di Alfredo Marini –
Klusino, villaggio di poche centinaia di anime nell’Oblas di Smolensk.
È il 9 Marzo del 1934 e siamo in una fattoria collettiva della Russia Sovietica, quando dal falegname Aleksej Gagarin e dalla contadina Anna Gagarina nasce Jurij.
Bambino povero, che visse in una capanna di fango durante l’occupazione nazista, e che il 12 Aprile del 1968 diventerà il primo uomo nello spazio. Il primo essere umano a guardare contemporaneamente nostra Madre Terra in tutta la sua interezza e alla perfezione del Cosmo sconfinato.
Non voglio limitarmi a sognare, bensí pretendo di vivere una società nella quale anche il piú umile tra gli umili, per capacità d’ingegno e perseveranza, abbia la possibilià di sognare le stelle e toccarle.
Nel momento buio della Storia che viaviamo una cosa appare oramai cristallina: necessitiamo di una nuova società, di un nuovo modello economico e di una nuova idea di Stato adatti al 21 secolo.
Serve una riscossa, è necessaria una visione, un progetto.
Lo scopo di questo brevissimo pezzo è indurre a riflessione soprattutto i giovani.
Non siete stanchi di vivere in una società fondata sull’ineguaglianza e l’ingiustizia?
Condannate anche voi questa società ottusa ed educata alla costante pratica dell’egoismo degna dello Stato di Natura Hobbesiano ?
Condannate voi un sistema che, affermando l’eguaglianza e il perseguimento della felicità personale come principi, si contraddice generando schiere di individui isola incuranti del progresso generale, dei diritti della comunità e dell’ambiente che ci ospita?
Viviamo in una società che ignora il concetto di dovere.
È necessario mettere un punto e costruire insieme qualcosa di nuovo non perchè semplicemente lo vogliamo bensí perchè siamo costretti.
Da giovane cittadino, che all’età di 22 anni vive la sua seconda crisi globale dopo quella del 2008, dico Basta!
Non intendo sacrificare il mio futuro in nome di in sistema miope, ingiusto ed egoista che non ho contribuito a costruire.
Voglio una società nuova in cui chi ha di piú abbia il dovere giuridico e morale di pagare di piú.
Voglio una società nuova in cui i doveri verso quest’ultima e verso la Patria siano sentiti realmente.
Non voglio una società in cui il riconoscimento dei diritti per tutti si trasformi nel grimaldello usato dalla nuova aristocrazia per schiacciare i piú deboli.
Voglio una nuova Patria chiamata Stati Uniti d’Europa.
Voglio una società nuova in cui salute, vita educazione e sicurezza siano garantiti ovunque e a tutti.
Da dove ripartire? Di certo non dal concetto di diritto come mezzo per schiavizzare il prossimo nè dal riconoscimento solo formale di un’eguaglianza nei fatti inesistente.
Ripartiamo dalla comunità, dalla famiglia, dai concetti di umanità e destino comune.
Non mi curo e anzi compiango coloro che vergognosamente contro tutte le evidenze, immersi nella tragedia umana che viviamo, difendono questo status quo putrido e devastatore.
Lotto per una società e uno Stato in grado di tutelare i cittadini nella cruda realtà della vita quotidiana.
Combatto per una Patria e una società nuove in cui anche l’ultimo, per mezzi, possa raggiungere le stelle senza dover massacrare i suoi fratelli.
A 52 anni dalla morte del primo uomo nello spazio sogno una società in cui tutti possano avere almeno una concreta possibilità di diventare Jurij Gagarin, e far progredire verso l’orizzonte dell’infinito il genere umano intero.
Klusino, a village of a few hundred souls in the Smolensk Oblast.
It’s the 9th of March 1934, in a collective farm in Soviet Russia, when from the carpenter Alexiei Gagarin and the peasant Anna Gagarina was born Jurij.
A poor child living in a mud hut during the Nazi occupation who will become, on 12 April 1968, the first man in space. The first human being able to look simultaneously at our Mother Earth in all its entirety and at the perfection of the boundless Cosmos.
I don’t want to limit myself to dream, but I demand to live a society in which even the humblest of the humble, thanks to their capacity of ingenuity and perseverance, have the chance of dreaming the stars and touching them.
During this dark moment of history that we are living, something appears crystal clear: we need a new society, a new economic model and a new idea of State suitable for the 21st century.
We need a recovery, we need a vision, a project.
The purpose of this very short piece is to induce young people to reflection.
Aren’t you tired of living in a society founded on inequality and injustice?
Do you also condemn this obtuse society educated to the constant practice of selfishness worthy of the Hobbesian State of Nature?
Do you disapprove a system which, despite affirming equality and the pursuit of personal happiness as fundamental principles, contradicts itself by generating groups of island individuals regardless of general progress, of the rights of the community and of the environment hosting us?
We live in a society that ignores the concept of duty.
It is necessary to put a stop to it and build something new together, not because we simply want it, but because we are forced to do so.
As a young citizen, who experiences his second global crisis after 2008 at only 22, I want to say “Stop!”.
I will not sacrifice my future in the name of an unjust and selfish system that I did not help to build.
I want a new society in which the richest have the legal and moral duty to pay more.
I want a society where the recognition of rights for all does not turn into the pick used by the new aristocracy to destroy the weakest.
I want a new homeland called United States of Europe.
I want a new society where health, education and safety are guaranteed everywhere and for everyone.
Where to start from? Certainly not from the concept of Rights as a means for enslaving one’s neighbor, nor from an only formal recognition of an inexistent equality in the practice.
We must restart from community, from family, from the concepts of humanity and common destiny.
I do not care about those who shamefully, against all the evidence, immersed in the human tragedy we are living in, defend this putrid and devastating status quo.
I fight for a society and a State capable of protecting its citizens in their daily life.
I fight for a new homeland and a new society in which even the last, by means, can reach the stars without having to massacre his brothers.
52 years after the death of the first man in space, I dream of a society in which everyone has at least one real chance of becoming a Jurij Gagarin and pushing the whole human race far ahead towards the infinite.
I think the time for fight has come!