Nell’epoca delle post-ideologie, dove nessun politico si identifica o si professa di una determinata corrente politica, se non in maniera del tutto generica e spesso ambigua, c’è comunque un partito, un movimento se preferite, che riesce ad eccellere in questo valzer dell’ambiguità, il Movimento 5 Stelle. I Grillini, campioni di dichiarazioni ritrattate, di linee politiche interne divergenti, ma compatti contro i mulini a vento, sono riusciti, nell’arco di meno di ventiquattro mesi, a scendere a patti con dei partner di governo agli antipodi tra loro. Difatti anche in un periodo in cui vale tutto, in cui si può affermare la qualunque con la certezza che comunque, se non lo è già, diventerà verosimile, non si può ancora dire che la Lega di Matteo Salvini e il Partito Democratico del segretario narcolettico Nicola Zingaretti siano simili.
Quindi, tenuto conto delle precedenti premesse, viene da chiedersi se il movimento di Beppe Grillo sia talmente eterogeneo e versatile al proprio interno da riuscire a capovolgersi alla politica dei democratici o se per rimanere al governo sia capace di prostituirsi a chiunque purché voti la fiducia al proprio governo in parlamento. La questione è spinosa, perché, se scendere a patti con altri all’interno del nostro apparato costituzionale è la regola ed avere maggioranze monocolore, o comunque con qualche sfumatura, è l’eccezione, è altresì vero che i governi di coalizione che ci sono stati da quando la carta costituzionale è entrata nel nostro ordinamento sono sempre stati di centro, con qualche cedimento a destra o sinistra a seconda degli alleati di governo.
Mentre, essendo il movimento una accozzaglia di idee e pensieri disordinati derivanti dal rancore sociale delle piazze e privo di una classe politica all’altezza dei consensi che ottiene alle elezioni, questo riesce comunque a creare governi che tende all’estremo: dai decreti sicurezza approvati e poi disconosciuti una volta che la luna di miele con l’alleato di governo si è conclusa, alla prospettiva di redigere manovre economiche fortemente redistributive con i democratici, oltre a trovarsi convergenti con gli umori più giustizialisti che da tempo inquinano la sinistra italiana e con cui i Grillini hanno fatto la scalata al potere.
Dopo aver compreso che i Cinque Stelle non sono capaci di governare e che sono rigeneranti come una Spa per i partiti alleati, è necessario riflettere su quanto pericolosa possa essere questa enorme balena arenata in parlamento, arroccata ai propri seggi, incoerente con il governo precedente, formato da essa stessa, e critica di quello stesso governo, di cui era azionista di maggioranza.
Tempi vivaci ci attendono.