23.55 di Venerdì 23 ottobre 2020

Rincaso, puntuale, secondo quanto alla mia voglia di vivere da ventenne è concesso dall’ultimo Dpcm e un attimo prima dell’ultimo magico rintocco che spezzerà l’incantesimo di Cenerentola.

Nell’istante in cui giro la chiave nella toppa della porta apro Instagram. 50 storie tutte uguali, al terzo repost di un video (la superficialità con cui faccio scrolling e la poca attenzione che riesco a riservare alle cose postate su questo social a volte risulta imbarazzante) lo guardo. C’è casa, le strade del cuore. La mia finestra virtuale si apre su Napoli e quello che vedo, in questa che dovrebbe essere la prima sera silenziosa tanto quanto quelle del lockdown di marzo, non può fare altro che lasciarmi di stucco. Il video parte e riparte e io sono lì, pietrificata all’ingresso. Le immagini sono quelle di fiumi di persone che si ammassano per strada, con e senza mascherina. La Campania sotto la guida di De Luca, attore protagonista di questa tragedia COVID, già da una settimana circa stava correndo ai ripari in vista della nuova ondata di contagi e del famoso “Alluin”. Una delle nuove regole è appunto il coprifuoco: 23.00 a casa (il sogno di ogni genitore ansioso). Queste persone in strada, stasera, pare protestino per paura di un nuovo lockdown e con un solo gesto violano il coprifuoco, ma soprattutto sembrano dimenticare ogni norma di comportamento sanitario che c’è stata impartita h 24 in questi ultimi mesi. La paura rende ciechi.

La paura di questa gente, secondo me, non è solo la paura di mutui, stipendi e affitti che non verranno pagati. Questa è anche la paura di chi sa che la spesa al supermercato non basterà per arrivare al fine settimana. La paura rende ciechi sì e in questo caso soprattutto, come fa sempre d’altronde, non porta sicuramente ai risultati sperati, anzi. Andrò a dormire con la consapevolezza che domani sarà tutto un “napoletani ingestibili” misto a De Luca sbraitante su ogni rete nazionale. Ogni volta che ricadiamo nei nostri cliché, quelli di sempre, è come se tirassi il sospiro di avvilimento che tira chi, un’altra volta, sa di non avercela fatta. Poteva succedere ovunque, e, invece, c’è una parte della popolazione di questa città che instancabilmente ci tiene a portare in alto il nome di questa per situazioni così, in cui ogni forma di controllo e razionalità è persa. Poteva mai essere colpa di quel poliziotto che cercava di mettere ordine tra i manifestanti se tu, soggetto X, non hai le entrate necessarie per poter mantenere aperta la tua attività? E, nel caso in cui invece ti sembrasse così, ti sembrasse decisamente colpa sua, malmenarlo cosa potrebbe risolvere? La rivolta del Pane, di manzoniana memoria, ora la capisco un po’ meglio e so che di questa “rivolta” non si ricorderà la voglia di avere provvedimenti che cambino nei fatti numerose situazioni al limite, ma solo tutta questa violenza, cieca, che come un mare in piena travolge tutto quello che incontra. Non c’è una sentenza da dare e, se c’è, sicuramente non spetta a me darla, ma credo che, restando ferma la libertà di esprimere dissenso, le modalità con cui ciò viene fatto sono alla base dell’ottenimento di un risultato. Ciò che è successo stasera, fatto in queste modalità, porterà sicuramente dei risultati…. Ma no, l’evitare un lockdown, il trovare un vaccino e l’aumentare gli aiuti da parte dello Stato agli imprenditori non sono tra questi.

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