono nemmeno mancati i tentativi di venirci incontro reciprocamente, cercando di trovare una linea di pensiero quanto più possibile affine. La mediazione è fondamentale. La nostra corrispondenza d’intenti non ha fatto altro che accrescere e rendere sempre più stabile il nostro rapporto. Malgrado le posizioni divergenti, in alcuni ambiti ritengo che un’amicizia come la nostra sia cementata dalla passione per la politica e per le lotte sociali che nel tempo ci hanno accomunati. Non è mancata, inoltre, anche la condivisione della passione per la musica classica, topic esorbitante dall’area giuridico-politica, in quanto il figlio dell’Onorevole, Alvise Casellati, è un notissimo direttore d’orchestra, da me e da molti particolarmente apprezzato, stimato e sostenuto, anche a livello internazionale. 

Che consiglio si sente di dare alle nuove generazioni che si approcciano alla realtà professionale?

Spero che i nostri figli e i nostri allievi, ragazze e ragazzi di oggi e donne e uomini di domani, sappiano cogliere la poliedricità, le mutevoli prospettive della materia giuridica, cercando di abbandonare i pensieri ed i sentimenti “scontati” , per lasciare un sempre più ampio spazio ad un pensiero critico che possa essere specchio della cultura che Noi professori, anche in un certo senso “maestri di vita”, cerchiamo di infondere loro, grazie alla nostra esperienza guadagnata negli anni.

È solo una questione di età…

Sempre all’insegna dell’innovazione e dello sviluppo delle competenze, come l’ateneo per cui spende il proprio nome, il Magnifico Rettore ha scelto di focalizzarsi su un concetto estremamente nuovo ed interessante, quello della “resilienza”:

 

Ogni lectio magistralis è motivo di accrescimento culturale e riflessione. Quali sono state le tematiche che in questo caso l’hanno maggiormente colpita ed hanno costituito spunto per un’articolata riflessione?

Quello che emerge dagli studi del nostro ordinamento costituzionale è che il testo Costituzionale, per come è stato progettato e redatto, apre a un interessante quanto ampio ventaglio di ricerche. Si tratta di un aspetto significativo, che mette in evidenza come il concetto di resilienza (solitamente adottato in ambito organizzativo) sia in realtà applicabile anche al testo costituzionale, il quale, pur nella sua solidità e imprescindibilità per il nostro ordinamento, è al tempo stesso dinamico e aperto all’innovazione.

 

È questa una tematica che trova applicazione anche in questioni di attualità?

Certo. Il concetto di resilienza può essere infatti proiettato sia in un contesto “statico”, come quello relativo alla costituzione, che in quello “dinamico” dell’attualità. Quella stessa costituzione austera, apparentemente rigida, concepita come “ossatura” e “colonna portante” della nostra società civile, può essere la base per una necessaria e inevitabile evoluzione.

 

E sul un piano internazionale, il concetto di resilienza non potrebbe contrastare i principi di autodeterminazione e non ingerenza, perno del diritto internazionale?

Il punto è questo: ciò che caratterizza il concetto di resilienza è la sua “morbidezza”, l’essere duttile e in grado di adattarsi a discipline e ambiti diversi tra loro. Da questo punto di vista, la lectio dell’On. Casellati è stata una fonte di ispirazione per inquadrare il concetto di resilienza in una prospettiva più ampia, globalizzata ed internazionale, alla luce di una collaborazione e comunicazione trasversali. 

 

Che consiglio si sente di dare a noi studenti Luiss, che stiamo per approcciarci ad un mondo lavorativo all’insegna dell’innovazione e dell’incertezza?

Credo sia importante far leva sull’aspetto dell’incertezza. Sappiamo benissimo che l’unica “certezza” che possiamo avere in questo momento storico è proprio l’incertezza. Ad essa va pertanto contrapposta la certezza della formazione accademica: un percorso che abbini un approccio multidisciplinare e trasversale a una preparazione specialistica avanzata, per promuovere lo sviluppo della capacità di pensare criticamente e creativamente. Questo metterà i laureati del futuro nella condizione di saper definire, inventare e reinventare le proprie carriere, anche in un contesto in continua evoluzione. 

 

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