Friends: la Serie Tv immortale

Cominciamo l’articolo con una domanda lecita: perché parlare di serialità in una rubrica cinematografica? Perché Friends incarna i valori che hanno fatto appassionare me e molti altri alla settima arte. Non intendo equiparare il cinema alla televisione, ma la serie ideata da Marta Kauffman e David Crane ha saputo cogliere un concetto fondamentale: il “rifugio artistico”. Perché ci appassioniamo all’arte? Non soltanto per giudicare la qualità di una determinata opera, ma perché quest’ultima rappresenta un’occasione per fuggire dalla realtà. Se infatti una persona è pienamente soddisfatta della propria esistenza, non ha motivi di vivere altre storie. L’arte quindi ispira persone, pone interrogativi e soprattutto ha il potere di influenzare il mondo: la musica, la letteratura e il cinema non avrebbero senso se non tangessero la sensibilità del prossimo. Fuggire dalla realtà, tuttavia, può rivelarsi pericoloso, perché c’è il rischio di perdere il contatto con la materialità. Proprio qui interviene la genialità di Friends, ovvero fare della normalità un pregio e creare attraverso la mondanità un rifugio dalla stessa: un’idea infallibile che ha permesso a questa serie di segnare la generazione Y e di guadagnarsi l’appellativo di “immortale”. Si tende infatti spesso a sottolineare la potenza svagante della serie in questione e se ne sottovaluta l’enorme forza comunicativa. Lo spettatore, in questo caso, rappresenta ben più di un oggetto di seduzione, ma è l’essenza del progetto. L’idea principale di Friends non è quindi quella di raccontare storie divertenti, ma di “accudire” il suo pubblico. Così il divano durante la sigla non è soltanto una scelta estetica, ma un invito a sedersi e a godere gli eventi insieme ai nostri “amici”, di cui siamo una componente. La sigla stessa sembra quasi rompere la quarta parete, rivolgendosi allo spettatore (so no one told you life was gonna be this way) e invitandolo a gettare alle spalle la brutta giornata (when it hasn’t been your day, your week, your month, or even your year) perché qualunque cosa succeda: I’ll be there for you. Per chi non conoscesse la trama della serie, si può riassumere in poche parole: sei amici vivono la loro normalissima vita, tra un caffè al bar e vicissitudini sentimentali. In apparenza siamo davanti alla storia più semplice del mondo, eppure appare tutto originale. Questo perché Marta Kauffman e David Crane non si lasciano intimidire dalla ripetitività dei temi trattati e creano innovazione attraverso i loro protagonisti. Ne consegue un’originalità dettata dai personaggi stessi, i quali attraverso la reciproca interazione riescono a donare una nuova chiave di lettura al mondo circostante. La peculiarità diventa in questo caso una sorta di “bacchetta magica” che riesce a trasformare la mondanità in un appassionante viaggio alla ricerca dell’essenza perduta: non sono i personaggi stessi, ma le loro stranezze a rendere unici gli episodi. Così l’emotività di Ross, l’ingenuità di Joey, le battute di Chandler, lo spirito competitivo di Monica, le stranezze di Phoebe e i vizi di Rachel diventano l’emblema di una genuinità sempre meno apprezzata: da soli sarebbero. persone “strane”, ma insieme si completano a vicenda. Di conseguenza gli autori lanciano un messaggio di autenticità che risulta essere l’unico strumento per apprezzare ciò che si ha. Ridurre tuttavia Friends a un gran lavoro di scrittura sarebbe un errore. Se è vero infatti che gli autori hanno creato attraverso i personaggi uno schema mai stancante, è anche vero che tutto ciò non sarebbe stato possibile senza gli amatissimi attori. Si tende quindi a sottovalutare il lato “tecnico” di una serie che, più volte, ha messo in scena prove attoriali di grande talento. Le puntate sono infatti un vero e proprio capolavoro di comicità che non sarebbe stato possibile
senza l’amicizia che lega gli interpreti da più di vent’anni: gli autori sono stati bravi a scegliere un cast che si intendeva alla perfezione e che ha esteso oltre la televisione il concetto di “friends”. L’immortalità di questa serie è quindi dovuta ai rapporti umani che predominano sulla trama e che hanno permesso una continuità senza precedenti. Molti hanno provato a imitarla, ma hanno dovuto prendere le distanze da un prodotto a dir poco unico. Non sono quindi d’accordo nell’affermare che le varie Scrubs, How I Met Your Mother e Modern Family siano le eredi dello show simbolo degli anni Novanta. Queste ultime adottano uno schema diverso in cui i protagonisti sono al servizio della sceneggiatura. Friends non può essere replicata, perché frutto di alcune combinazioni che vanno oltre la produzione artistica. Esiste uno show simbolo di ogni generazione e poi c’è lo show simbolo di tutte le generazioni: Friends, la serie immortale.

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